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Il delitto di Avetrana. Ecco perché Sabrina Misseri e Cosima Serrano sono innocenti

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È appena uscito per Algama il mio ultimo libro, Il delitto di Avetrana. Ecco perché ritengo Sabrina Misseri e Cosima Serrano innocenti

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Cosima Serrano e Sabrina Misseri, dall’album di famiglia

Quando si accenna a qualcuno dell’omicidio di Sarah Scazzi, ad Avetrana nel 2010, la reazione è pressoché invariabilmente la stessa: “Povera ragazzina, ammazzata da quelle streghe di zia Cosima e della cugina Sabrina Misseri, con l’aiuto di quel burattino dello zio Michele!”

Poiché questa è la soluzione giudiziaria data al caso, e per giunta in modo conforme in tutti e tre i gradi di giudizio, non ci sarebbe nulla di strano, se non fosse che un simile atteggiamento, da parte dell’uomo della strada, si riscontrava non solo prima che il processo iniziasse, ma addirittura prima che l’accusa nei confronti delle condannate, Sabrina Misseri e Cosima Serrano, venisse formulata.

IL DELITTO DI AVETRANA, il libro inchiesta di Rino Casazza sull’omicidio di Sarah Scazzi – GUARDA

Lo sfavore dell’opinione pubblica nei confronti delle due donne era fortissimo anche nella fase in cui l’inchiesta pareva aver trovato una soluzione sostanzialmente diversa, con la confessione di Michele Misseri, zio della vittima, di aver assassinato la ragazzina occultandone il cadavere.

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C’è di più: la cattiva fama di Sabrina e Cosima precedeva la svolta di questa confessione, che infatti fu accolta con un diffusa delusione e la convinzione, neppur troppo sotterranea, che non potesse finire così, con le donne di famiglia,  ritenute le vere anime nere della vicenda, che la facevano franca.

Ancora oggi, quando si sostiene che l’omicidio a tre – con un ruolo di protagoniste da parte di Sabrina e Cosima, e quello di gregario da parte di Michele – presti il fianco a così tante perplessità da essere estremamente poco plausibile, ci si scontra contro un muro di istintivo, quasi risentito dissenso.

Franco Coppi, il dramma segreto nella prefazione al libro IL DELITTO DI AVETRANA: “Stavo per mollare tutto” – LIBERO

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Ci sono varie spiegazioni. La più valida chiama in causa l’effetto distorsivo esercitato sul caso dall’enorme interesse mediatico.
Quando di un’inchiesta sulla scomparsa di una fanciulla si occupano tutte le televisioni e tutti i giornali, ossessivamente, è pressoché inevitabile che si crei l’inconscia aspettativa di una soluzione clamorosa.
Ed è chiaro che il mortale, diabolico complotto ordito da due parenti sciatte e corpulente nei confronti di una fanciulla leggiadra appena in boccio stimola molto di più l’immaginario collettivo di un femminicidio scatenato dalla libidine di un uomo anziano verso un’adolescente.

Franco Coppi, lo sfogo nel libro IL DELITTO DI AVETRANA: “Ad Avetrana due malcapitate”. Caso riaperto? – LIBERO

Cosima Misseri
Una giovanissima Cosima Misseri, incredibilmente somigliante alla nipote Sarah Scazzi

C’è poi un fenomeno ben conosciuto nei piccoli centri di provincia, e che forse abbiamo dimenticato con l’urbanizzazione sempre più estesa e l’avvento di una rete informatica mondiale: la potenza perversa del pettegolezzo, ben esemplificata nell’aria “la calunnia è un venticello” di Rossini.

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Se un’intera comunità comincia a manifestare sospetti nei confronti di taluno dei suoi membri, e questi sospetti circolando si rafforzano – come quello che tra le due cugine, Sarah e Sabrina, ci fosse una rivalità in amore – può crearsi un pericoloso clima di pregiudizio. Che nella cittadina di Avetrana la situazione da questo punto vista fosse gravemente degenerata lo dimostrano le immagini dell’arresto di Cosima Serrano, prelevata dalle forze dell’ordine nella sua abitazione davanti a una folla esagitata che,  sicura della sua colpevolezza, la copriva di insulti.

La lettera di Valentina Misseri, nel libro IL DELITTO DI AVETRANA, pubblicata da IL GIORNALE

Aggiungo un’ammissione: anche io, seguendo alla tv e sui giornali il caso di Avetrana, avevo finito per convincermi che una colpa di gruppo da parte della famiglia Misseri nella morte di Sarah Scazzi ben interpretasse la vicenda.

