La giornalista d’inchiesta Maria Elena Scandaliato svela i retroscena dietro le tensioni tra Russia, Ucraina e Stati Uniti
Dal profilo Facebook di Maria Elena Scandaliato*
Mi è stato chiesto: “Quello che non ho capito è perché a tuo parere sono gli Usa a volere questa guerra. È Biden che ha messo i militanti russi lungo il confine ucraino?”
Questa domanda merita una risposta chiara, che possa capire chiunque. Perché Putin sarà pure lo “zar” – stando al nomignolo affibbiato con spregio e malriposta superiorità dai nostri giornali – ma dall’altra parte non ci sono certo dei pacifisti.
In mezzo, poi, c’è l’Europa, un’entità esclusivamente finanziaria (nemmeno economica), incapace perfino di tutelare i propri interessi strategici, vitali. Un’Europa schiava di un atlantismo vecchio, sempre più inopportuno, che (a proposito di zar e, a questo punto, anche di “satrapi”, sempre stando alla variegata nomenclatura mediatica) condivide con Stati come la Turchia, non propriamente “campioni” di demcrazia e rispetto dei diritti umani, verso cui non una sanzione verrà comminata, né ora né mai.
Ecco; la risposta del perché gli aggressivi sono gli Usa – per punti sintetici – la traggo da un articolo esaustivo, puntuale e agomentatissimo pubblicato da Le monde diplomatique, “Ucraina, il perché della crisi”, firmato da David Teurtrie, ricercatore francese.
1) La Nato nasce come alleanza militare antisovietica; eppure, con la dissoluzione del Patto di Varsavia (l’alleanza militare dei Paesi filo-sovietici) la Nato non viene dissolta. Anzi;
2) Nel 1997, nonostante gli occidentali avessero garantito a Gorbaciov che la Nato MAI si sarebbe avvicinata ai confini russi, viene deciso l’allargamento della Nato a Est;
3) Nel 1999 la Nato celebra il suo 50esimo anniversario allargandosi all’Ungheria, alla Polonia e alla Repubblica ceca;
4) Sempre nel 1999, la Nato entra in guerra con la Jugoslavia, in violazione del diritto internazionale e senza l’approvazione dell’ONU, dove la Russia può esercitare il diritto di veto;
5) nel 2001, dopo l’11 settembre, la Russia accetta l’installazione temporanea di basi Usa in Asia centrale, ritira i soldati russi presenti in Kosovo e chiude le basi ereditate dall’Urss a Cuba. In risposta a questa disponibilità gli Usa nel 2003 invadono l’Iraq, in violazione del diritto internazionale, senza l’avallo ONU e con il parere contrario di Russia, Francia e Germania;
6) Nel dicembre 2001 gli Usa si ritirano dal trattato anti-missili balistici del 1972, uno dei pilastri del disarmo nucleare;
7) In seguito, gli Usa annunciano l’intenzione di installare elementi del loro scudo missilistico di difesa in Europa orientale, violando l’atto fondatore che regola i rapporti Russia-Nato del 1997, in base al quale le parti non avrebbero installato nuove infrastrutture militari permanenti nell’Europa dell’Est;
8) Nel 2004 Estonia, Lettonia e Lituania entrano nella Nato, insieme a Romania, Slovacchia e Slovenia;
9) Nel 2008 gli Usa premono sugli alleati europei perché ratifichino la volontà di Georgia e Ucraina di entrare nella Nato (anche se allora la maggioranza degli ucraini si opponeva a tale adesione);
10) Al tempo stesso gli Usa spingono per il riconoscimento del Kosovo, in violazione del diritto internazionale, trattandosi giuridicamente di una provincia serba;
11) Intanto, nel 2009 l’Albania entra nella Nato;
12) Nel 2013 Usa ed Europa sostengono Euromaidan (tentativo di colpo di stato in Ucraina, fortemente caldeggiato dagli Usa per instaurare un governo filo-occidentale a Kiev), nonostante l’elezione di Janukovich nel 2010 sia stata riconosciuta come conforme agli standard democratici. Sulla natura di Euromaidan (e delle varie “rivoluzioni colorate” che l’hanno preceduta) sono stati scritti oceani di inchiostro, andateveli a cercare;
13) Nel 2019 gli Usa si ritirano dal trattato sulle forze nucleari intermedie; forze delle quali, in caso di guerra, gli europei sarebbero il primo obiettivo, visto che ospitano i missili statunitensi dislocati nelle basi sui loro territori;
14) Nel 2020 la Macedonia del Nord entra nella Nato;
A tutto ciò potremmo aggiungere gli interventi statunitensi in mezzo mondo, dal Medio Oriente all’America Latina (ricordate Guaidò?), operati in regime di assoluta autonomia decisionale. Come potremmo ricordare il precipitoso ritiro dall’Afghanistan, non condiviso con gli “alleati”, o la creazione della nuova “Aukus”, l’alleanza militare nel Pacifico con Regno Unito e Australia, che tanto è “piaciuta” alla Francia. Per dire: gli Usa non solo non sono pacifisti né non-interventisti, ma trattano i loro presunti “alleati” con ben poca considerazione.
Ma accantoniamo il resto, restiamo sull’aggressività russa; rendiamo il ragionamento più semplice possibile.
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Se io mi avvicinassi a una persona con un coltello, poi chiamassi un amico a darmi man forte con una pistola, e poi un altro e un altro ancora con un fucile e un ak47; se infine in 15 gli andassimo a un centimetro dalla faccia, armati fino ai denti, dicendo: “Embè? E mo’ che fai?” Ecco. Se lui a quel punto mi desse una spinta per farmi arretrare chi sarebbe l’aggressivo, io e i miei 15 compari, o lui?
Datevi una risposta.
* Maria Elena Scandaliato (Roma, 1980) è una giornalista Rai. Negli anni da free lance ha prodotto inchieste e reportage per “la Repubblica”, “Il Venerdì”, “il Fatto Quotidiano”, “L’Espresso”, Sky e RSI. Ha pubblicato, tra gli altri, L’affaire Briatore. Una storia molto italiana (con Andrea Sceresini, 2016), Piazza Fontana, noi sapevamo. Golpe e stragi di Stato. Le verità del generale Maletti (con Andrea Sceresini e Nicola Palma, 2017) e L’era Marchionne. Dalla crisi all’americanizzazione della Fiat (2018).