Toni Capuozzo, inviato di guerra di lungo corso, torna sulla strage di Bucha e a porre nuove, inquietanti domande, legate ai fazzoletti bianchi dei cadaveriIl giornalista ne ha anche per il ministro Di Maio che aveva detto: “Chi nega Bucha alimenta la propaganda russa che provoca morte”. Scrive Capuozzo: “Nel suo italiano stentato il ministro degli Esteri vuole essere definitivo. Avrei qualche domanda per lui, come per Giletti, per la veterinaria di Open e tanti altri…” Ecco cosa aggiunge ai suoi dubbiCapuozzo replica poi a Beppe Severgnini che lo critica sul Corriere della Sera. E sulla Nato dice: “La Nato va forte: c’è la coda per entrare a farvi parte. Gli Stati Uniti vanno alla grande: hanno l’Europa raccolta attorno alla Nato, stanno cercando di trasformare l’Ucraina in una trappola per l’incauto Putin. I negoziati stanno a zero, virgola. Il pacifismo anche”
Toni Capuozzo, lo storico inviato di guerra del Tg5, non ne può davvero più di sentire critiche da chi i conflitti li ha visti solo in tv.
La storia è nota: Capuozzo ha nutrito dubbi su quanto accaduto realmente a Bucha, chiedendosi da dove arrivassero quei cadaveri, alcuni dei quali con il fazzoletto bianco al braccio. Apriti cielo. Lo hanno attaccato sui social, sui giornali, in radio, in tv. Ma nessuno è riuscito a dare risposte nel merito ai suoi quesiti, di cui abbiamo dato conto QUI e QUI.
Così, prima di analizzare i 50 giorni di sangue in Ucraina, l’inviato dedica due post a chi dà tutto per scontato su quanto accaduto a Bucha o lo addita come uno che sbaglia a “dubitare”. Nientemeno. Pensavamo, al contrario, che dubitare fosse l’essenza del giornalismo.
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Toni Capuozzo, Bucha e i fazzoletti dei cadaveri
Capuozzo allunga dunque la sua serie di perplessità su Bucha e li incentra sui fazzoletti al braccio dei cadaveri, simbolo dei filorussi. Una cosa che tuttora non si spiega. Ecco il primo post, apparso su Facebook, in cui ironizza sul ministro degli esteri Luigi Di Maio.
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La via del melo
Di Maio. “Chi nega Bucha alimenta la propaganda russa che provoca morte” . Nel suo italiano stentato il ministro degli Esteri vuole essere definitivo. Avrei qualche domanda per lui, come per Giletti, per la veterinaria di Open e tanti altri.
Cosa vuol dire negare ? Non c’è dubbio alcuno che i russi abbiano commesso crimini durante l’occupazione di Bucha. A testimoniarlo ci sono le fosse comuni scavate dietro alla chiesa. I 350 corpi che contengono raccontano quello che è successo. Le mie perplessità riguardano i morti che dal 3 aprile vengono ritrovati per strada, in quella ormai tristemente famosa via Jablonskaja, la via del Melo.
Il mio dubbio è che quei cadaveri non appartenessero all’orrendo capitolo precedente (i russi se n’erano andati il 30 marzo) ma fossero il risultato di un’operazione di un corpo speciale della polizia ucraina (ho riportato l’articolo della stampa ucraina che annunciava la caccia a Bucha di sabotatori e collaborazionisti). Oppure che fossero vittime dei russi recuperati dalle cantine e dai cortili e disposte sulla strada a beneficio delle televisioni.
Come ricorderete, a smentire questa ipotesi apparvero subito foto da satellitari e da droni che retrodatavano la presenza di quegli stessi corpi almeno al 19 marzo.
- come si sono conservati i corpi nelle strade per due settimane, in un clima freddo ma umido, con animali randagi e selvatici ?
- come mai alcune vittime avevano i fazzoletti bianchi al braccio ?
- come mai alcune vittime avevano accanto a sé razioni dell’esercito russo ?
