Come diventare scrittore? Occhio alle truffe e agli editori che chiedono soldi. Un’esperienza vera nel divertentissimo racconto di Alex Rebatto
Era un sabato pomeriggio come tanti.
Ero lì che stavo cazzeggiando sui social, seduto sulla mia poltrona preferita, quando improvvisamente mi è comparsa davanti una pubblicità.
“Inviaci il tuo manoscritto”, diceva.
“Interessante”, ho pensato prima di fare un controllo.
Sulla pagina ufficiale della “casa editrice” si millantavano collaborazioni con scrittori di grido, attori da kolossal e via discorrendo.
“Abbiamo scoperto i migliori autori italiani di sempre”, e tutto il campionario di cazzate di rito.
Su Google è bastato scrivere il nome della straordinaria fucina di talenti ed ecco comparire, con mia grande consapevolezza, tutta una serie di opinioni in merito.
Una ragazza, lessi, aveva spedito un guazzabuglio di poesie e stralci tratti da Wikipedia senza capo né coda e, guarda guarda, era stata contattata.
“Lei è un genio!”, le era stato detto.
“Mi pubblicate?”, ridacchiando.
“Certo che la pubblichiamo! Come potremmo lasciarci scappare la nuova Alda Merini? Le spediamo il contratto domattina!”
E gliel’hanno inviato sul serio, mica balle.
Ma c’è un piccolissimo particolare che le era stato appena accennato in mezzo al fiume di ovazioni.
Vi spiego quale, ma tra un attimo.
Dunque, io da un pezzo ho un romanzo nel cassetto. Stavolta è roba buona.
L’ha letto anche un agente che mi ha confermato essere merce rara seppure “difficile da piazzare visto l’argomento”.
“No problem”, ho pensato. “Ho un contratto con ALGAMA e appena possibile lo tiriamo fuori.”
Ma perché è “difficile da piazzare”? Semplice: parla di morte.
In pratica la Morte, nella sua immagine consueta mascherata dietro un Bukowski alcolizzato e cinico, si ritrova di volta in volta a raccattare le anime dei defunti e, tra una sigaretta ed un sorso di whisky, parla per l’ultima volta con le cosiddette “vittime”.
Queste, però, non sono così comuni. Si ritrova davanti un noto boss della mafia, una rockstar drogata, un operaio suicida e persino il Santo Padre che rinnega la propria fede.
Quindi spedisco il manoscritto avendo ben chiara la procedura e aspetto.
Dopo una settimana mi telefonano. Erano circa le 17, credo.
“Parlo con Alex Rebatto?”
“Sono lui.”
“Mi chiamo Alfonso e lavoro per la tal dei tali. Ho avuto il piacere di leggere Sipario e bla bla bla”.
“Che bello”, e intanto stavo cercando di collegare il cavo di Sky alla Tv.
“Il suo libro mi ha ricordato Dylan Dog e…”
“Dylan Dog?”
“Appunto. E poi questa donna, la morte, che scende e bla bla bla”.
Poi mi chiede i miei “precedenti” e glieli elenco. Non che ci voglia molto ma, sapendo che il primo nome che si accosta al mio cercando su internet è quello, accenno anche a Vallanzasca.
Lui giustamente se ne sbatte e mi promette un contratto, poi riattacca sfregandosi le mani.
Io metto giù e faccio un paio di chiamate per consultarmi.
Ottengo le risposte previste a aspetto.
Passano due giorni e arriva il contratto. Un prestampato con il mio nome ed il titolo del libro incollato sopra. Vengono promesse fiere del libro nazionali ed internazionali (hehehe), prefazioni di pezzi grossi, interviste su Sky (che ero finalmente riuscito a riattivare), pubblicità, interviste radiofoniche (in FM, veniva doverosamente precisato), ricchi premi e cotillon.
Ma anche loro, anime pie, avevano una cosa da chiedermi.
La disponibilità? La fedeltà? Un gesto d’amore?
No: soldi.
Già, perché Sipario è, si, un capolavoro, ma proprio per questo il contratto prevedeva che io acquistassi 200 copie del mio libro a prezzo di copertina (13.90). Un totale di 2780 euro.
Ho controllato il mio conto in banca, ho trovato della polvere sul pavimento del caveau e mi sono seduto al computer per esprimere il mio personalissimo punto di vista sul contratto al mio nuovo amico Alfonso.
Ecco la copia:
Carissimo Alfonso,
ho aspettato con ansia, dopo il dialogo intercorso telefonicamente tra noi, questa mail.
Ho letto con grande attenzione le vostre proposte e ne ho parlato con il mio barista di fiducia per un consiglio. Lui è un uomo di mondo.
“Beppe”, gli ho detto. “Prima di tutto dammi 300 Gratta & Vinci.”
“300?”, ha fatto lui sorpreso. “Sei sicuro?”
“Ci puoi scommettere!”
Così ho cominciato a grattare. Dopo i primi dieci avevo raggranellato cinque euro.
“Sarebbero 3000 euro”, si è schiarito la voce l’amico Beppe porgendo la mano.
“Un attimo”, ho fermato la moneta. “Non sai come funziona? Io li gratto tutti e 300 e poi, se vinco più di tremila euro, ti pago.”
Beh, per farla corta, non sono più così gradito in quel bar.
Quindi torniamo a noi.
