Con il mostruoso rincaro della bolletta della corrente e le stangate di inizio anno, anche il più ingenuo tra gli italiani si sarà finalmente accorto che votare, da noi, non serve più a nulla. I partiti sbraitano in liti da cortile su un decreto per i rave o una leggina sui diritti civili, ma le uniche cose che contano vengono decise in Europa.
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Ormai da due decenni i politici nostrani fanno la voce grossa ora sui migranti, ora sull’austerity, ma poi obbediscono sempre, messi a cuccia da spread, minacce di tagli e imposizioni. Tanto poi la colpa da dare a qualcuno per i mali del Paese la si trova sempre: oggi la pantomima sui benzinai, ieri i novax, i tassisti, i balneari e i sempreverdi, e leggendari, evasori fiscali.
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Gli sconosciuti burocrati di Bruxelles hanno devastato la dieta mediterranea, mettendo sotto processo i nostri cibi “malsani” come oli e parmigiano fino a costringerci a portare a tavola gli insetti. Ignorando, o fingendo di ignorare, che con i nostri cibi “malsani” l’Italia è il secondo Paese più longevo del mondo. E ignorando, o fingendo di ignorare, che infangandone l’immagine sulla cucina con le fesserie raccontate si rischia di farne a pezzi l’economia, dato che il fatturato agroalimentare made in Italy vale, solo di esportazione, 52 miliardi l’anno, quanto il fatturato dell’Eni, e 500 in totale.
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I sempre soliti, impalpabili politici europei hanno stabilito la fine del motore a benzina e diesel nel 2035 per far spazio esclusivo ai motori elettrici, in nome dell’ambientalismo. Perchè queste farse hanno sempre il paravento della giusta causa: la salute là, l’ambiente qua. Ignorando, o fingendo di ignorare, che stanno distruggendo l’industria su cui è nata l’Europa. E che, spostando le materie prime dall’altra parte del mondo, non solo ci fanno totalmente dipendenti da altri, ma si rendono complici delle nuove schiavitù, ai danni perlopiù di bambini, che scavano a mani nude nelle miniere di cobalto in Congo e in altri Paesi, per recuperare i minerali necessari alle batterie. Il tutto per un risparmio sull’inquinamento che forse si assesterà ad un misero 17%.
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In nome della pace, Lorsignori di Bruxelles non hanno obiettato nulla ai diktat americani, grandi esperti di esportatori di democrazia a suon di missili. E hanno sanzionato senza mezzi termini la Russia e inviato armi a Kiev, decretando subito buoni e cattivi, non si sa se per mera ignoranza o anche per pavidità. Perché di certo non è possibile che nessuno di costoro conoscesse i report ripetuti di Amnesty sulla situazione atroce dei filorussi nel Donbass e ignorasse che le conseguenze delle sanzioni, come è accaduto e sta accadendo tuttora, le avrebbe patite solo l’Europa.
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Ma gli oscuri burocrati contano su una stampa talmente servile che dieci ex inviati di guerra italiani hanno infine sbottato con una lettera aperta sintetizzata dall’ex giornalista del Corriere della Sera Massimo Alberizzi: «Questa non è più informazione, è propaganda».
Però, qualcosa su questa Europa che decide su tutto e sta distruggendo la nostra economia, inquieta: nella tangentopoli che abbiamo appaltato all’Ue (i protagonisti sono al momento quasi tutti italiani) sembra impossibile che Qatar e Marocco, per comprarsi l’immagine di Stati all’avanguardia, abbiano girato fiumi di denaro solo a personaggi di terzo piano come Antonio Panzeri, celato dietro la consueta associazione buonista a favore dei diritti civili.
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Scrive Il Giornale: «Secondo un articolo del quotidiano fiammingo De Standaard, documenti trapelati nella versione marocchina del caso Wikileaks dimostrano che già nel 2014, quando era ancora deputato, Panzeri era considerato da Rabat “un alleato per combattere il crescente attivismo dei nostri nemici in Europa”. Per ogni emendamento anti-Marocco bloccato, secondo De Standaard la cricca di Panzeri riceveva 50mila euro. E gli emendamenti bloccati sono stati 147.»
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Ora, 147 emendamenti non li fermano in cinque: quanti sono dunque i corrotti che stanno decidendo della nostra pelle su economia, diritti, perfino sulla guerra? Chissà. L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Joseph Borrell è andato comunque serenamente in visita in Marocco: «Non ci sono prove». A dimostrazione di come, lontani dai propri Paesi, certi di non dover rispondere nemmeno politicamente all’opinione pubblica, i vertici dell’Europa ignorino perfino la parola prudenza.
D’altra parte c’è un’altra indagine in corso a Bruxelles sull’acquisto di 1,8 miliardi di dosi di vaccino, portato incredibilmente avanti dal presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen a suon di sms con il ceo di Pfizer Albert Bourla. Ma che, tranquillamente, l’austera funzionaria dice di non aver più. E tutto questo, che suona come un’evidente presa per i fondelli, per cosa?
Secondo la Corte dei Conti, dal 2014 al 2020 l’Italia ha versato all’Ue molto più di quanto si è vista restitituire, con un saldo negativo per quasi 38 miliardi. L’anno in cui ci abbiamo smenato maggiormente è stato, guardacaso, il 2020, quello della pandemia, con -6,5 miliardi.
Ora i soldi che versiamo, già nostri, li chiediamo indietro all’Ue, ma in presito col Pnrr. Tra gli applausi, in Italia. E le risate in Europa.