- come mai non c’è quasi mai sangue e mai un solo bossolo accanto ai corpi ?
- come mai ci sono immagini che ritraggono militari ucraini che trascinano i corpi con cavi, andando oltre la semplice precauzione di spostarli di mezzo metro, rivoltandoli, così da appurare che non siano minati ?
- Come mai un video apparso su Telegram di un certo Boatman, il 1 aprile da Bucha, non dice nulla sui morti per strada. Unico fatto di rilievo l’incontro con un parlamentare del partito di Zelensky (Boatman lo descrive come “scuro di pelle”, nota inevitabile per un suprematista bianco come lui. Russo, Boatman è al secolo Sergey Korotkikh, ricercato per l’omicidio di due immigrati davanti a una bandiera nazista. Ripara in Ucraina e nel ’14 partecipa alla guerra civile antirussa, ricevendo il passaporto ucraino, e la nomina a capo di una squadra speciale della polizia).
- come mai in un altro video si vede la squadra di Boatman apprestarsi a operare e uno di loro chiede cosa si debba fare di persone incontrate senza il bracciale blu degli ucraini. “Sparagli, cazzo” è la risposta di Boatman.
- come mai si continua caparbiamente a ignorare l’operazione dei corpi speciali della polizia, iniziata il 1 aprile – i russi si sono ritirati il 30 marzo – di bonifica da esplosivi, sabotatori e collaborazionisti ? Ne dà notizia, quel giorno, la stampa ucraina. E poi non si sa come si a andata, se abbiano trovato collaborazionisti o meno.
- come mai sono apparse su Telegram conversazioni che maledicono Boatman per aver rovinato tutto con i suoi video ? “ eravamo d’accordo – lo era, non lo era – gonfiamo per il bene di un pubblico europeo impressionabile, finalmente ci passano armi pesanti e difesa aerea. Cioè, i nostri “alleati” sono tali che non gli bastano gli attacchi missilistici sulle città, per loro. Ok, stiamo lavorando. L’informazione principale è andata, lo straniero l’ha raccolta .. e poi la Guardia Nazionale e il Nostromo sono usciti dalla tabacchiera come un coglione con i loro video divertenti sulla pulizia di Bucha….”
- Perchè, intervistato dalla stampa italiana, al becchino di Bucha non viene fatta la più semplice delle domande: come mai ha rischiato la vita per inumare i morti nella Bucha occupata dai russi e , quando i russi se ne sono andati, li ha lasciati invece per strada ?
- come mai quelle vittime sono state lasciate per settimane, secondo la foto satellitare, senz aun solo gesto di pietà, come se fossero morti altrui, da schivare e basta ?
- come mai la Croce Rossa Internazionale non è stata convocata subito sul luogo del massacro ?
Non devo ripetere a ogni passo che non sono filoputin, né filorusso. Sono solo convinto per esperienza che purtroppo la guerra è il regno dell’odio, delle vendette, delle manipolazioni. . In guerra puoi essere disciplinato, se la combatti o te ne fai travolgere. Se sei giornalista, anche quando hai chiaro dove risieda la ragione e dove il torto, dove l’aggressore e dove l’aggredito, sai che le linee nette del Bene e del Male vengono scavalcate con facilità, e resta il dovere di ragionare sui fatti, anche quando non coincidono con la tua visione delle cose, e specie quando fanno fare alla guerra un salto di qualità, come una chiamata alle armi.
Il giornalista mostra infine la foto di uno dei (diversi) cadaveri di Bucha con il fazzoletto bianco. Potendo turbare la sensibilità di alcuni, per chi volesse vederla la linkiamo fuori dal post, QUI
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Toni Capuozzo e la replica a Beppe Severgnini
Il giornalista replica anche a Beppe Severgnini, editorialista del Corriere della Sera e autore dei fondamentali Interismi e Manuale dell’uomo domestico, che aveva pensato bene di fargli la paternale in un articolo. Ecco cosa scrive Capuozzo.
