Ucraina, dai rancori del Donbass alle mire di Putin: tutte le contraddizioni di una guerra cui oggi è impossibile mettere fineL’analisi dello scacchiere internazionale fatta dallo scrittore Rino Casazza per Fronte del Blog
Il conflitto ucraino è nato come una “guerra santa”.
La Russia ha motivato la sua invasione militare con lo scopo umanitario di reagire al genocidio in atto nelle due autoproclamate repubbliche “ribelli” russofone del Donbass.
Però, la fase acuta del conflitto nel Donbass si è conclusa nel 2014, con gli accordi di pace di Minsk.
Da allora in poi nella regione, come documentano i numeri delle vittime, è piuttosto in corso una contrapposizione tra nazionalisti filoucraini, sostenuti dal governo centrale del paese, che detiene la legale sovranità sul territorio, e secessionisti filo russi, sostenuti da Mosca, con episodi di guerriglia da parte dei primi e rappresaglia da parte degli altri.
Nessuna delle due parti ha avuto la mano leggera.
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Ucraina, l’occupazione nel Donbass
La Russia nel Donbass come in Crimea è già una forza di occupazione militare in quando è intervenuta non solo con aiuti finanziari e fornitura di armamenti agli indipendentisti ma anche, più volte, direttamente sul campo col proprio esercito.
Il governo ucraino reclama il pieno controllo sulle province di Donesk e Lugansk, e la cessazione delle interferenze russe ma, pur essendosi impegnato negli accordi di Minsk a riconoscere alle “repubbliche ribelli” forme di autonomia qualificata, si è ben guardato dal farlo.
La Russia ha tra gli obiettivi collaterali della sua “operazione militare speciale”, come eufemisticamente la definisce, la sconfitta delle forti frange razziste di stampo nazista certamente presenti all’interno dell’esercito ucraino, per esempio il famoso battaglione Azov, che si fregia nel suo stemma del “wolfsangel”, simbolo caro agli hiltleriani della prima ora.
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Frange di estremismo
Però siamo parlando, appunto, di frange all’interno di un movimento politico, sostenuto dalla larghissima maggioranza del popolo ucraino, che ha a capo un leader ebreo e si prefigge obiettivi di sviluppo economico e convivenza civile inconciliabili col nazismo, tanto che ha chiesto l’adesione dell’Ucraina alla UE.
Peraltro, nella fazione filorussa del Donbass hanno combattuto e combattono personalità ( vedi ad esempio il famigerato Anton Rayevsky) e gruppi nostalgici dello stalinismo, altrettanto feroci e intolleranti.
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I timori della Russia sul Patto Atlantico
La Russia dichiara di temere che l’adesione, prospettata ma non ancora avvenuta, dell’Ucraina al Patto Atlantico possa mettere in pericolo la propria sicurezza. Però negli ultimi trent’anni ha assistito inerte al passaggio nell’orbita della Nato di altri paesi confinanti che facevano parte del disciolto Patto di Varsavia: Bulgaria, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Ungheria.
La Russia sostiene di non volere che ci siano insediamenti missilistici Nato in Ucraina per timore di un attacco nucleare, ma i missili atomici possono essere letali anche provenendo da molto più lontano, e la garanzia di non essere sopraffatti da un’aggressione nucleare viene dalla c.d “deterrenza”, ovvero dal potenziale offensivo atomico di Mosca, che pareggia quello occidentale.
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L’Ucraina nella Nato
L’Ucraina avrebbe il diritto, in quanto nazione sovrana, di aderire alla Nato ma a che pro quest’ultima dovrebbe accogliere l’Ucraina nelle proprie fila?
Dopo il crollo del muro di Berlino la Nato non è solo la più forte, ma l’unica rimasta delle alleanze plurilaterali difensive. Quali sono le ragioni militari di un suo ulteriore allargamento nell’est Europa, dopo quello già avvenuto dal 1991 in poi?
Evidentemente non si tratta solo dell’espansione geografica di un patto per la sicurezza, ma dell’estendersi di un rapporto economico privilegiato.
Invadendo l’Ucraina La Russia mostra di voler ripristinare un controllo o comunque condizionare le scelte delle nazioni appartenenti all’ex blocco comunista.
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Il modello sovietico
Tuttavia L’Unione Sovietica aveva, nell’epoca della guerra fredda, da proporre un modello economico sociale antitetico a quello dell’Occidente. Come pensa la Russia, nell’epoca attuale che la vede convertita e inserita nel sistema internazionale all’economia di mercato, di invogliare gli ex alleati nel nome del comunismo a tornare sotto la sua egemonia?
Stanno insistentemente rimbalzando sui media occidentali notizie e immagini di criminali massacri di civili ucraini perpetrati dalle forze di occupazione russe.
Con che vantaggi la Russia starebbe rovinandosi in modo irreparabile una reputazione già compromessa dall’aver aggredito militarmente un altro paese?
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Le notizie contraddittorie
Ci troviamo davanti a fake news orchestrate dalla propaganda ucraina con l’ausilio di falsi fotografici e cinematografici?
O forse una parte del contingente bellico di Mosca è composto da gruppi oltranzisti smaniosi di lavare atrocemente nel sangue la ribellione dl popolo ucraino alla “grande madre russa”?
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I costi della guerra sull’Europa
I paesi occidentali stanno reagendo all’invasione russa dell’Ucraina con sanzioni economiche sempre più pesanti a carico di Mosca. Queste misure punitive extrabelliche sono però a doppio taglio, producendo all’economia delle nazioni che le adottano danni così gravi da poter superare persino quelli conseguenti ad una entrata in guerra.
Rischi e benefici di tutto ciò sono stati adeguatamente soppesati? Non starà avvenendo qualcosa di simile al noto proverbio della pezza peggiore del buco?
Sono molti i commentatori che si sarebbero augurati, e continuano a farlo, la resa dell’Ucraina per mettere fine allo spargimento di sangue.
La pace ottenuta sottomettendosi alla logica della guerra?
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