Dopo la nostra telefonata mi sono permesso di fare un giro di chiamate con degli “addetti ai lavori”. Giornalisti, scrittori veri e via discorrendo. Le opinioni sono state tutte fondamentalmente simili tra loro. Qualcuna più volgare, qualcuna meno, ma simili.
Mi avete chiesto 2800 euro per pubblicare un MIO lavoro.
Un lavoro già valutato e considerato di ottimo livello da agenti competenti.
Quindi di che mi preoccupo?
In realtà di nulla. Sipario è già piazzato con ALGAMA ed uscirà a breve sulle medesime piattaforme che mi avete garantito voi.
E indovina? Gratis!
Si occupano dell’editing, della copertina, della pubblicità (ho già avuto diverse pagine su un settimanale a tiratura nazionale ed un’intervista radiofonica con loro, in passato).
E tutto gratis! Non è incredibile?
Sai perché? Perché credono in me. Semplicemente per questo.
Perché un libro scritto da me ha trascinato 400 persone alla presentazione al teatro Litta di Milano.
Perché il vicedirettore de Il Giorno disse di me che ero “una delle migliori promesse”.
Perché Sipario non è un buon libro, ma un gioiello. Ed è difficile che consideri così buono qualcosa scritto dal sottoscritto.
“Sipario ricorda Dylan Dog. La morte, questa Signora velata che…”
Bla bla bla.
Peccato che evidentemente nessuno si sia davvero premunito di leggere il manoscritto.
“Sipario”, non ricorda nemmeno lontanamente Dylan Dog e la “Signora Velata” è evidentemente ispirata a Bukowski. Non alle sue opere, ma a lui.
Quindi un uomo alcolizzato e cinico.
Ve lo dico col cuore: ci sono un fottio di ragazzi che vanno a dormire sognando un giorno di potersi presentare da Fazio in smoking accolti dalle ovazioni.
La verità è che scrivere non rende più, a meno di non chiamarsi Stephen King.
Lo sappiamo no? Ci sono più scrittori che lettori. E generalmente sono mediocri in entrambi i campi.
Ma è triste illudere chi ancora crede nei sogni. Chi magari s’indebita sperando di vedere il proprio nome sulla copertina di un libro alla Feltrinelli di Piazza del Duomo.
E’ un omicidio morale, non credi?
Io scrivo per hobby, non per lavoro.
Non ho più alcuna intenzione né desiderio di partecipare a qualsivoglia presentazione. Il mio nome è stato sui giornali (persino su La Repubblica, che bello), sui romanzi (come autore o curatore), persino tra le righe di alcune prefazioni, come ghost writer. Ho già realizzato più di quel che mi ero prefissato ai tempi.
A tal proposito, visto che conservo la fastidiosa sensazione della fregatura alla Ponzi in atto, sottolineo che averti ribadita la mia amicizia con Renato Vallanzasca fosse di per sé un sottinteso sul mio pedigree fondato sulla cautela e sulla diffidenza nei confronti di chi fa mille promesse.
Sottinteso non recepito come il resto, temo.
Quindi, in conclusione, prendo atto della vostra “offerta” e gentilmente rifiuto di pagare.
Non diventerei King con voi e non diventerò King senza di voi.
Saluti,
Alex Rebatto
Dopo 24 ore è arrivata la risposta.
Si respirava l’odio nei miei confronti ma, ahimè, Alfonso era stato bravo a mascherarlo.
Gentile Alex (due parole e già un errore),
tralasciando l’infelice metafora del gratta e vinci (gne gne gne), sono contento tu abbia trovato un percorso editoriale adatto alle tue esigenze ed è giusto che porti avanti questo progetto con la Algama.
Ho provato a spiegarti che, nelle pubblicazioni di questo tipo, la richiesta di contributi non significa mancanza di fiducia: a conti fatti il nostro investimento supera di gran lunga quella che andiamo a chiedere agli autori emergenti, e il contributo viene comunque restituito al raggiungimento del numero minimo di copie (nel mio caso erano 500.)
Mi auguro di non averti fatto intendere di poterti garantire fama e ricchezza (e invece si, sai?), bla bla bla….
Non voglio approfondire la parte in merito allo schema Ponzi e a Renato Vallanzasca perché, detto sinceramente, non ho la più pallida idea di quale attinenza possano avere con la proposta editoriale in questione.
Se volessi ripensarci ti invito a ricontattarmi.
Beh, il riferimento al cosiddetto “schema Ponzi” era, ad onor del vero, legittimo. Renato non aveva alcuna attinenza ed era stato citato dal sottoscritto solo per sottolineare quanto poco fossi incline alla fiducia, in generale. Comodo ribaltare le parole quando conviene.
Ma, concludiamo con due calcoli.
Il loro piano funziona così: tu compri 200 copie del TUO libro a 14 euro quando per stamparlo ce ne vogliono forse 3, loro incassano, si dimenticano di te o nel migliore dei casi ti fanno partecipare alla fiera dell’ossobuco di Sesto San Giovanni e gli restano, vediamo un po’, 2200 euro.
Moltiplichiamoli per tutti i gonzi che ci sono cascati, e sono tanti credetemi, ed ecco come si diventa ricchi senza essere Stephen King, Fabio Volo o persino Alex Rebatto.
Chapeau.
A. Rebatto