Mentre tutto scorre e la Juve, da rifare e rifondare, è fuori dai giochi per la lotta scudetto e rischia di assistere, tra qualche giorno, all’approdo (il giugno prossimo), del suo (discontinuo, ma illuminante) fantasista Dybala (questione affrontata malissimo dal 2019 a oggi) all’Inter (laddove Marotta stravede per lui), Marco Tardelli, ex giocatore (ed ex dirigente) della Juventus, sulle colonne de La Stampa ha analizzato la finale di Supercoppa tra Inter e Juventus, vinta dai nerazzurri per 2-1. Questi alcuni estratti del suo pensiero: “Non è stata certamente spettacolare l’ultima finale di Supercoppa: due squadre diverse sul campo e nella rosa. I nerazzurri coperti e completi in tutti i reparti con un gioco corale ed offensivo quasi perfetto. Determinati, in fiducia e consapevoli della propria forza. I bianconeri invece in confusione, senza idee, con un approccio solo difensivo teso ad arginare gli attacchi avversari basandosi sul contropiede, nella speranza di arrivare ai rigori. Vero è che le assenze si sono fatte sentire, ma tutto questo non può giustificare un tale atteggiamento. Se speri nel colpo del singolo, tutto diventa difficile. La sensazione dall’esterno è che non sappiano cosa fare, che non esista un’idea di gioco ed a volte i giocatori bianconeri si sentano come persi. L’Inter ha strameritato la vittoria e la mano di Simone Inzaghi si è vista eccome. Insomma una squadra, quella nerazzurra, solida in tutti i reparti: difesa, centrocampo ed attacco. Ma soprattutto a livello dirigenziale. Non era facile ricostruire un puzzle subito vincente. Scelte giuste coraggiose e lungimiranti, una capacità straordinaria di girare pagina senza pensarci troppo su. Questa è la differenza con la Juventus, dove negli ultimi anni la confusione la fa da padrona. Chi decide, chi comanda. La partenza di Marotta ha lasciato un vuoto non ancora colmato, forse è arrivato il momento che qualcuno cominci a rifletterci su”.
Così parlò il Tardelli, cuore bianconero denso.
Stefano Mauri