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LA PROSPETTIVA GIUSTA
“Mettere in dubbio il massacro di Bucha – come ha fatto Toni Capuozzo in altre sedi – è profondamente sbagliato: ci sono centinaia di giornalisti sul posto, e tutte – sottolineo tutte – le grandi testate internazionali hanno confermato le esecuzioni e le fosse comuni. Certo, bisogna ragionare su tutto: ma questi interventi, mentre le truppe russe avanzano e le stragi aumentano, mostrano un errore grave di prospettiva”.
Non so quale sia la prospettiva di Beppe Severgnini (che comunque si guarda bene dal rispondere alle mie domande). Però posso intuirlo dalla domanda retorica (quelle cui non puoi rispondere NO) che il suo Corriere della Sera, dopo aver raccontato l’eroica resistenza di Azov a Mariupol, pone ai lettori: basteranno le armi ?
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Non sappiamo dove finiremo
Il terzo post è dedicato ai 50 giorni di guerra in Ucraina. Al ruolo degli Stati Uniti e della Nato. Ma anche, di nuovo, ad un articolo del Corriere della Sera sui fazzoletti indossati dai filorussi.
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50 GIORNI PIU’ UNO
La pace è un’illusione, ormai. C’è solo da capire fino a quando e se resterà una guerra confinata lì, anche se ormai è combattuta molto al di fuori del campo di battaglia vero e proprio. L’Ucraina ha dimostrato di saper resistere, e dunque appare un po’ più forte (coraggio, ma anche l’appoggio di intelligence e di armamenti Nato).
La Russia appare più debole, o meno forte di quanto apparisse 50 giorni fa. La Nato va forte: c’è la coda per entrare a farvi parte. Gli Stati Uniti vanno alla grande: hanno l’Europa raccolta attorno alla Nato, stanno cercando di trasformare l’Ucraina in una trappola per l’incauto Putin. I negoziati stanno a zero, virgola. Il pacifismo anche.
L’opinione pubblica – e l’informazione – europea appaiono pronte a una possibile escalation. “Vincere”, è la parola d’ordine, ormai, dell’Unione Europea, che non si accontenta di respingere l’invasione, ma cosa vuol dire ? Riprendere Crimea e repubblichette del Donbass ? Per bene che vada ci siamo infilati in una guerra civile di confine, senza sapere come e dove uscirne. Per male che vada, meglio non pensarci. Quanto a certezze, restano i numeri, al cinquantesimo giorno:
- MILITARI RUSSI UCCISI 19.900, fonte Esercito ucraino
- CIVILI UCCISI 1932, fonte Nazioni Unite
- CRIMINI DI GUERRA RUSSI sotto investigazione 6482, fonte Procura di Kiev
- PROFUGHI IN ITALIA 92716 di cui 34223 minori e 10566 uomini
Il Corriere della Sera on line ieri pubblica un articolo sui “fazzoletti bianchi”:«un segno di riconoscimento dell’esercito russo portato sia dai militari che dai civili ucraini nei territori liberati dalla Russia che non hanno paura di essere accusati di collaborare con la Russia». Segue poi la spiegazione del perché (secondo la propaganda russa ndr) occorra imitarli: «È un modo semplice per dichiarare pubblicamente il sostegno per i nostri ragazzi e esprimere solidarietà con i civili ucraini che hanno subìto il fuoco indiscriminato delle forze armate ucraine e dai battaglioni nazionalisti».Nella stessa edizione, c’era una foto da Bucha. Il fazzoletto blu ucraino al braccio del militare. Un altro fazzoletto al braccio della vittima.
Ed ecco la foto di un altro cadavere con il fazzoletto, postata dal giornalista – QUI.
Il video della polizia Ucraina girato a Bucha dove si vede un solo cadavere, all’apparenza un militare
Bucha, il giallo della strage: cos’è davvero successo alle porte di Kiev? – GUARDAManuel Montero
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La guerra in Ucraina: testimonianze, video, podcast, approfondimenti – SPECIALE