Massimo Riella fu il protagonista di una rocambolesca evasione tra i boschi: divenne il fuggitivo capace di mettere in scacco le migliori forze dell’ordine italiane.Era evaso per dimostrare la propria innocenza da una vergognosa rapina ai danni di due anziani. E ora le indagini difensive lo scagionano. Secondo le vittime, infatti, il bandito era «basso e grasso». Ovvero l’esatto opposto di Riella.L’approfondimento della vicenda su Cronaca Vera
Gravedona ed Uniti (Como) – Massimo Riella è ancora in Montenegro, dove è detenuto da luglio. Ma il nulla osta è giunto e dovrebbe essere estradato in Italia, via Interpol, il 16 dicembre. Qui potrà fare chiarezza su quanto successo, a partire dalla rocambolesca evaasione del 12 marzo: in carcere per rapina, aveva chiesto di andare a trovare la madre al cimitero locale morta di cancro.
Benno Neumair, i delitti e l’ergastolo. La sorella: “Non so se lo perdonerò” – GUARDA
E per ottenere il permesso aveva fatto il diavolo a quattro, arrampicandosi sul tetto del penitenziario. Ma una volta giunto al cimitero, appena aperto il furgone, aveva scalciato gli agenti e si era dato alla macchia, seminando cani specializzati, elicotteri, posti di blocco. Ne era seguita una caccia all’uomo vana per quattro mesi: gli abitanti del posto gli davano rifugio, in barba alle forze dell’ordine, lui era in grado di sopravvivere nell’ostilità della natura.
IL DELITTO DI AVETRANA – Perchè Sabrina Misseri e Cosima Serrano sono innocenti Copertina flessibile – GUARDA
LA RAPINA
Ma perché? In sostanza, tramite messaggi inviati al padre, e non solo, voleva dimostrare la propria innocenza per le accuse infamanti che lo avevano portato dentro. Il Rambo delle Valli non è uno stinco di santo, lo ha sempre sostenuto anche papà Domenico, ma al massimo era stato accusato di rubare, da imprenditore edile, il parquet ai concorrenti.
Che fine ha fatto Massimo Riella? L’incredibile storia del fuggitivo protetto da un’intera valle – GUARDA
Senonchè, a dicembre lo avevano messo dentro per una rapina a due ad una coppia di novantenni nella casa sulla strada che Brenzio porta al lago. Una cosa assai più grave e vergognosa. Si sarebbe portato via 700 euro e sul coltello utilizzato per il colpo c’era il suo dna. Solo che il rapinatore indossava un passamontagna e lui si protestava innocente.
Dal momento della fuga successe di tutto. Di certo nessuno credeva nella zona alla sua colpevolezza: lo documenta il fatto che non si era mai vista una frazione, quella di Brenzio, di 36 anime, rischiare tanto senza pretendere nulla in cambio, dandogli perfino ospitalità nella latitanza, solo per un’evidente senso di giustizia, tutti pronti a fare in modo che Massimo riuscisse a scagionarsi.
Renato Vallanzasca resta dentro: ecco cosa so di lui e perché, secondo me, ha pagato il suo debito alla giustizia – GUARDA
Nemmeno si era visto un uomo solo di 48 anni, muoversi come Rambo tra le montagne, dando scacco alle migliori forze investigative italiane. Finì tutto a luglio, quando un’intercettazione con l’amante lasciò intuire agli inquirenti che il fuggitivo attendeva a Podgorica i documenti falsi per cambiare definitivamente identità e fuggire in Sud America.
NON ERA MASSIMO RIELLA IL RAPINATORE
In quei mesi vennero a galla i dettagli della sua vita: separato dalla moglie (una figlia) e diviso dalla compagna (due figli), pare che la confidenza con la natura selvaggia gliel’avesse impartita un frate che insegnava alle medie, dandogli lezioni di bracconaggio e di sopravvivenza in condizioni estreme. Il padre Domenico di lui diceva: «è mezzo matto, mi ha sempre combinato casini».
Alessia Pifferi, parla il suo avvocato Luca D’Auria: “Non è una donna cinica. Ecco cosa sappiamo di lei” – GUARDA
Ma era certo che di quel reato fosse innocente: «è stato un amico di Massimo. Traffica con la droga». Un uomo che dormì dal figlio e «così ebbe l’occasione per incastrarlo, adoperando una lama sulla quale c’erano le impronte di mio figlio. Non ci vuole un genio».
Domenico, ex emigrante gruista in Svizzera poi convertitosi al mestiere di naturista, è un dispensatore di consigli su come vivere bene, o meno peggio, e insieme su come combattere malanni di vario tipo. Tanti gli danno ascolto. Di fatto era pronto a portarcelo lui dai carabinieri. Al padre, che lo aveva incontrato, Massimo aveva scritto anche un biglietto per il giudice in cui si scusava “per il casino che ho buttato in piedi”.
Il grande abbaglio, controinchiesta sulla strage di Erba (versione aggiornata) – GUARDA
Due persone che lo avrebbero ospitato, marito e moglie di Dosso del Liro, furono indagate per favoreggiamento dal pm Alessandra Bellù. Poi, sopra Dongo, Massimo aveva incontrato il padre e un agente di polizia penitenziaria.
Ricordò la figlia Silvia a Fanpage: «A un certo punto l’agente ha fatto partire un colpo. Mio nonno ha urlato e mio padre è scappato. Sarebbero allora partiti altri colpi che potrebbero averlo ferito. Anche se l’agente avrebbe detto di aver sparato in aria». Massimo si era lanciato in un dirupo. Ed era sparito. A nulla servirono le foto trappola nei boschi.
Mostro di Firenze, parla il testimone oculare: “Mi ritengo un sopravvissuto. Avrebbero potuto prenderlo. Ecco chi era” – GUARDA
Ora però le indagini difensive raccontano che le anziane vittime della rapina avrebbero descritto l’aggressore come un uomo «basso e grasso». Ovvero, esattamente l’opposto del Rambo delle Valli. Che succederà ora? È vero che Massimo è evaso e ha combinato quel che ha combinato, ma se fosse anche vero che le vittime hanno fornito quella descrizione dell’aggressore, e se quella descrizione fu fatta subito agli inquirenti, un grossolano errore investigativo sarebbe all’origine del suo arresto e di tutto ciò che ne conseguì.
Domenico dice al Corriere della Sera: «Pagherà quel che deve, concetto che ho ripetuto fin dall’inizio; ma non pagherà la rapina, non avendola commessa. Che sia un tipo matto, anzi dai, mezzo matto, è un’altra frase che lei mi ha sentito pronunciare un sacco di volte. Però è una persona buona, mica si mette ad aggredire anziani indifesi…». Alla compagna Massimo ha telefonato una volta, chiedendo dei bimbi, che gli mancano. E per lamentarsi della detenzione, ovviamente a modo suo.
Dov’è stata Liliana Resinovich per venti giorni? – GUARDA
Non per la compagnia o per la durezza del carcere, no: «Niente di tutto questo: l’unica noia è che non capisce la lingua. Ma pazienza. Massimo è uno che si abitua, è uno tosto, ne ha dato ampia dimostrazione; è davvero uno da conoscere dal vivo». Il 16 dicembre Massimo tornerà in Italia. E forse, finalmente, tutto sarà chiarito.