A distanza di 18 anni, la morte dell’indimenticabile Pirata, al secolo Marco Pantani, rimane ancora un mistero
Sono passati 18 anni da quando, il 14 febbraio del 2004, Marco Pantani fu trovato morto nel residence Le Rose di Rimini. La terza inchiesta sulla morte del Pirata prosegue e la mamma del campione, Tonina, in un’intervista ad Andrea Purgatori, pubblicata nel numero di Oggi in edicola, dice: “A me purtroppo sembra sempre il primo giorno. Vado a letto e il pensiero è quello, mi sveglio e il pensiero è quello. Io i primi due anni non ho capito più niente. Poi mi sono messa alla ricerca della verità. E adesso la voglio, questa verità. Non aiuterà me, perché Marco non me lo restituisce più nessuno. Ma sulla tomba gli ho fatto una promessa. Perché da quando fu squalificato nel 1999 fino a che è morto, lui ha lottato per scoprire chi lo aveva tradito. E non c’è riuscito. Quindi, adesso tocca a me continuare”.
Mamma Tonina, nell’intervista a Oggi, ha inoltre raccontato scorci del Pantani privato, di come il campione era cambiato dopo la squalifica per doping e del presentimento che l’aveva assalita prima della sua morte.
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E la mente inevitabilmente va pure a una vecchia intervista, rilasciata tanti anni fa da Giancarlo Ceruti, ex patron della Federazione Italiana Ciclistica, alla guida della Federciclo proprio in quella maledetta estate che vide arrivare la squalifica del Pirata.
I misteri sulla morte di Marco Pantani
Ceruti, purtroppo morto di Covid nel 2020, nel novembre 2004, durante un convegno dichiarò: “Incontrai Marco Pantani dopo i fatti di Madonna di Campiglio,voleva chiedere alla federazione che presiedevo di avvalorare la tesi nel complotto nei suoi confronti. Con Marco parlai per ore”.
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Sì, Mamma Tonina fa bene a chiedere chiarezza e a non arrendersi, tra il 1999 (che strana estate fu per il ciclismo italico che da lì iniziò a soffrire) e quel febbraio maledetto del 2004, tra i monti e il mare di Rimini, qualcosa è successo a Marco Pantani. Ed è ora e tempo della luce su quel periodo cupo.
Stefano Mauri