Il ministero della difesa di Mosca ha annunciato all’alba il cessate il fuoco dalle 10, ora locale, per garantire corridoi umanitari a Kiev, Mariupol, Kharkiv e Sumy. Nella speranza che si tratti stavolta di una vera tregua, oggi dovrebbe il terzo negoziato.
Lo ha confermato alla Tass uno degli stessi negoziatori russi, Leonid Slutsky.
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Kiev: “Ecco su cosa non cederemo”
Dopo il giallo sul negoziatore ucraino di Gomel, il banchiere Denys Kireev, ucciso in circostanze mai chiarite, un altro uomo al tavolo di Kiev chiarisce le condizioni che metteranno sul piatto gli uomoni di Zelensky: «Le uniche parti su cui è quasi impossibile essere d’accordo sono la Crimea e le sedicenti repubbliche del Donbass che la Russia insiste che riconosciamo come indipendenti. Questo non è accettabile per la società ucraina. Non sono i politici, ma il popolo ucraino che non vorrà mai che accada».
Considerando che Donbass e Crimea costituiscono due dei punti cruciali per lo scoppio del conflitto, non sembra trattarsi di un passo avanti.
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Un milione e mezzo di profughi
Intanto il numero dei profughi ucraini raggiunge dimensioni bibliche: un milione e mezzo di persone hanno lasciato l’Ucraina, colpita in undici giorni da 600 missili, come risulta dai conti del Pentagono, per il quale Mosca avrebbe addirittura mobilitato il 95% delle forze nel Paese confinante.
L’Ucraina, ormai a corto di cibo, ha nel frattempo sospeso le esportazioni di “carne, segale, avena, grano saraceno, zucchero, miglio e sale”. Tra i Paesi dove l’Ucraina esporta di più, in particolare il mais, c’è l’Italia.
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Il dissenso a Mosca
Ma anche il dissenso a Mosca cresce: al momento sono 4300 le persone arrestate in 56 città per aver manifestato contro la guerra. Lo riportano i dati della organizzazione non governativa Ovd-Info, secondo la quale, ben 1600 dimostranti sono finiti in manette nella sola Mosca.
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