Le vittime di John Wayne Gacy erano persone che lui conosceva, incontri casuali alla stazione degli autobus o ragazzi ai quali prometteva un lavoro, o anche soltanto alcol, droga o soldi in cambio di sessoVentisei dei trentatré cadaveri erano sepolti nella cantina, dove poteva “vederli” e soddisfare con quella sua macabra collezione di trofei il proprio carattere narcisistaAl boia che gli chiedeva quali parole volesse lasciare ai posteri disse: “Baciatemi il culo”Torna alla prima parteChicago (Illinois, Stati Uniti)
Per quasi un decennio, negli anni Anni 70, a Chicago si verificano una serie di stupri e omicidi che hanno come vittime dei giovani uomini, alcuni dei quali minorenni. Il responsabile è John Wayne Gacy, che prima del suo arresto definitivo aveva avuto diverse condanne per molestie, sodomia e stupro, ma a parte brevi periodi di detenzione, fu sempre in grado di agire e muoversi liberamente.
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Dopo avere lavorato come direttore dei ristoranti di famiglia della prima moglie e aiuto cuoco, diventa imprenditore creando una azienda edile, la PDM Contractors.
L’11 dicembre 1978 il 15enne Robert Piest scompare dalla farmacia di Chicago dove lavora, ma non prima di avere raccontato a parenti e amici di aver conosciuto il simpatico titolare della PDM, l’impresa che aveva da poco ristrutturato il negozio, il quale gli aveva offerto un posto di lavoro nella sua azienda edile, precisando che avrebbe dovuto incontrarlo a casa sua la sera della scomparsa. Sapendo dei precedenti di Gacy, gli investigatori si recano alla sua abitazione e riconoscono immediatamente il tanfo nauseabondo dei corpi in putrefazione.
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Il padrone di casa cerca di giustificarlo con dei pretesi problemi al sistema fognario, ma scavando nello scantinato gli agenti portano alla luce i resti, talmente decomposti da non essere più identificabili, di 26 cadaveri. Una scelta, quella di creare un simile cimitero dell’orrore dentro casa, per niente casuale.
Gacy nascondeva i cadaveri dove poteva “vederli”. Era un narcisista che nutriva le proprie pulsioni assassine e quella collezione di trofei gli serviva per dimostrare a sé stesso che, ogni volta, poteva permettersi di eliminare le sue tendenze bisessuali.
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John Wayne Gacy è sano di mente
Le sue vittime includevano persone che conosceva e incontri casuali alla stazione degli autobus Greyhound di Chicago, o ragazzi di vita ai quali prometteva un lavoro nella sua azienda edile, o anche soltanto alcol, droga o soldi in cambio di sesso. Alla notizia dell’arresto di Gacy (che in seguito confesserà di aver gettato altri cinque cadaveri nel fiume Des Plaines), l’intera comunità cittadina è sbigottita e incredula: John è infatti conosciuto da tutti come un uomo generoso e un grande lavoratore.
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In cella Gacy tenta di invocare l’infermità mentale, incolpando dei delitti il suo alter ego malvagio, tale “Jack”, ma senza riuscire a convincere gli psichiatri del carcere, che lo giudicarono in grado di intendere e volere.
Gacy è diventato famoso come il “clown killer”, ma va precisato che non uccideva le sue prede vestito da pagliaccio, maschera che indossava invece quando faceva volontariato in favore dei bambini. La maschera da clown serviva a Gacy per riappropriarsi della sua infanzia negata: il padre era alcolizzato e violento, gli faceva pesare il suo aspetto fisico, lo definiva “scemo” e gli diceva che da adulto sarebbe diventato omosessuale.
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E i clown diventano una vera ossessione per lui, al punto da raffigurarli nei quadri che dipingerà nei suoi 14 anni nel braccio della morte.
Esecuzione ritardata
Dopo un processo iniziatosi nel febbraio 1980, il 13 marzo dello stesso anno John Wayne Gacy viene riconosciuto colpevole di omicidio plurimo e condannato a morte. La mattina del 9 maggio 1994 viene trasferito allo Stateville Correctional Center di Crest Hill, per essere giustiziato. Quel pomeriggio gli viene concesso di pranzare con la sua famiglia.
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Per il suo ultimo pasto, Gacy ordina un secchio di pollo Kentucky Fried Chicken, una dozzina di gamberi fritti, patatine fritte, fragole fresche e una Diet Coke. Quella sera, dopo avere pregato insieme con un prete cattolico, viene scortato nella camera delle esecuzioni di Stateville per ricevere un’iniezione letale ma, inaspettatamente, le sostanze chimiche che devono essere iniettate a Gacy si sono solidificate, complicando la procedura.
Gli anestesisti hanno attribuito il problema all’inesperienza dei funzionari della prigione nel condurre un’esecuzione, affermando che se fossero state seguite le corrette procedure non si sarebbero verificate complicazioni. Questo errore comunque ha portato l’Illinois ad adottare un metodo alternativo di iniezione letale.
«Prendervi la mia vita non compenserà la perdita di quelle altre», fu l’ultima dichiarazione di Gacy al suo avvocato, prima dell’esecuzione, mentre le sue ultime parole prima di morire furono «Baciatemi il culo».
Cesare Guccione per Cronaca Vera