È passata una decina di giorni dalla finale del Festival di Sanremo, dove è stata inventata un’Italia inesistente ed è stata silenziata quella reale. Un motivo ci sarà
È passata una decina di giorni dalla finale di Sanremo, che quest’anno ha sfondato il 70% di share. Il Festival viene visto in tutto il mondo e ci siamo chiesti come all’estero si saranno immaginati l’Italia. Quando hai il 70% di share hai due possibilità: o lasci che a trionfare siano solo le canzoni, belle o brutte che siano. Oppure usi il palcoscenico per lanciare messaggi importanti. Ovviamente a Sanremo, come sempre, si è optato per la seconda scelta. Anche se, con l’Italia che sta andando letteralmente a rotoli, i temi trattati ci sono apparsi, come dire, surreali. La giovane attrice di colore Lorena Cesarini ha ad esempio usato il suo tempo per infonderci una paternale su quanto gli italiani siano razzisti, o lo siano con lei, che però era lì sul palco a presentare perché è evidentemente brava nella sua professione e lo meritava. Non solo. Il Festival lo ha vinto, per la seconda volta, Mahmood, un ragazzo di padre egiziano. Anzi, non ha vinto: ha stravinto. Al terzo giorno di gara, su Youtube, il brano suo e di Blanco aveva raggiunto i 6 milioni di visualizzazioni, il triplo di Elisa: perché la sua canzone piaceva e perché, checchè Lorsignori vogliano continuamente far pensare, al 99,9% degli italiani il colore della pelle e ogni altra fesseria che ruota intorno a xenofobia e affini non interessa affatto.
Il secondo tema trattato è stato il gender fluid. Sicchè, all’estero avranno pensato che i grandi problemi degli italiani dopo due anni di pandemia siano un viscerale razzismo e una cupa visione della sessualità. Vagli a spiegare che quello era un Paese inventato a misura di Festival.
Eppure, con il 70% di share, su quel palco avrebbero potuto dar voce ai veri problemi che ci attanagliano, come il milione di posti di lavoro perduti in due anni e recuperati parzialmente solo come precari.
O gli stipendi indecorosi nell’unico Stato europeo dove risultano inferiori a quelli del 1990.
Si sarebbe potuto fare un lungo discorso sulle morti sul lavoro, o sui giovani che muoiono facendo stage nell’alternanza scuola-lavoro o su quelli ancora che vengono manganellati alle manifestazioni per protestare su ciò che sta accadendo.
Si sarebbe potuto denunciare la chiusura di locali, ristoranti, negozi e bar costretti ad abbassare per sempre la saracinesca a causa di lockdown ricambiati da elemosine governative e per via di folli restrizioni delle libertà individuali.
Si sarebbe potuto almeno accennare alle pensioni da fame, ai milioni di cartelle esattoriali inviate in pieno stato d’emergenza o avere il coraggio di alzare la voce sul vergognoso raddoppio dei costi delle bollette, che stanno mandando le famiglie sul lastrico e portando alla chiusura migliaia di aziende.
O, ancora, avvertire gli italiani che con il Pnrr ci stiamo indebitando più di qualsiasi altro Stato europeo, addirittura quasi dieci volte la Romania e che non sappiamo minimamente che futuro garantiremo alle prossime generazioni.
Ma forse fare tutto questo sarebbe stato politicamente scorretto o, come si diceva un tempo, democratico. Meglio dunque puntare su oscurantismo sessuale e razzismo, utili in ogni stagione a distrarre gli italiani dalle questioni rilevanti.
L’ultima, sulla quale si sarebbe potuto, anzi dovuto, riflettere è che da questa settimana sarà vietato lavorare a qualche milione di persone che ha deciso di non vaccinarsi e che dunque non avrà i soldi per sfamare i propri figli. Invece no. Per loro, indirettamente, ci sono stati unicamente gli sfottò di Fiorello, con il braccio che si muoveva da solo come effetto collaterale da vaccino, una gag per deridere i novax (che, come gli altri, pagano il canone Rai). In effetti l’Aifa ha appena pubblicato il rapporto annuale sulle reazioni avverse da vaccino: una su mille dosi. Sono risultati rari gli eventi come anafilassi, sindrome di Guillain Barré, miocarditi e pericarditi, paralisi di Bell e trombosi trombocitopenica. Ventidue i decessi certamente correlabili al vaccino e 175 quelli indeterminati: ovvero non è chiaro se l’inoculazione sia stata la causa della morte. Ma le segnalazioni erano molte, ma molte, di più. Chissà che chi ha subito questi rari effetti, o i loro parenti, non fosse davanti alla tv in quel momento a vedere Fiorello. Sai le risate che si saranno fatti.
(Anticipazione del Momento di Cronaca Vera, in edicola martedì 15 febbraio)