La seconda parte della storia della spietata serial killer Nancy Hazel, passata alla cronaca criminale come Nannie Doss, la nonnina ridacchiante che, dopo 12 omicidi in famiglia, venne fermata da un medico zelanteSenza mai perdere il sorriso, utilizzando veleno per topi o arsenico, eliminò dalla faccia della Terra la suocera, due nipoti, sua madre, due delle sue sorelle, quattro mariti e due suoi figli Sarebbe dovuta finire sulla sedia elettrica, ma dopo due anni di carcere fu dichiarata insana di mente da un magistrato che non volle creare un precedente giustiziando una donna Vai alla prima parte della storiaTulsa (Oklahoma – Stati Uniti)
È il 1947 quando Nancy Doss, reduce impunita dell’assassinio dei suoi primi due mariti e di un paio di nipotini, si trasferisce in North Carolina e, spulciando tra le rubriche per cuori solitari, trova il terzo marito, tale Arnie Lanning, che qualche tempo dopo farà la fine dei precedenti, grazie a una bella cenetta condita dal del veleno per topi.
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Nessuno, anche in questo caso, sospetta di lei, che questa volta però deve fare i conti con la madre e la sorella del marito appena defunto. Le due donne avanzano pretese sulla casa della coppia, e per tutta risposta Nancy brucia l’abitazione, uccidendo l’ex suocera e, dopo avere avvelenato anche la cognata, incassa l’assicurazione sull’immobile.
Non passa molto tempo e la diabolica donna conosce – e sposa – Richard Morton, il quale sembra donarle un barlume di felicità: per la prima volta sembra essere soddisfatta di un uomo. Sfortunatamente però Morton si rivela un traditore, e la sua sorte diventa quindi inevitabile.
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Ma prima che possa preparagli una delle sue cene al veleno, Nancy è costretta ad accogliere in casa la propria madre, che si trasferisce nell’abitazione dei due sposi a seguito della morte del marito. La nostra serial killer decide quindi di liberarsi di entrambi, facendo fuori prima la mamma e poi il marito numero quattro.
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Tornato per morire
Pochi mesi dopo la morte di Richard, Nancy mette gli occhi sulla sua nuova preda. Dopo avere cercato tra gli annunci di single sulla solita rivista, torna a Tulsa per conoscere Samuel Doss, che diventa il suo quinto marito nel giugno del 1953. All’inizio formano una coppia è felice, ma ben presto lei si annoia, e decide di andarsene. Potrebbe essere il primo matrimonio di Nancy che finisce senza la morte del coniuge, ma Sam non ci sta ad essere lasciato e così firma con le proprie mani la sua condanna a morte.
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Scrive varie lettere alla moglie, implorandola di tornare e infine lei accetta, ma solo dopo aver ottenuto avere il suo nome sul conto bancario del consorte e di diventare la beneficiaria di due polizze assicurative per la vita. Rientrata a casa, tenta subito di uccidere il marito con una torta di prugne avvelenata con l’arsenico, ma qualcosa va storto.
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Sam mangia la torta e sta male, ma in ospedale – dove resta ricoverato per un mese – riescono a salvargli la vita. L’uomo torna a casa il 5 Ottobre 1953, e lo stesso giorno la moglie ci riprova, mettendogli nel pranzo del veleno per topi, che questa volta non lascia scampo.
Carcere a vita per la serial killer
La morte di Samuel Doss insospettisce il medico che lo aveva dimesso dall’ospedale, che durante l’autopsia trova tracce del veleno. “Nannie” Doss viene quindi arrestata. Nel frattempo, aveva già trovato un possibile marito numero sei: un produttore di latte della Carolina del Nord, di nome John H. Keel, al quale aveva già persino inviato una torta.
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La pluriomicida decide di confessare solo dopo che la polizia minaccia di confiscarle le riviste di annunci di cuori solitari. Nannie confessa di aver ucciso otto persone: Robert, Harrelson, Lanning, la madre di Lanning, Dovie, Lou, Morton e Samuel, ma nega qualsiasi coinvolgimento con la morte dei suoi due figlie e nipoti. Il 17 maggio 1955 viene condannata all’ergastolo soltanto per un omicidio, quello dell’ultimo marito, dopo avere rischiato di essere la prima donna a dover affrontare la sedia elettrica in Oklahoma.
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Il giudice spiegò poi di non avere voluto creare un precedente condannando a morte una donna, e specialmente una con disabilità mentale. Dal canto suo, dopo due anni in prigione, la Doss dichiarò che avrebbe preferito la condanna a morte.
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Nonostante ciò non smise mai di fare battute sul suo caso. A un giornalista disse che in carcere le era permesso di lavorare soltanto in lavanderia, e la sua richiesta di lavorare in cucina le era stata rifiutata. Nannie Lanning Morton Doss morì di leucemia il 2 giugno 1965, nel reparto ospedaliero del penitenziario statale dell’Oklahoma.
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Cesare Guccione per Cronaca Vera