Il celebre criminologo Carmelo Lavorino: “Lo spree killer di Roma Prati ha lasciato molte tracce: è un disorganizzato: sarà catturato a breve… se tutto sarà fatto a dovere, sicuramente gli inquirenti sanno chi è”
Il criminologo Carmelo Lavorino parla del caso delle tre prostitute uccise a Roma in poche ore: la colombiana Martha Castano Torres, 65 anni, colombiana. E due donne asiatiche, verosimilmente cinesi, non ancora identificate: nessuno ne ha denunciato la scomparsa, nessun parente ha chiamato le forze dell’ordine.
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I delitti
Martha, nota come Yessenia, una figlia di 18 anni, è stata trovata per ultima, ma potrebbe essere stata la prima vittima. Al mattino alle 8,30 aveva incontrato la sorella, dicendole che stava per incontrare un cliente. Quest’ultima l’ha ritrovata morta in casa, in via Durazzo, in una pozza di sangue intorno alle 13.
Due ore prima, qualche centinaio di metri più in là, era scattato l’allarme in via Riboty: due prostitute asiatiche assassinate. La prima, nuda, sul pianerottolo, ritrovata dal portiere che ha chiamato le forze dell’ordine. L’altra in casa. Tutte e tre accoltellate. Sembra che queste ultime due vittime abbiano avuto una colluttazione con l’assassino. Ma, anche se sono tuttora due i fascicoli aperti, appare ormai accertato che la mano omicida sia la stessa.
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Le indagini
L’assassino potrebbe essere stato inquadrato dalle telecamere che, secondo alcune testimonianze, erano nascoste in entrambi gli appartamenti. Si cerca nelle immagini delle telecamere di sicurezza, nelle chat dei cellulari delle tre donne e sul profilo online del sito cui era iscritta la colombiana. E sono in corso le analisi delle tracce biologiche.
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La tesi di Carmelo Lavorino sullo spree killer
Del caso scrive sul suo profilo Facebook il celebre criminologo Carmelo Lavorino, che vive e lavora a Roma. Notissimi i casi che ha trattato: portò a scagionare Federico Valle dal delitto di Simonetta Cesaroni in via Poma, fu consulente della difesa di Pietro Pacciani in appello quando il contadino di Mercatale venne assolto dall’accusa di essere il mostro di Firenze. E nel caso del delitto di Arce è stato consulente prima di Carmine Belli e poi della famiglia Mottola, ottenendo in entrambi i casi l’assoluzione degli imputati. Profiler di lungo corso, non ha dubbi su come finirà la vicenda del triplice delitto di Roma: «Lo spree killer di roma prati ha lasciato molte tracce: è un disorganizzato. Sarà catturato a breve… se tutto sarà fatto a dovere, sicuramente gli inquirenti sanno chi è».
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Ma cos’è uno spree killer? Lo spiega poco dopo: «L’uccisione delle tre prostitute a Roma, nel quartiere Prati (via Riboty – via Durazzo), è l’azione di uno spree killer, un assassino multiplo compulsivo che ha ucciso più persone in tempi ristretti (minimo tempo di raffreddamento fra un’uccisione e un’altra)…, obbedendo a un unico progetto criminale: io l’ho chiamato, lo chiamo e lo chiamerò sempre e comunque “spree killer”, obbedendo al principio del minimo tempo di raffredamento fra un’azione e l’altra, delle azioni esecutive non singole e della molteplicità delle vittime».
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Identikit dell’assassino
Prosegue Lavorino, sull’identikit dell’assassino: «Un soggetto che ha ucciso per la perdita del controllo e in preda all’esecuzione di un personalissimo progetto omicidiario: un soggetto disancorato dalla realtà che ha punito la prima vittima (prostituita colombiana) forse perché precedentemente deriso per microfallia, per impotenza o per altri motivi, oppure perché rifiutato per le improponibili avances sessuali, o per punire le “donne peccatrici venditrici del proprio corpo”. La seconda e la terza vittima (le due cinesi) sono state uccise per contiguità, perché entrambe presenti sulla zona del crimine, perché testimoni scomode del delitto, perché facenti parte della categoria da punire ed eliminare».
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Il modus operandi
«L’unicità del modus operandi, la tipologia delle ferite mortali e dell’arma assassina legano i tre omicidi, attuati da un soggetto privo di controllo, vendicatore, missionario, ripulitore, riparatarore di torti immaginari e di profonde ferite narcisitiche, disorganizzato, impulsivo, ansioso. Ha lasciato troppe tracce che se ben lette lo faranno individuare, prime fra tutte quelle telefoniche-telematiche e visive, poi le biologiche e dattiloscopiche: ritengo che gli Inquirenti ne conoscano già l’identità.
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Gli assassini multipli uccidono più persone a prescindere dai rapporti con le vittime, dalle circostanze e moventi, dall’obiettivo principale del crimine, dall’intervallo temporale o tempo di raffreddamento fra un omicidio e l’altro, dalla distanza fisica fra una scena del delitto e l’altro: il numero di vittime individua e definisce l’uccisore multiplo, quindi “multiple killer”».
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La classificazione americana
E conclude: «Lo spree killer (o assassino compulsivo, orgia assassina, baldoria psichica) è l’uccisore di due o più persone in tempi e luoghi diversi, ma consecutivi, come se obbedisse ad un solo progetto logico, questi delitti hanno un’unica causa concatenante. Di solito non conosce le sue vittime e dato che non nasconde le sue tracce, spesso lascia “una lunga scia di sangue”, è catturato facilmente. Ammazzano a caso, non si preoccupano di lasciare tracce o di essere scoperti poiché non hanno visione del proprio futuro. È una categoria controversa, difatti da alcuni studiosi non sono classificati come sezione a se stante, ma come un sottogruppo, una particolarità dei serial killer. Ricordo che l’FBI classificò gli assassini multipli come serial killer, spree killer e mass killer».
Manuel Montero
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