L’incredibile storia di Melissa Highsmith, rapita da bambina da una falsa baby sitter: l’hanno cercata per oltre mezzo secolo. E alla fine l’hanno ritrovata, precisano i famigliari “non grazie alla polizia o all’FBI.”I genitori, il fratello e le sorelle non si sono mai arresi e anche sui social avevano attivato le ricerche. Fondamentale si è rivelata una società che si occupa di dna.L’intera vicenda nell’appofondimento di Cronaca Vera
FORT WORTH (Texas) – Per 51 anni è stata un’altra persona, cresciuta a Charleston con il nome di Melanie Walden. Ma il suo vero nome è Melissa Highsmith, rapita da una falsa babyisitter quando non aveva ancora compiuto due anni. La famiglia l’ha cercata per una vita, decenni.
Su Facebook aveva anche aperto una pagina per ritrovarla, mostrando i consueti identikit con il possibile invecchiamento. Ma alla fine è stato un messaggio anonimo e un test del dna svolto dalla società specializzata 23andMe a rivelare che Melanie era in realtà Melissa. Una donna che, fino a quel momento, nemmeno sapeva di essere mai stata rapita.
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Una storia incredibile che mantiene aperte le speranze per tutti coloro che vivono il dramma dei figli scomparsi.
LA STORIA DI MELISSA HIGHSMITH
Tutto è cominciato nel 1971, come ha raccontato il fratello della donna, Jeff, al Daily Mail. Sua mamma, Alta Apantenco, all’epoca ha solo 20 anni. E vive sola, perché il compagno, Jeffrie, l’ha lasciata per un’altra. Deve mantenersi e cerca una babysitter. Parla al telefono con una donna che si identifica come Ruth Johnson, che le assicura che Melissa starà benissimo da lei, perchè ha un grande cortile dove giocano tanti bambini.
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Si danno appuntamento al ristorante, ma Ruth non si presenta. Ingenuamente, allora, dovendo lavorare, Alta affida Melissa alle cure di un inquilino, dicendogli che passerà la babysitter a prenderla. Così accade. E da quel momento, 23 agosto 1971, della bimba non saprà più nulla per decenni. Il rapimento fa riavvicinare Jeffrie ad Alta: i due si sposano e avranno altri tre figli: Jeff, Sharon, Rebecca e Victoria, che vivono chi in Spagna, chi a Chicago, chi a Forth Worth.
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LE RICERCHE
Aveva 6 anni quando Jeff seppe della sorella scomparsa. E dall’età di 13 ha iniziato a cercarla. Ogni anno, ne giorno del suo compleanno, le ha organizzato una festa con la famiglia. Dice Sharon: «Mia madre ha fatto ciò che poteva con le risorse limitate che aveva. Non poteva rischiare il posto di lavoro e si è fidata della persona che le aveva assicurato che si sarebbe presa cura della figlia». Ma dov’era finita la sorella?
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A Charleston non sapeva nulla del suo passato. Però, racconta «non mi sono sentita amata da bambina. La mia infanzia è stata piena di abusi, sono scappata, ho vissuto per strada. Ho fatto quello che dovevo fare per sopravvivere».
Ricorda Jeff al Daily Mail che Melissa è rimasta vedova da giovane, con tre figli da mantenere, una femmina e due maschi. Figli che dopo la morte del marito affetto da distrofia muscolare i servizi sociali le hanno portato via ancora piccolissimi e che oggi hanno: «La vita è stata dura per lei. La mia nuova preghiera è che mia sorella si riunisca ai suoi figli. Speriamo che i suoi figli abbiano compassione».
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Di fatto è stato un messaggio anonimo di qualcuno che aveva visto l’invecchiamento generato dall’intelligenza artificiale. Jeff ha seguito anche questa segnalazione. E quando l’ha vista e ci ha bevuto un caffè, ha pensato che fosse identica alla madre da giovane. Così ha voluto fare il test del dna e la verità è emersa, con il 100% di compatbilità.
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E questo tiene a precisarlo il fratello: «La nostra scoperta di Melissa è stata puramente dovuta al dna, non a causa del coinvolgimento della polizia o dell’FBI. Per decenni, i miei genitori hanno inseguito piste, assumendo i propri laboratori e investigatori e tuttavia, questi test del dna, che sono disponibili per chiunque, ci hanno aiutato a trovare la persona amata che avevamo perduto».
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Ed è giusto sottolinearlo, perché, com’era prevedibile che accaddesse, nei decenni si sono fatte speculazioni di ogni genere sulla fine che avrebbe fatto la bimba scomparsa e allungate ombre su Alta: «Per 50 anni, mia madre ha vissuto con il senso di colpa per aver perso Melissa. Ha anche vissuto con accuse a livello nazionale di averla uccisa. La polizia ha sempre puntato su mia madre. Hanno sempre pensato che mia mamma avesse qualcosa a che fare con la scomparsa e non hanno perseguito altre piste. Non ho capito il perchè. Non c’era alcuna giustificazione. È stato frustrante».
Jeff pretende ovviamente che ora però la polizia scopra tutto: se la rapitrice sia la stessa che ha cresciuto la sorella o se l’abbia ceduta o venduta a qualcun altro. Intanto la famiglia si gode il ritorno a casa dopo 51 anni di Melissa, dopo l’emozionante incontro in uno Starbucks a Forth Worth che ha fatto piangere davvero tutti. Melissa l’ha definita «l’emozione più bella del mondo».
Vuole subito cambiare il proprio nome in quello originario. E, sposatasi in aprile, sogna di ricelebrare il matrimonio, in modo che ad accompagnarla all’altare ci sia il padre. In famiglia assicurano: «Ora che abbiamo Melissa a casa staremo tutti insieme: i nipoti, i pronipoti, i pronipoti… Non eravamo riuniti tutti insieme da vent’anni».