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Massimo Bossetti, il gip di Venezia chiede di indagare il pm di Yara – Tutti i dettagli

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Massimo Bossetti, il gip di Venezia invia gli atti in Procura per iscrivere sul registro degli indagati il pm Letizia Ruggeri, che ottenne la condanna all’ergastolo del muratore di Mapello. Ecco perchémassimo bossetti

Massimo Bossetti, un nuovo colpo di scena scuote il caso del muratore di Mapello, all’ergastolo per l’omicidio della tredicenne di Brembate Sopra Yara Gambirasio, avvenuto tredici anni fa. Il gip di Venezia Alberto Scaramuzza ha trasmesso gli atti alla Procura chiedendo di indagare sul pm di Bergamo Letizia Ruggeri, il magistrato che chiuse il caso ottenendo la condanna di Bossetti.

Cuore della vicenda la conservazione dei 54 campioni di dna trasferiti, dopo la Cassazione, dal San Raffaele di Milano all’ufficio corpi di reato a Bergamo.

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MASSIMO BOSSETTI E IL DNA

Il giudice, nell’archiviare la posizione del presidente della Corte d’Assise Giovanni Petillo e della funzionaria dell’ufficio corpi di reato Laura Epis indagati in un primo momento su denuncia di Bossetti, ora trasmette gli atti in Procura, come anticipato dall’Adnkronos, per il pm Ruggeri “a fronte di una denunzia-querela e di un atto di opposizione di parte offesa in buona parte indirizzati nei riguardi proprio di comportamenti del pm Ruggeri Letizia”.

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Si tratta di una denuncia per frode processuale e depistaggio. Il dna ha costituito l’architrave della condanna del muratore. La difesa si è vista rifiutare per sette volte, anche di recente, l’accesso a quei campioni.

Scrive però l’Adnkronos: “Nell’atto di quasi 70 pagine, la difesa mette in fila quanto accaduto dopo il 12 ottobre 2018 quando la condanna diventa definitiva, senza che Bossetti abbia mai potuto vedere da vicino la ‘prova regina’ che lo tiene in carcere. Il 26 novembre 2019 l’avvocato Salvagni richiede l’accesso ai campioni di Dna (e la possibilità di esaminarli) e l’indomani ottiene l’autorizzazione, ma non sa che il pm ha già chiesto di spostare le provette: il 21 novembre i 54 campioni vengono tolti dal frigo e consegnati dal professore Giorgio Casari ai carabinieri di Bergamo, raggiungeranno il tribunale il 2 dicembre 2019, ‘12 giorni dopo’ aver lasciato il San Raffaele.”

Ovvero interrompendo la catena del freddo (erano conservati a -80 gradi) e forse deteriorandosi.

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yara gambirasio bossetti
Un furgone davanti alla palestra di Brembate Sopra

SONO SORPRESO

Il procuratore di Bergamo, Antonio Chiappani, commenta:

“Ho appreso da Adnkronos del provvedimento del gip di Venezia di trasmissione degli atti a quella procura perché provveda all’iscrizione nel registro notizie di reato del nominativo del pm Letizia Ruggeri per frode processuale in relazione alla conservazione dei 54 campioni residui di dna rinvenuti sugli indumenti indossati da Yara Gambirasio.

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Resto francamente sorpreso che dopo 3 gradi di giudizio, dopo 7 rigetti dei giudici di Bergamo sia all’analisi che alla verifica dello stato di conservazione dei reperti e dei campioni residui di dna, dopo che nei tre gradi di giudizio era stata respinta la richiesta difensiva di una perizia sul dna, dopo la definitività della sentenza sopravvenuta nell’ottobre 2018 che ha accertato la colpevolezza dell’autore dell’omicidio di Yara, e dopo che era passato più di un anno da tale definitività, si imputi ora al pm il depistaggio in relazione alla conservazione delle provette dei residui organici, rimasti regolarmente crio conservati in una cella frigorifera dell’Istituto San Raffaele fino a novembre 2019, quindi oltre un anno dopo il passaggio in giudicato della sentenza della condanna, e solo successivamente confiscati come prevede il codice di procedura.

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Il provvedimento di Venezia arriva dopo che per altre due volte la Corte d’Assise di Bergamo aveva negato ai difensori l’accesso a tali provette e dopo che la procura di Venezia aveva chiesto l’archiviazione della posizione del presidente della Corte d’Assise di Bergamo e di una cancelliera a seguito della denuncia per depistaggio, e dopo che la Corte d’Assise di Bergamo aveva disposto la trasmissione degli atti a Venezia per la valutazione delle accuse di illegalità che la difesa di Bossetti aveva avanzato nei confronti della Procura di Bergamo.

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Dal tenore del comunicato di Adnkronos pare di capire che vi sia stata una specifica richiesta al gip di trasmissione atti alla Procura di Venezia da parte della difesa di Bossetti contro il pm Letizia Ruggeri. E quindi il provvedimento del gip possa inserirsi nel quadro di questa nuova denuncia. Sono fiducioso che in sede di indagini emergerà la correttezza dei comportamenti tenuti dalla collega”.

massimo bossetti

I LEGALI E LO SCOOP DI OGGI

Diverso ovviamente il parere dei legali di Bossetti. Spiega all’Ansa l’avvocato Claudio Salvagni: “I reperti sotto sequestro non possono essere distrutti senza provvedimento di autorizzazione di un giudice e qualcuno lo fa commette un reato. Aspettiamo le decisioni del pm di Venezia. Il gip ci ha detto col proprio provvedimento che purtroppo i campioni di dna utilizzati proprio per arrivare alla identificazione di Ignoto 1 e poi indispensabili per la condanna di Massimo Bossetti sono stati distrutti. Ora occorre individuare le responsabilità”.

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Il caso della conservazione dei reperti venne sollevato per primo dall’inviato di Oggi Giangavino Sulas, il quale, un mese prima di morire, scriveva sul settimanale: “Perché, dopo sei anni durante i quali sono stati custoditi e conservati con estrema cura nel laboratorio del professor Giorgio Casari, improvvisamente qualcuno ha voluto che fossero riportati in Tribunale a Bergamo ben sapendo che l’Ufficio corpi di reato è sprovvisto di un qualunque impianto di raffreddamento? Anche ai profani è stato spiegato che quel materiale organico va conservato a una temperatura di meno 20 gradi. Altrimenti si degrada irreparabilmente. A Bergamo da un anno e mezzo viene tenuto a temperatura ambiente, d’estate e d’inverno! Chi e perché ha preso questa decisione? Perchè nell’ufficio del Pm Letizia Ruggeri sono piombati gli ispettori del Ministero?”

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