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Le Storie di Rebatto – X

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“Una volta ho conosciuto un prete simpatico”, Pedro sorride e si accarezza la barba folta e disordinata una volta scura, ora sbiadita.
Caterina si sistema la coperta sulle gambe. Indossa un paio di jeans azzurri attillati. Uno strappo su un ginocchio mette in mostra un taglio non troppo profondo.
“Dimmi come si chiamava”, lo stuzzica.
“State esagerando”, scuote la testa Don Arturo voltandosi verso di loro. Poi torna a concentrarsi sull’inventario aiutandosi con una torcia elettrica.

Legumi, nove lattine.
Pane in cassetta, tre confezioni.
Acqua, otto bottiglie di plastica. Due di vetro.

Davide gli si fa accanto.
“Proviamo a controllare se là dietro è rimasta qualche birra”, chiosa.
Sposta due scatole di cartone ormai ammuffite e allunga una mano. Il prete gli passa la torcia.
Il fascio di luce s’infrange sul muro della cantina senza trovare ostacoli.
“Niente”, sospira il diciannovenne.
“Rassegnati”, lo incoraggia Pedro sollevandosi con una certa fatica.
“Quando sarà il momento faremo un salto al negozio dall’altra parte della strada.”
Si affaccia alla finestrella che accarezza il marciapiede e offre una desolante immagine della città. O di quel che ne resta.
“Il negozio sarà già stato svuotato”, si lamenta Diana.
“Non perdiamo la fede”, Don Arturo gira la manovella e la torcia torna in vita con un sussulto.
“Quella rimane solo a lei, padre”, ammicca Pedro pulendo con la manica della camicia il vetro appannato.

Ci sono due ragazzini che corrono, di fuori. Uno indossa un elmetto militare rimediato chissà dove e la femmina stringe al petto una bambola di pezza con un abito rosa sdrucito. Il maschietto le fa cenno col dito di fare silenzio mentre si dirigono rasenti al muro verso il negozio di alimentari.
“State attenti, mocciosi” mormora Pedro fissandoli.

In quell’istante il suono di una sirena s’insinua implacabile tra vicoli e piazze reduci. I ragazzini sobbalzano presi alla sprovvista e iniziano a correre in direzione opposta.
Le bombe piovono come grandine e fanno esplodere l’asfalto nell’impatto.
Pedro si abbassa. Gli altri rifugiati sono già pancia a terra con le mani sulle orecchie.
La lampadina appesa al soffitto dondola e si spegne per qualche istante, poi con due lampeggi torna in vita.

“Vicino”, urla Davide cercando di sovrastare il rumore. “Troppo vicino!”
L’attacco dura pochi interminabili minuti. Segue un silenzio polveroso, quasi irreale.
“E’ finita?” domanda Diana accarezzandosi la pancia.
Pedro torna ad affacciarsi. Dei mocciosi nessuna traccia.
Una palazzina, già pericolante prima dell’attacco, è venuta definitivamente giù. Restano delle macerie. La fontana della piazza non esiste più.
“Il negozio è in piedi?”, Caterina si alza in piedi e si leva la polvere dai jeans.
“Resiste”, risponde Pedro.

Don Arturo si avvicina al muro ed estrae un gessetto dalla tasca dei pantaloni. Segna una X accanto alle altre undici.
“Un altro giorno”, sussurra. Si toglie gli occhiali e piega la stanghetta destra per rimetterla in asse.
Ormai è diventata un’abitudine.
Davide torna allo scaffale e rovista in uno scatolone.
“Ancora quattro, no, cinque pacchetti.”. Ne prende uno, toglie la pellicola e s’infila una sigaretta tra le labbra.
“Qualcuno desidera?” allunga la mano.
“Io ne avrei proprio bisogno”, sorride Diana.
“Te lo scordi, bellezza”, Davide ripone il pacchetto su uno degli scaffali e si siede per terra. Prende un accendino, fa fuoco e aspira profondamente.
“Che cazzo di mondo”, dice.

Restano in silenzio per qualche tempo. Quando cala il buio giunge il momento delle scelte.
“Allora vediamo un po’”, Don Arturo è di guardia alla finestrella. “Quattro giorni fa è andato Davide, ieri Caterina. Tocca a Pedro o a me.”
“Ci vado io”, Pedro si solleva e annuisce.
“Per me non è un problema tornarci”, si fa avanti Davide.
“Nemmeno per me”, interviene Caterina.
“Calma, calma”, si volta il prete. “Stavolta vado io. Per un semplice motivo: voi siete di certo più veloci di me.”
“Poco ma sicuro”, ridacchia Davide.
“Ma oggi c’è già stato un attacco”, lo ignora Don Arturo. “Posso fare un viaggio relativamente tranquillo.”
Gli altri quattro si scambiano un’occhiata.
“Fai veloce”, lo incoraggia Pedro.

Don Arturo sparisce in bilico tra l’oscurità ed il terrore. Pedro e Caterina, sguardo attraverso il vetro polveroso, lo guardano saltellare tra le macerie ed una jeep capovolta.
Il prete si volta verso di loro. Alza il pollice e scompare all’interno del negozio.
Poi la sirena sparecchia la tavola.

Leonardo & A. Rebatto

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Alex Rebatto

Alex Rebatto, classe 1979. Ha collaborato nei limiti della legalità con Renato Vallanzasca ed è stato coautore del romanzo biografico “Francis”, sulle gesta del boss della malavita Francis Turatello (Milieu editore), giunto alla quarta ristampa. Ha pubblicato il romanzo “Nonostante Tutto” che ha scalato per mesi le classifiche Amazon. Per Algama ha pubblicato il noir "2084- Qualcosa in cui credere"

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