Proprio in prossimità della chiusura della lunga, vincente ma chiacchierata, per il mesto finale, era Agnelli alla Juventus, il quotidiano La Stampa, giornale vicino all’Exor e a John Elkann, punzecchia proprio l’ex dirigente juventino. Ecco uno stralcio del pezzo…
“Del senno di poi sono piene le fosse. Obiezione prevedibile e dunque respinta in anticipo: basta rileggere quanto scritto dopo la rinuncia della Juventus a Dybala per comprendere che nessuno cavalca l’onda delle facili critiche postume, semplicemente troviamo conforto alle riflessioni del tempo che tacciavano la scelta di miopia.
Paulo, dicemmo, meritava più rispetto per il suo percorso (115 gol in 293 partite)e per l’attaccamento dimostrato in sette stagioni, testimoniato, nel giorno dell’addio, dal pianto dirotto davanti ai tifosi.
Condannammo i modi del benservito, ma innanzitutto il benservito stesso, convinti che rimangiarsi un accordo pieno sia ingiusto e sottenda confusione d’idee, e rilevammo che se il voltafaccia era legato a dubbi fisici bastava ridurre la durata del nuovo contratto, inserendo un’opzione di rinnovo, o legare parte dei bonus alle presenze. Mollare così, invece, a parametro zero, un 29enne nazionale argentino era assurdo, esponeva a rimpianti tecnici ed economici.
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Difatti, con 10 gol in 16 presenze che ne fanno il capocanniere della Roma, la Joya ha segnato più di Vlahovic, che i problemi fisici li ha avuti a sua volta, e di Di Maria, tesserato al suo posto, che ha 5 anni in più e 8 gol in meno, che non ha certo un salario minore e andrà via alla scadenza senza che in cassa entri un euro”.
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Così scrisse il quotidiano La Stampa e chissà se all’ex presidente della Juve Andrea Agnelli fischiano le orecchie. Mah … noi restiamo della nostra idea: fisiologica a per carità (i cicli non durano sempre) la fase calante della Juventus è iniziata nel 2018, con l’arrivo di Cristiano Ronaldo e l’addio a Beppe Marotta.
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Detto ciò, il ciclo Agnelli ha riportato in alto la Vecchia Signora, ma meritava una fine meno traumatica, più bianconera che nera.
Stefano Mauri