Mentre il Paese affonda nei debiti e le imprese chiudono, una scialuppa di salvataggio, ben poco pubblicizzata, si rende disponibile: il modello DA-LS
Se vi state chiedendo cosa sia il modello DA-LS dopo aver letto il titolo, ci abbiamo visto giusto, dato che non è stato affatto pubblicizzato nè dal governo che lo ha promosso, nè dai giornali. Cominciamo però dalla devastante e poco reclamizzata fotografia economica dell’Italia.
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Non so se ricordate le demenziali affermazioni di inizio anno di Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea: «I salari stanno aumentando, probabilmente a un ritmo più veloce del previsto». Naturalmente eravamo ben oltre la presa in giro: l’Italia è l’unico Paese dell’Ue dove gli stipendi sono fermi al 1990.
Per l’Ufficio Studi di Confcommercio, tra il 2012 e il 2022 hanno chiuso oltre 99 mila attività di commercio al dettaglio. E secondo il presidente di Federcontribuenti, Marco Paccagnella, il tasso di occupazione è pari al 58%, mentre nel resto dell’Ue è del 70%. Soprattutto, oltre la metà degli italiani, con buona pace di Lagarde «percepisce uno stipendio inferiore a 1.100 euro e lavora senza turni, giorni di riposo e orari adeguati».
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Non solo: «A fornire il 95% della forza lavoro in Italia sono le aziende con meno di 10 dipendenti, proprio quelle che rientrano nella categoria dei clienti fissi di Agenzia delle entrate e della riscossione e delle banche». Stando ai calcoli dell’Associazione «nel 2030 avremo un milione in più di cittadini bisognosi di sussidi e l’Inps denuncia da tempo i conti in rosso». Il 95% delle partite iva fattura 30 mila euro l’anno «dopodiché dovrà detrarre stipendi, spese per energia, fornitori affitti e prestiti con finanziarie. Come può dunque un imprenditore garantire uno stipendio adeguato, se è costretto a vivere con solo il 30% di ciò che guadagna? Fin quando lo Stato preleverà il 70% del fatturato, gli stipendi saranno sempre pari a 2 euro l’ora e il numero di poveri è destinato a crescere».
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Infine, un part time «guadagna scarsi 700 euro al mese e il 55% dei contratti lavorativi odierni sono part time». Lo nuove stime dello stop al Superbonus parlano di 47 mila aziende a rischio chiusura e a 170 mila prossimi disoccupati, con un colpo letale all’edilizia. Ma ovviamente, come abbiamo scritto invano per due anni, si tratta di un circolo vizioso: è vero che l’edilizia è stato l’unico settore in crescita post pandemia insieme ai servizi finanziari (leggasi: prestiti), ma è anche vero che era a carico dello Stato: non a caso Eurostat ha visto al rialzo il nostro deficit per gli anni 2020-2022, con un impennata di perdite per l’ultimo anno dal 5,6% al 9%. Altro che governo dei migliori.
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Per uscirne, in totale assenza di politiche economiche, l’Italia ha avuto la brillante idea di accendere altri stratosferici debiti, chiedendo all’Ue 122 miliardi di prestito, l’applauditissimo Pnrr, che ovviamente non saremo mai in grado di restituire. A brevissimo, vedrete, lo Stato cercherà così di rifarsi nel solito modo: strozzando con il fisco gli italiani già sul lastrico e stringendo sempre più forte il cappio. Ed eccoci al punto: il modello DA-LS.
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Se, dopo la tempesta dei lockdown e i ridicoli sistemi di tamponamento adottati dagli esecutivi, non ce la fate più a pagare i debiti e la rottamazione quater non risolve il vostro problema, potete aderire alla procedura di sovraindebitamento attraverso il modello DA-LS. È la misura estrema. Ma dice a Cronaca Vera l’avvocato Claudio Defilippi, massimo esperto in materia:
«Questo modello lo avevamo già visto con il governo giallorosso di quattro anni fa. Ma è migliorato. Se quello precedente richiedeva per attivarlo il deposito di un piano di composizione della crisi, questo richiede semplicemente la nomina dell’Organismo di Composizione della Crisi e la relativa comunicazione con il DA-LS alla Riscossione: subito dopo saranno bloccate tutte le esecuzioni in attesa del piano. Purtroppo, nonostante si tratti di un modello della stessa Agenzia della Riscossione, non ne parla nessuno. Ma se con la rottamazione quater si risparmia circa il 45-50%, con il DA-LS si può arrivare a cancellare il 95% del debito in 5 anni».
E sono tantissimi coloro che gli hanno chiesto di attivare la procedura. «Il fatto è, peraltro, che la politica non ha capito una cosa: la gran parte degli italiani ha debiti che potrebbero essere sanati semplicemente con una rottamazione lunga almeno 10 anni e non 5. In quel modo moltissima gente non avrebbe alcun bisogno del DA-LS. E lo Stato potrebbe recuperare ben di più del 5%».
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Così, invece, il governo costringe chi è in difficoltà a proporre istanza di sovraindebitamento. «Basterebbe un decreto d’urgenza per allungare i termini di pagamento della rottamazione e verrebbe risolta la maggior parte dei problemi. D’altra parte è la Costituzione stessa a sancire che le tasse vanno pagate in maniera proporzionale ai propri averi e ai propri redditi».