Yara Gambirasio, il dna di Ignoto 1 potrebbe essere andato irrimediabilmente perduto. E ci sarebbe un’indagine in corso per frode processuale e depistaggio ai danni di un giudice e di una funzionaria del tribunale di Bergamo. Recentemente Fronte del Blog aveva intervistato Claudio Salvagni, avvocato di Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara. Ecco cosa ci aveva detto nel nostro videoMa cosa potrà succedere ora alla richiesta di revisione invocata da Bossetti? Proviamo a fare chiarezza
Yara Gambirasio, nuovo colpo di scena sulla vicenda. Secondo indiscrezioni riprese da numerose testate giornalistiche, sarebbe in corso presso il Tribunale di Venezia un’indagine a carico di un magistrato e un funzionario del Tribunale di Bergamo in relazione all’irreversibile deterioramento delle tracce genetiche ritrovate degli indumenti indossati dalla compianta Yara Gambirasio al momento della morte.
Tali tracce sono a tutti gli effetti “corpi del reato” – alcune di esse, attribuite a Massimo Bossetti, rappresentano il fondamento della sua condanna per l’omicidio della giovanissima atleta di Brembate – e, pertanto, avrebbero dovuto essere conservate con la dovuta cura.
Yara Gambirasio, l’avvocato Salvagni parla a Fronte del Blog:
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Un breve riassunto.
In una recente intervista per Fronte del Blog, che potete guardare anche nell’intervista video qui sopra, l’avvocato Claudio Salvagni, avvocato difensore di Massimo Bossetti, ha chiarito che la difesa ha sempre avanzato forti dubbi sulla corrispondenza del DNA trovato sugli indumenti intimi di Yara Gambirasio a quello del suo assistito.
Ciò dipenderebbe sia dalla natura incompleta dell’impronta – mancante della componente c.d. “ mitocondriale” -sia da imprecisione nelle metodiche di isolamento e tracciamento della sequenza genetica adottate dagli esperti incaricati dalla pubblica accusa.
Tuttavia, nel corso dei tre gradi di giudizio che hanno portato alla sentenza definitiva contro Bossetti, la difesa si è sempre vista negare una “controanalisi” chiarificatrice in contraddittorio.
Eppure gli indumenti di Yara risultavano essere custoditi presso l’Ospedale San Raffaele di Milano, disponibili per nuove analisi.
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Yara Gambirasio e l’odisseda giudiziaria di Bossetti
A partire dal 2019, la difesa del muratore di Mapello – ci ha informato sempre l’avvocato Salvagni – ha intrapreso un ricorso per ottenere l’accesso a quei reperti.
Tale iniziativa, dopo numerosi passaggi tra il Tribunale bergamasco e la Corte di Cassazione, sta per giungere alla stretta finale quest’anno, dopo che la Suprema Corte ha confermato il diritto di un condannato di poter esaminare gli elementi materiali utilizzati nel processo a suo carico per riuscire a dimostrare, anche con analisi tecnico- scientifiche, che la propria condanna è frutto di un errore giudiziario.
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La notizia di cui abbiamo parlato in premessa sembra negare a Bossetti questa estrema risorsa per sfuggire al carcere.
Dopo il passaggio dai laboratori del San Raffaele agli Uffici del Tribunale di Bergamo deputati alla custodia dei corpi del reato, infatti, le parti del vestiario di Yara Gambirasio contenenti tracce biologiche, e le particelle di DNA prelevate a suo tempo, potrebbero essere state conservate senza gli accorgimenti necessari a garantire la ripetizione delle analisi.
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La querela di Massimo Bossetti
Avendone avuto il sospetto, Bossetti avrebbe presentato così denuncia contro il magistrato e il funzionario responsabili della corretta conservazione dei corpi di reato.
A quanto si sa, il reato contestato è quello introdotto nel 2019 aggiornando l’art 375 del codice penale. Si tratta di azioni volte “a modificare artificiosamente il corpo del reato” aggravate se avvengono “mediante danneggiamento, in tutto o in parte, di un oggetto da impiegare come elemento di prova o comunque utile alla scoperta del reato”.
Come si può capire si tratta di un reato soltanto doloso, con esclusione della responsabilità penale in caso di danneggiamento involontario.
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Verso l’archiviazione?
Infatti, sempre secondo le indiscrezioni, l’indagine starebbe avviandosi verso una richiesta di archiviazione per indimostrabilità del dolo, una prova sempre impervia da raggiungere.
Risulta peraltro che, come emerso da inchieste giornalistiche, l’ufficio corpi di reato del Tribunale di Bergamo non sarebbe attrezzato per sofisticate forme di conservazione di tracce biologiche, il che spiegherebbe la scelta di affidarle ai laboratori di un moderno ospedale come il San Raffaele.
Ma allora perché trasferirle da lì?
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Come potrà difendersi Massimo Bossetti?
Qualora si arrivasse da parte della Procura veneziana, come sembra probabile, ad una richiesta di archiviazione, Bossetti avrebbe sempre la possibilità di impugnare il proscioglimento.
Tutte da verificare le conseguenze di questa vicenda sulla possibile revisione della condanna inflitta Bossetti, l’ergastolo.
Se venisse accertata una responsabilità penale nella scorretta conservazione delle tracce biologiche del caso Yara Gambirasio, il condannato potrebbe chiedere l’assoluzione, putacaso per grave violazione delle prerogative difensive?
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Oppure le sue speranze di riabilitarsi cozzerebbero contro l’impossibilità oggettiva, ancorché causata ingiustamente da altri, di effettuare la decisiva “controanalisi”?
E cosa potrebbe ottenere se, esclusa la responsabilità penale, ne risultasse una civile? Solo un risarcimento danni?
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