Come spiego nel libro, ad aprirmi gli occhi è stato il documentario di Cristiano Barbarossa e Fulvio Benelli, “Il delitto di  Avetrana”, puntata del format “Tutta la verità”  disponibile su Discovery plus. Questa docufiction ha il pregio di lasciare la parola alle dichiarazioni dei protagonisti. A darmi una decisiva scossa sono state, all’inizio del film, le immagini dell’intervista di una tv locale a due testimoni, una coppia di fidanzati, in relazione al loro incontro con la vittima nel primo pomeriggio del giorno della  scomparsa.

Michele Misseri
Michele Misseri da giovane

I due sono decisamente sicuri di aver notato Sarah camminare per strada intorno alle 14.30, un dato temporale fondamentale – lo si scopre addentrandosi nell’inchiesta – per escludere la colpevolezza di Sabrina Misseri ed anche della madre.
Da qui a voler approfondire la vicenda, attraverso una lettura delle sentenze e degli atti processuali, il passo è stato breve.

Michele Misseri, la disperata lettera nel libro IL DELITTO DI AVETRANA: “Sono io il vero colpevole” – da OGGI

Sono potuto entrare nel merito di tutti gli aspetti decisivi dell’inchiesta conversando sia con Barbarossa e Benelli che con l’avvocato Nicola Marseglia, difensore di Sabrina Misseri, assieme ai quali ho organizzato due video-dibattiti (vedi sotto) disponibili su youtube, per Fronte del Blog.

La mia opinione sul caso si è ribaltata. Mi è apparso evidente che una “faida” sanguinaria dei Misseri nei riguardi della nipotina non solo è priva di una giustificazione accettabile, ma mancano del tutto elementi  certi e  inequivocabili per una simile ricostruzione degli eventi.
In campo rimane solo un’unica possibilità: è Michele Misseri l’assassino di Sarah, come del resto l’interessato continua a dichiarare.

Il grande abbaglio, controinchiesta sulla strage di Erba (versione aggiornata) – GUARDA

Non mi nascondo le perplessità che può suscitare il dissenso riguardo a una decisione giudiziaria intervenuta, senza tentennamenti, dopo tre gradi di giudizio.
Ma questo può essere, semmai, un incentivo a porre un maggiore scrupolo nell’analizzare  fatti e carte.

E non può essere un caso, a mio giudizio, che Roberta Petrelluzzi, la giornalista che per la trasmissione “Un giorno in Pretura” ha curato un dettagliato racconto dell’inchiesta, seguendone le fasi dibattimentali in aula, sia convinta che è stato commesso un errore giudiziario.

Rino Casazza 

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Rino Casazza

Rino Casazza è nato a Sarzana, in provincia di La Spezia, nel 1958. Dopo la laurea in Giurisprudenza a Pisa, si è trasferito in Lombardia. Attualmente risiede a Bergamo e lavora al Teatro alla Scala Di Milano. Ha pubblicato un numero imprecisabile di racconti e 15 romanzi che svariano in tutti i filoni della narrativa di genere, tra cui diversi apocrifi in cui rivivono come protagonisti, in coppia, alcuni dei grandi detective della letteratura poliziesca. Il più recente è "Sherlock Holmes tra ladri e reverendi", uscito in edicola nella collana “I gialli di Crimen” e in ebook per Algama. In collaborazione con Daniele Cambiaso, ha pubblicato Nora una donna, Eclissi edizioni, 2015, La logica del burattinaio, Edizioni della Goccia, 2016, L’angelo di Caporetto, 2017, uscito in allegato al Giornale nella collana "Romanzi storici", e il libro per ragazzi Lara e il diario nascosto, Fratelli Frilli, 2018. Nel settembre 2021, è uscito "Apparizioni pericolose", edizioni Golem. In collaborazione con Fiorella Borin ha pubblicato tre racconti tra il noir e il giallo: Onore al Dio Sobek, Algama 2020, Il cuore della dark lady, 2020, e lo Smembratore dell'Adda, 2021, entrambi per Delos Digital Ne Il serial killer sbagliato, Algama, 2020 ha riproposto, con una soluzione alternativa a quella storica, il caso del "Mostro di Sarzana, mentre nel fantathriller Al tempo del Mostro, Algama 2020, ha raccontato quello del "Mostro di Firenze". A novembre 2020, è uscito, per Algama, il thriller Quelle notti sadiche.

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