È iniziato il processo a Benno Neumair, il trentenne insegnante di matematica con la passione del body building che nel gennaio 2021 uccise i genitori, simulandone poi la scomparsaLa sorella Madè, che in aula era seduta alle sue spalle, si sfoga, dicendo di non capire ancora perché il fratello abbia ucciso papà e mamma.La difesa proverà a giocare la carta dell’incapacità di intendere e di volereLa ricostruzione del caso nell’approfondimento di Cronaca VeraBOLZANO –
Benno Neumair ha una leggera barba incolta e un paio di occhiali quando entra in tribunale per il processo che lo vede accusato di omicidio aggravato plurimo e occultamento di cadavere. Vittime, i suoi genitori. Con gli occhi cerca lo sguardo della sorella Madè, seduta nella fila alle sue spalle. Ma lei non ricambierà. E dirà ai cronisti di non aver ancora capito perché abbia ucciso papà e mamma. Ma di essere sicura di due cose: «Non è pentito, nè malato». Il giallo di Bolzano si avvia verso la conclusione. Ma com’è iniziato?
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IL DUPLICE DELITTO DI BENNO NEUMAIR
Peter Neumair,
63 anni, e Laura Perselli, 68 sparirono nel nulla il 4 gennaio 2021. Tutte le ipotesi sulla scomparsa volontaria della coppia caddero in fretta. E le indagini portarono a scoprire che erano stati in realtà assassinati dal figlio, che poi li aveva caricati in auto per gettarli nell’Adige, andando a dormire da un’amica per trovarsi un alibi.
Messo alle strette il giovane confessò: «Papà mi rinfacciava che non valessi niente. Era uscito fuori il discorso delle mie responsabilità, e mia sorella… Mi sono sentito così alle strette, così senza una via d’uscita. Io mi rifugio in camera e vengo incalzato anche se voglio stare in pace. Volevo solo il silenzio. L’ho zittito, ho preso dalla bacinella di plastica dove ho gli attrezzi la prima corda di arrampicata che ho trovato…».
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Il pomeriggio del 4 gennaio Benno era a casa con il padre. E i due iniziarono a litigare. Prima, per chi dovesse portare fuori il cane della nonna, che la mamma era andata a prendere all’ospedale da cui veniva dimessa. Poi per altro: «Mio padre mi rimproverava che dovevo aiutare di più a casa. Sono andato in camera mia per non dover più discutere, come spesso accadeva».
Benno si addormentò. Finché il padre non lo svegliò: «È scoppiata una discussione sui soldi: io ho sempre dato 350 euro per l’affitto ai miei genitori, già da quando sono tornato a Bolzano. Mio padre voleva che prendessi l’appartamento di sotto, altrimenti mi avrebbe chiesto 700 euro a partire da gennaio, ovvero un terzo dell’affitto perché siamo tre adulti. Io risposi che non era giusto. Mio padre insisteva che dovevo uscire di casa, che mia sorella, invece, si pagava da sola un appartamento in Germania. Io mi sentivo male dentro…».
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Fu così che l’ira ebbe la meglio: «Eravamo in corridoio. Siamo cascati insieme per terra, non so se l’ho strozzato da dietro o da davanti. Ricordo solo che ho stretto molto forte. Poi sono rimasto seduto, o sdraiato in corridoio. Ricordo che in quel momento è suonato il mio cellulare, probabilmente ho risposto.
Poi ricordo che mi sono di nuovo agitato, sentendo il rumore del cellulare e poi, subito dopo, il rumore del chiavistello. Mi sono mosso verso la porta, è entrata la mamma, avevo ancora il cordino in mano e mi è venuto di fare la stessa roba, senza nemmeno salutarla».
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Benno strangolò anche lei. Poi si liberò dei cadaveri nell’Adige. Emerse che nel suo periodo in Germania il giovane era stato ricoverato per problemi psicologici. I tre periti nominati dal gip di Bolzano conclusero che «Benno Neumair non è socialmente pericoloso».
Riconobbero una sua scemata capacità di intendere e di volere per l’omicidio del padre, ma non per quello della madre. La difesa provò a chiedere il rito abbreviato, ma la richiesta fu respinta per via delle aggravanti. In Corte d’Assise a Bolzano il presidente Carlo Busato ha ammesso un centinaio di testimoni, tra cui monsignor Guido Todeschini, fondatore di Telepace, che va a trovarlo ogni mese. Così come fece in passato in un caso analogo, quello di Pietro Maso.
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LE PAROLE DELLA SORELLA
La sorella di Benno, Madè, dice ai cronisti fuori dall’aula «ho preferito non guardare Benno. Lui non mi ha mai scritto, non ha mai detto di essersi pentito e secondo me non è nemmeno malato. Perché ha ucciso nostri genitori? Non lo so, forse non lo sapremo mai. Magari ha percepito la sua vita come un fallimento ed ha cercato una via d’uscita in quel modo. Io comunque non provo odio, non è un sentimento che provo e, in generale, penso molto poco a Benno, anche se non sempre è facile: a volte ho qualche incubo. E non è vero che i nostri genitori facevano differenze tra di noi, ci trattavano sempre allo stesso modo».
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Uno degli avvocati di Benno, Flavio Moccia, ha chiarito subito in aula che la linea difensiva punterà sullo stato mentale dell’insegnante: «Benno è malato, ha un disturbo molto grave».