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Carlo Fumagalli, la follia omicida di un uomo apparentemente tranquillo

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Carlo Fumagalli si è gettato nell’auto nell’Adda con la moglie per ucciderla e salvarsi poi a nuoto. Dopo essersi messo in salvo ha allestito una messinscena, facendo credere che nella vettura ci fosse il figlioL’uomo, che soffriva di depressione, ha confessato tutto. E avrebbe detto di aver tenuto la testa della vittima sott’acqua fino a quando non ha perso conoscenzaLa ricostruzione del caso nell’approfondimento di Cronaca Veracarlo fumagalli romina vento

Carlo Fumagalli, 49 anni, per tutti era un uomo tranquillo. Riservato. Lavorava come operaio specializzato alla Visconti di Modrone, il vellutificio più famoso dell’Adda, marchio blasonato del tessile, artigianato di altissimo livello.

Per questo tutti sono rimasti stupiti da ciò che ha fatto, lanciandosi con l’auto nell’Adda per uccidere la moglie che non sapeva nuotare. Lui, che invece quel fiume lo conosce come le sue tasche, ha nuotato fino ad un isolotto. E davanti ai testimoni ha messo in piedi una sceneggiata prima di fuggire. Dirà di averla ammazzata perché lei lo voleva lasciare.

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carlo fumagalli

LA STORIA DI CARLO FUMAGALLI E ROMINA VENTO

Carlo conviveva da moltissimo tempo con Romina Vento, 43 anni, contabile. Un figlio quasi trentenne da una precedente relazione, erano entrambi originari di Vaprio d’Adda. Nel 2003 si erano trasferiti a Fara Gera d’Adda, non distante. E avevano avuto due figli, di 10 e 15 anni.

Da qualche tempo, però, Carlo era caduto in depressione. Di fatto, secondo quanto ricostruito finora, la sera del delitto è passato a prendere Romina sul lavoro. C’era con lei anche un collega che hanno accompagnato a casa. Lei gli avrebbe detto che lo voleva lasciare.

E Carlo, su tutte le furie, ha lanciato la loro Renault Megane nell’Adda «accettando l’ipotesi di morire anche lui» spiegherà il suo legale Fabio Manzari.

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carlo fumagalli

Ma in quel momento ci sono dei testimoni sul posto. Sentono la donna gridare “aiuto!” e illuminano la zona dove la vettura si è inabissata con la torcia dei cellulari. Sono loro a dare l’allarme. Poco dopo le urla finiscono e i telefoni inquadrano Carlo che a nuoto ha raggiunto un isolotto. Grida che all’interno della macchina c’è il figlio.

Quindi scompare nella vegetazione. Ma ha mentito. Il bimbo era a casa con la sorella nell’abitazione famigliare. I carabinieri capiscono subito che il suo è stato un gesto volontario e si mettono all’inseguimento. Lo trovano tre ore più tardi mentre cammina per strada e lo arrestano.

Si sa che l’Adda Carlo lo conosce bene. Ci andava a nuotare, ci portava i figli, era la sua passione. Lo accusano di omicidio volontario aggravato dal rapporto di convivenza. Pare che non abbia versato una lacrima e non abbia chiesto nulla sui suoi bambini.

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In cella manifesta intenzione suicide dopo aver notato la corda di una tenda e lo trasferiscono all’ospedale di Bergamo. Qui lo interroga il gip Vito Di Vita. Gli chiede come mai risultava aperta solo la portiere del passeggero.

La ricostruzione sull’Eco di Bergamo è agghiacciante: “L’uomo ha spiegato che lei era riuscita a uscire dall’abitacolo e a riemergere. E questo coincide con le testimonianze dei due uomini usciti dal centro sportivo di via Reseghetti a Fara Gera d’Adda, che poco dopo le 21,30 di martedì 19 aprile l’hanno sentita gridare aiuto. Fumagalli ha spiegato che pure lui è uscito dalla portiera del passeggero per raggiungere la compagna e affogarla, tenendole la testa sott’acqua fino a che lei non ha perso coscienza. Poi ha nuotato verso l’isolotto dal quale ha raggiunto a piedi Vaprio, dove è stato ritrovato in stato confusionale e con gli abiti inzuppati tre ore più tardi”.

Una versione che l’operaio aveva già fornito al pm Carmen Santoro.

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LA DEPRESSIONE

L’arresto è stato convalidato. Secondo il quotidiano Leggo, la figlia quindicenne avrebbe saputo della tragedia in modo orribile, vedendo una foto della macchina nel fiume sui social. Ma perché un uomo così tranquillo si è trasformato in un feroce assassino, così deciso ad uccidere la convivente da tenerle la testa sott’acqua per impedirle anche di chiedere aiuto?

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Pare che l’operaio soffrisse particolarmente in questo periodo, non solo per le problematiche in casa con la compagna di una vita. Ma proprio per una depressione in cui era caduto. Qualche collega si era accorto del disagio in cui versava. Il suo avvocato precisa: «Da cinque settimane aveva interrotto la cura che seguiva per una patologia psichiatrica».

I figli della coppia sono stati affidati alla nonna materna. Il loro futuro è stato segnato indelebilmente da un padre assassino che ha tolto la vita alla loro mamma solo perché non accettava la separazione. Un copione già visto troppe volte.

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