Michelle Pfeiffer, cassiera e poi stenografa, arriva alla recitazione dopo aver vinto un concorso di bellezza. La mamma della provincia di Catanzaro, gli esordi, i successi, la vita privata e i 4 clamorosi ruoli rifiutati per film diventati cult assoluti: ecco la sua vera storia
Michelle Pfeiffer, o meglio Michelle Marie Pfeiffer, nasce il 29 aprile 1958 a Santa Ana, in California, seconda di quattro figli di Richard Pfeiffer, un appaltatore di impianti di aria condizionata, e Donna Jean, una casalinga italiana nata Taverna, in provincia di Catanzaro.
Ha un fratello maggiore, Rick, e due sorelle più giovani: Dedee, attrice televisiva e cinematografica, e Lori. Il nonno paterno di Michelle era di origini tedesche e sua nonna paterna aveva antenati inglesi, gallesi, francesi, irlandesi e olandesi, mentre il nonno materno era di origini svizzero-tedesche e sua moglie aveva origini svedesi.
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La giovane Michelle frequenta la Fountain Valley High School, diplomandosi nel 1976. Lavora come cassiera al supermercato Vons e frequenta il Golden West College.
Lavora per un breve periodo come stenografa e, dopo aver vinto il concorso di bellezza Miss Orange County nel 1978 e classificatasi sesta a Miss California, decide di intraprendere la carriera di attrice.
E sono proprio questi concorsi che le aprono le porte delle audizioni per la televisione e il cinema.
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Trionfi ed errori di Michelle Pfeiffer
Nel 1981, Michelle sposa l’attore e regista Peter Horton – dal quale divorzia sette anni dopo – e adotta una bambina, Claudia Rose, prima di risposarsi nel 1993 con il produttore David E. Kelley, con cui avrà un figlio, John Henry.
Nella sua lunga carriera di attrice – ma anche nelle vesti di cantante – conquista numerosi premi: Oscar, Golden Globe, Donatello, Emmy e altri.
«Ho lavorato così duramente per così tanto tempo, anche quando i miei figli erano più piccoli, prima che andassero a scuola».
Il primo a credere in lei è Brian De Palma, che la scrittura per il ruolo della pupa di un boss come Al Pacino, nel superbo “Scarface”.
Nel 1987 si lascia sedurre dal fascino mefistofelico di Jack Nicholson in “Le streghe di Eastwick”, e nell’anno seguente è candidata all’Oscar per l’interpretazione dell’eterea Madame Marie de Tourvel, in “Le relazioni pericolose”.
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Una seconda candidatura all’Oscar arriva nel 1990 – preceduta dalla vittoria ai Golden Globe – per l’interpretazione della cantante Susie Diamond ne “I favolosi Baker”. Nel 1992 Tim Burton le cuce addosso (con il latex) il ruolo della graffiante Catwoman, in “Batman – Il ritorno”.
Gli anni 2000 vedono l’artista sotto la guida di Martin Scorsese, o al fianco di colleghi come Harrison Ford, Robert De Niro e Tommy Lee Jones.
Proverbiali i suoi rifiuti di interpretare film che poi si sono rivelati un grande successo, in particolare “Thelma & Louise” (la parte fu poi assegnata a Geena Davis), “Basic Instinct” (ruolo poi attribuito a Sharon Stone), “Il silenzio degli innocenti” (poi affidato 63 anni e non nasconderli a Jodie Foster) e “Pretty Woman” (interpretata da Julia Roberts).
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Sensibile e passionale
Per quanto riguarda la sua personalità, Pfeiffer è pacificatrice per natura e a questo scopo impiega la sua notevole forza interiore. È anche estremamente sensibile, perspicace e – inaspettatamente – un po’ timida, e queste qualità sono sia i suoi punti di forza, sia i suoi punti deboli.
Ama la musica e la poesia, ha occhio per la bellezza e un fine senso dell’equilibrio e del ritmo, ma soprattutto adora la semplicità. «Amo i miei vestiti della linea Armani, ma in casa mi piace la roba comoda, come un paio di jeans e una maglietta sudata», confessa l’attrice.
«Sento meno pressione a vestire in modo giovanile. Ho 63 anni e tutti lo sanno e i jeans sono la mia uniforme, ne ho circa 15 paia».
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Michelle è un’amante sensibile e appassionata, e la sua percettività la rende consapevole dei bisogni e dei desideri dei suoi partner, che riesce a soddisfare con una delicatezza quasi magica. «Nelle nostre vite complicate non siamo attrezzati a trovare la gioia, non perché ce ne sia poca nel mondo, ma perché non sappiamo riconoscerla. Capire se stessi, i propri desideri più profondi spesso ci dice che inseguiamo falsi miti. Per questo continuiamo a fare gli stessi errori».
Grazie, adorabile Michelle.
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