Lucia Raso precipitò il 23 novembre 2020 dalla finestra della camera del fidanzato in Baviera. Dopo tanti dubbi emersi sulla sua fine, la Procura chiede l’archivazione del caso, ma la famiglia non ci staI legali dei genitori presentano un’articolata indagine per sostenere che la donna non precipitò per un incidente nè per suicidarsi
Com’è morta davvero Lucia Raso? La commessa veronese precipitò dalla finestra di un appartamento a Landshut, una palazzina di Seligenthaler Strasse, quartiere nel cuore della cittadina tedesca vicino a Monaco di Baviera, in Germania, la notte tra il 23 e il 24 novembre 2020.
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Quella era la casa del fidanzato Christian Treo, concittadino trasferitosi lì per fare il pizzaiolo. E quella sera erano presenti anche due camerieri siciliani, Francesco Affronti e Alessandro Curia. Fin dall’inizio emersero diversi dubbi sull’accaduto. Ma prima la magistratura tedesca e ora la Procura di Verona hanno chiesto l’archiviazione del caso, cui la famiglia chiede invece ulteriori approfondimenti.
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LUCIA RASO, UNA MORTE AVVOLTA NEL MISTERO
Da settembre 2020 Chrstian era emigrato per fare il pizzaiolo in un locale gestito da italiani, La Osteria. E Lucia era andata in vacanza a trovarlo da tre giorni. Una cena, in apparenza come tante, conclusa con una tragedia. Perché Lucia cadde nel vuoto? Cosa le successe di preciso? Dopo cento giorni, i presenti iniziarono a parlare, a Chi l’ha visto? E piovvero accuse reciproche.
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Christian inizialmente parlò di un «tragico incidente, lei è scivolata». Mentre i due camerieri, dagli schermi televisivi, allungarono ombre su di lui: «Se sei uomo devi dire la verità, Christian, racconta cos’è realmente accaduto quella sera». Francesco aggiunse: «Christian e Lucia avevano litigato, lui l’ha presa per un braccio e l’ha trascinata per portarsela in camera».
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Per gli inquirenti teutonici si trattò comunque di una fatalità, ma in Italia iniziò ad occuparsi della vicenda la Procura di Roma, poi di Verona, con un fascicolo aperto per omicidio. A Chi l’ha visto? Christian svelò un nuovo dettaglio che aveva «deciso di tacere per rispetto dei genitori di Lucia». Ovvero, poco prima di precipitare nel vuoto, Lucia gli avrebbe detto «che stava male, era convinta che le avessero messo qualcosa nel bicchiere e indicò i miei due coinquilini».
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E si difese così dalle loro accuse: «Eravamo felici, stavamo vivendo un sogno, non le avrei mai fatto del male. Io, più di raccontare cosa è successo, non saprei cosa fare. Non ho paura di niente, perché io c’ero e l’ho vissuto. Non avrei mai fatto del male a Lucia e mi dispiace di non aver potuto avvisare subito i suoi genitori» allerati solo a 20 ore dalla tragedia.
NO ALL’ARCHIVIAZIONE
L’avvocato Enrico Bastianello, che tutela gli interessi dei famigliari di Lucia, ha depositato – come scrive L’Arena di Verona- una corposa consulenza per l’opposizione all’archiviazione: la criminologa Roberta Bruzzone ha analizzato le versioni discordanti dei tre uomini presenti la notte in cui Lucia morì. E l’ingegner Giuseppe Monfreda si è occupato della dinamica della caduta dalla finestra e delle conseguenze sul corpo della donna.
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Per il pm Aresu, che iscrisse sul registro degli indagati Christian «gli elementi a suo carico si fondano essenzialmente sulla scarsa coerenza e sulle contraddizioni in cui è incorso prima di dare la versione definitiva». Ma si tratta di un indizio, nulla di più. Così come sono indizi, e non prove, la sua gelosia e il litigio avvenuto con Lucia quella sera. Per tale ragione ha chiesto di archivare il caso.
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Ma nel ricorso il legale di indizi ne elenca 19, tra cui quattro lesioni sul corpo della donna e un buco sulla scapola che non sarebbero compatibili con la caduta, così come non lo sarebbero a suo avviso la frattura di un incisivo, un’ecchimosi allo zigomo sinistro e uno all’avambraccio sinistro. Il legale ritiene che Lucia fu picchiata e spinta di sotto. E chiede quantomeno che Christian sia interrogato e messo a confronti con i due amici, che siano recuperati i messaggi cancellati dal suo telefono il 23 e 24 novembre 2020 e che siano acquisite tracce biologiche e dattiloscopiche.
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La palazzina della tragedia non esiste più: è stata abbattuta. Ma Monfreda, prima che accadesse, ha ripreso tutto con drone, scanner, distanziometro e un software per calcolare l’impatto. Nella consulenza ci sono due foto e una ricostruzione in 3D che ha simulato la caduta messa a confronto con la versione di Christian. L’ingegnere ne conclude sostenendo che solo con una spinta Lucia sarebbe potuta precipitare di sotto. Ora la parola passa al gip.
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