Nella guerra tra novax e provax l’esercito dei dimenticati e dei dannati aumenta di giorno in giorno. Possiamo continuare a fingere di non vederlo, come fanno politici, giornali e tv, convinti che a noi non succederà mai. Però…
L’Europa, il continente più vaccinato del mondo, ha superato i 100 milioni di contagi. L’Africa, il meno vaccinato, ne conta 7. I virologi della tv vi diranno che non significa niente. Sarà. L’Italia, in questa corsa all’inoculazione, è ai primi posti nel pianeta, con la quasi totalità degli adulti sottoposti a due dosi, buona parte a tre.
E oggi possiamo così tirare alcune somme: al 31 dicembre 2020, senza vaccini, l’Italia contava dopo dieci mesi di pandemia (inizio ufficiale il 21 febbraio a Codogno) 2 milioni 107 mila e 166 contagi, con un tasso di positività del 12,6%. Nei dodici mesi successivi, con due-tre dosi di vaccino a testa, i contagi sono aumentati di circa il 200%, assestandosi a 6 milioni 125 mila e 683, con un tasso di positività dell’11,8%. I morti al 31 dicembre 2020 erano 74159. Un anno dopo 137402, ossia 63243 in dodici mesi. Un po’ meno, certo. Ma in un anno qualcuno hanno anche imparato a curarlo, no?
Da due mesi circola la variante Omicron. Secondo uno studio del Robert Koch Institute, che non è un’associazione complottista ma l’organizzazione responsabile per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive in Germania, la sua letalità è dello 0,05%, quando quella dell’influenza stagionale è più o meno il doppio. Praticamente poco più di un raffreddore. Dunque, pandemia finita? Manco per idea.
Come avevamo anticipato in totale solitudine mesi orsono, Lorsignori non hanno alcuna intenzione di fermarsi. Se Israele detta la delirante linea di una puntura ogni quattro mesi sciogliendo le briglie alla quarta dose, in Italia si va verso l’obbligo vaccinale. Come se la colpa di 4 milioni e rotti di contagi nel 2021 (il doppio della prima ondata) fosse da attribuire ad un manipolo di novax. Obbligo vaccinale, peraltro, per quel che sembra poco più di un raffreddore.
Mentre scriviamo ignoriamo quale sia la decisione presa dal governo, ma la voce più insistente è che l’obbligo si tradurrà ancora in un super green pass per tutti i lavoratori. Ovvero, sei libero di non vaccinarti, però se non lo fai non lavori e muori di fame. O meglio ancora: c’è un obbligo di fatto, ma con consenso informato di cui ti assumi ogni responsabilità, che è l’aspetto che più ci interessa. Proviamo a spiegarci: quando l’Unione Europea stilò i contratti con i vari Pfizer e Astrazeneca, diede loro manleva per gli eventuali effetti collaterali da vaccino.
Significa che un danneggiato europeo non potrà mai chiedere un risarcimento alle case farmaceutiche. Poi, in Italia, si passò alla fase due: lo scudo penale. Lo raccontiamo con un esempio: il decesso del carabiniere cinquantenne Pietro Taurino a Mantova. Per i periti della Procura fu ucciso dall’inoculazione di Astrazeneca. Bene, subito dopo, in virtù dello scudo penale per l’intera catena vaccinale, la Procura chiese l’archiviazione. Come lui, altri, morti e non morti. Poi c’è la fase tre: il consenso informato.
La Corte Costituzionale ha da tempo assimilato i danni da vaccinazione raccomandata (come per il Covid) con quelli da vaccinazione obbligatoria, sostenendo che il cittadino vada comunque risarcito. Ma siccome alla legge non è mai stata messa mano, le Asl rifiutano d’acchito ogni richiesta di danni in quanto la vaccinazione Covid non rientra in quelle obbligatorie previste dalla legge 210/92: in sostanza sei stato obbligato di fatto a vaccinarti, ma dato che hai firmato un consenso informato, se hai subito danni sono fatti tuoi. Di queste storie sulla stampa supina all’esecutivo si tace da sempre.
Eppure è pieno così. Ognuno racconta la propria su taluni gruppi social, diventati rifugio per sfogare la rabbia. Solo per citarne alcuni, su Telegram, ad esempio, il gruppo “Vittime vaccino Covid in Italia” conta 1634 membri, “I famigliari delle vittime del cosiddetto vaccino in Italia” ne ha quasi 3mila, mentre “Nessuna correlazione” ne sciorina 12mila. Su Facebook “Osservatorio morti precoci 6” supera i 2mila, “Danni collaterali in Valtiberina” sfiora i 3mila e “Danni collaterali” arriva all’inquietante cifra di 270mila iscritti.
Inquietante perché la gente che va lì sopra a raccontare le proprie sventure vaccinali (sventure che in un Paese normale narrerebbero i giornali), parla di effetti avversi al vaccino a volte terribili, talora letali, accompagnati spesso da foto e documenti. E inquietante perché si tratta di persone come tutti noi, che si sono fidate, hanno firmato il consenso e fatto le dosi richieste dal governo.
Ma poi, una volta subiti i danni, si sono viste trattate come appestate, silenziate dai media e ignorate dalle istituzioni, talvolta prese in giro dai medici, senza alcuno che sia in grado di proporre loro una soluzione.
Ecco, nella guerra tra novax e provax l’esercito dei dimenticati e dei dannati aumenta di giorno in giorno. Possiamo continuare a fingere di non vederlo, come fanno politici, giornali e tv, convinti che a noi non succederà mai. Possiamo continuare a pensare che quelle immagini siano fake e che le vicende narrate siano frutto di chissà quale fantasia malata o della semplice suggestione. Ma, di dose in dose, quest’esercito coinvolge sempre più persone e non ce n’è ormai uno tra noi che non abbia sentito di qualche conoscente che si ritenga danneggiato, ma lasciato solo.
Il salto della barricata è questione di poco e domani potrebbe capitare proprio a noi. Ed è quest’etica dello Stato che ci ripugna, uno Stato che fino ad oggi ha giocato sul falso obbligo vaccinale mascherato da super green pass per lavarsene poi le mani come un Ponzio Pilato moderno, facendo in modo che i cittadini firmassero un consenso al vaccino. E arrivando trionfalmente al surreale paradosso di un vaccino di cui non è responsabile chi lo produce, chi lo sceglie e chi lo inocula. Ma solo chi lo ha ricevuto.
(Dal Momento di Cronaca Vera in edicola martedì 11 gennaio 2022)