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Il nuovo segretario del PD

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Il congresso del PD organizzato per poter eleggere il nuovo segretario del partito pare possa essere in calendario nel marzo del 2023.
Si parla quindi di cinque mesi di opposizione “precaria” gestita da un segretario dimissionario ed un’organizzazione che si regge sulle stampelle degli studenti della Sapienza e nient’altro.

Partiamo da una premessa: ho votato PD turandomi il naso come tutti gli elettori di centrosinistra.
Letta ha fatto una campagna elettorale imbarazzante tra dissidi con alleati poi diventati a loro volta oppositori ed un programma che si limitava ad un “votate per noi altrimenti vince la destra”. E nient’altro.
Aggiungiamoci il carisma dell’attuale segretario che, per dirla con le parole di De Luca, non si può certo definire spumeggiante, ed ecco il motivo dello sconforto e della rassegnazione che ha portato gli studenti a manifestare contro un governo quantomeno equivoco.

La maggioranza annovera tra le sue fila Silvio Berlusconi le cui idee (vedi intercettazioni) appaiono quantomeno discutibili, Matteo Salvini che fin dal primo minuto è intervenuto (da ministro delle infrastrutture) a Porta a porta rilanciando il suo consueto tema dell’immigrazione.
Infine Giorgia Meloni, il neo presidente del consiglio.

Quest’ultima, nel suo discorso tutto sommato decoroso, è inciampata in un incidente quando si è permessa di dare del “tu” al deputato Aboubakar Soumahoro (Verdi e Sinistra).
Ripresa, la presidente Meloni, si è scusata con il diretto interessato ed ha aggiustato il tiro.

Aboubakar Soumahoro, nato in Costa d’Avorio del 1980, giunge in Italia a 19 anni e si laurea con il massimo dei voti in Sociologia all’università Federico II di Napoli. Nel suo passato un percorso fatto di fango e degradazione. Dorme per strada e raccoglie pomodori.
Diventa sindacalista e combatte strenuamente contro il caporalato.
Si presenta alla camera dei deputati con gli stivali ricoperti di fango e ne spiega il motivo: “Portiamo questi stivali in Parlamento, gli stessi che hanno calpestato il fango della miseria. Portiamo gli stivali della lotta nel Palazzo per rappresentare sofferenze, desideri, speranze. Per chi è sfruttato e chi ha fame. Coi piedi saldi nella realtà”.

Ieri sera, 30 Ottobre, Soumahoro è ospite da Fazio che cavalca l’onda e gli chiede un parere sulla diatriba con Giorgia Meloni.
Lui risponde “La Meloni può chiamarmi Dottore. Sono Laureato.”
Ed è sacrosanto.

Il quotidiano La Repubblica posta la notizia e qualcuno critica la mancanza di umiltà.
Probabilmente gli stessi che quando una dottoressa sul luogo di lavoro viene chiamata “Signora” s’indignano.
Ma siamo in Italia. Anche la Sinistra ha le sue regole circoscritte da un comune senso d’impotenza dettata dal direttivo e dalle sue varianti radical chic.

In realtà il sindacalista Soumahoro non solo è laureato, ma si esprime decisamente meglio di un’infinità di “dottori” ignari dei sacrifici di un’esistenza da underdog.
Quindi, perché il PD non fa un passo in avanti?
Perché continua a delegare, rieleggere e far risorgere gli stessi individui apatici e incolori da anni?
Perché non farsi rappresentare da Aboubakar una volta per tutte?
Lo chiamo per nome, si.
Perché è un mio coetaneo e non perché, come qualcuno potrebbe ritenere doveroso fare, ha la pelle nera e magari considerato un “invasore” di chissà quali principi sopiti.

Aboubakar Soumahoro ha la pelle nera, è vero.
Io me ne accorgo perché sono uno stronzo della vecchia generazione, ma mio figlio di sette anni si è fermato davanti alla Tv a commentare “E’ bravo questo ragazzo”.
Ed è sufficiente così.

Quindi caro PD, sconfitto, deriso, umiliato e mummificato, trova il coraggio di dare un senso alle tue ideologie che per qualcuno rappresentano ancora qualcosa e dai in mano i cocci di un partito alla deriva ad Aboubakar.
Un uomo Vero, dalla parte dei lavoratori, con un passato che gli ha insegnato a difenderne i valori, con una prospettiva futura ed un linguaggio colto ma comprensibile a tutti.
Dai finalmente la segreteria del partito ad un Uomo veramente di sinistra.

Alex Rebatto

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Alex Rebatto

Alex Rebatto, classe 1979. Ha collaborato nei limiti della legalità con Renato Vallanzasca ed è stato coautore del romanzo biografico “Francis”, sulle gesta del boss della malavita Francis Turatello (Milieu editore), giunto alla quarta ristampa. Ha pubblicato il romanzo “Nonostante Tutto” che ha scalato per mesi le classifiche Amazon. Per Algama ha pubblicato il noir "2084- Qualcosa in cui credere"

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