Con la fine dell’emergenza ci troveremmo davanti alla Variante Italia, l’unica economia a pezzi del continente, ormai totalmente dipendente dai prestiti dell’Ue con il famigerato Pnrr e con i precari come unica forza lavoro in crescita. Ecco perché procrastinare l’allarme conviene…
Abbiamo chiuso l’anno con i virologi che cantavano l’imbarazzante Vaccinazione di Natale e con l’allarme sulla variante Omicron. L’impennata di casi vedeva solo a Milano quasi 100mila abitanti in quarantena perché positivi. Numeri così alti che rischieremo presto il blocco del Paese anche senza lockdown: tutti a casa causa virus.
Ora, il ventaglio di soluzioni proposto è variegato e bizzarro: per il Governo e per alcune Regioni si potrebbe ridurre o addirittura eliminare la quarantena a chi ha già ricevuto la terza dose, anche se si sa che pure con la terza dose si contagia e si viene contagiati. Non importa. Lo vedono come un «premio per chi ha completato il ciclo vaccinale» come se questa fosse una gara e noi fossimo scimmie da ammaestrare. Tutti d’accordo? Nemmeno per idea.
Il professor Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata, dice a Radio Campus: «Ridurre la quarantena a meno di 7 giorni è rischioso soprattutto con una variante così contagiosa come questa». Le Asl, però, non riescono più a tracciare, dicono. E i tamponi antigenici, che ci infilano nel naso da due anni, sembrano non essere più attendibili, anche se consentono di ottenere il green pass base: sballano del 40%. Nientemeno. E pensare che sono stati pure un gettonato regalo di Natale, acquistato dopo ore di coda in farmacia, a prezzi “calmierati” di 15 euro (perché per Lorsignori 15 euro sono prezzi calmierati).
A Monza il Corriere della Sera registra un video di persone in attesa al drive through di oltre 3 ore e mezza, come ai tempi in cui in Urss si doveva comperare il pane. A Roma il Messaggero parla di lunghe attese invece ai pronto soccorso e il governatore Nicola Zingaretti – quello che rideva del Covid a inizio pandemia prima di buscarselo – sbotta: «Gli ospedali sono affollati e stiamo ritardando le altre cure ad altri cittadini a causa delle persone non vaccinate. Questa cruda verità va detta». Stesso clima catastrofista in Brianza, dove il sindacato infermieri denuncia il tilt dei nosocomi. Eppure Alberto Zangrillo, direttore del dipartimento di anestesia e terapia intensiva del San Raffaele, interpellato dall’Adnkronos Salute, è tutt’altro che allarmista sulla pressione negli ospedali: «I numeri ci dicono che per ora non sta accadendo. Se qualcuno sostiene il contrario si assuma la responsabilità di gridare “al lupo al lupo”». E su Twitter cinguetta: «L’isolamento preventivo in quarantena domiciliare per i contatti asintomatici di persone positive è norma che bloccherà l’Italia e farà contenti i lavativi».
Siamo insomma alla schizofrenia sanitaria: tutti contro tutti, senza alcuna via di mezzo. Confindustria, per bocca del presidente Carlo Bonomi, invoca l’obbligo vaccinale, e lo fa proprio ora che la variante Omicron ha reso i vaccini molto meno efficaci. Se ne sono accorti in Israele, dove la quarta dose è stata bloccata in attesa di capirci qualcosa di più. E lo fa capire perfino Pfizer, che annuncia per la prossima primavera una nuova versione del vaccino tarato su Omicron, come assicura Sabine Bruckner, responsabile della casa farmaceutica in Svizzera. E tutto questo, si badi bene, prima ancora di sapere quale sia la letalità della nuova variante: perché, fino a fine anno, fateci caso, di morti di Omicron si è parlato ben poco, nonostante circoli ormai da un bel pezzo. Forse perché la strage profetizzata non c’è.
Se così fosse non sarebbe necessario un nuovo vaccino. Un bene agognato dagli italiani, molto meno, forse, da chi è al Governo. Perchè la fine dell’emergenza metterebbe il Paese devastato da una gestione grottesca della situazione di fronte a problemi contingenti: la “variante” economica; e cioè un’economia a pezzi, totalmente dipendente dai prestiti dell’Ue con il famigerato Pnrr e con i precari come unica forza lavoro in crescita. E a emergenza finita forse qualcuno, oltre a noi, si azzarderebbe finalmente a scrivere che il “modello Italia” non è altro che un’immane farsa narrata in ogni salsa dagli zerbini dell’informazione, dato che la letalità da Covid nel nostro Paese ha continuato e continua tuttora a crescere, attestandosi a 2270 morti per milione di abitanti, contro, ad esempio, i 1324 morti per milione della Germania e i 1877 della Francia: ovvero i due Stati europei dove il Coronavirus fu scoperto per primo a fine gennaio 2020. Gli ultimi dati del nostro tracollo economico arrivano dalle imprese della manifattura, in ginocchio per il caro-energia, aziende che producono per 88 miliardi l’anno e danno lavoro a 350mila addetti. Le fonderie sono al collasso. E il presidente di Assofond, Fabio Zanardi, snocciola il surreale paradosso al Messaggero: «Più produciamo e più soldi perdiamo: se si va avanti così, nel giro di due mesi e mezzo un comparto industriale che ha tradizione centenaria rischia di scomparire». Oppure «ritardando avviamenti, diminuendo le produzioni, modificando i prezzi di vendita, possiamo tirare avanti 6-8 mesi, ma poi vedremo le produzioni finire in Francia, Germania e Spagna dove ci sono misure di calmieramento per i costi energetici».
Ecco, procrastinare l’emergenza, continuare a lanciare allarmi, chiudere a colori il Paese e togliere la libertà dando la colpa ai novax, è l’unico modo che il Governo ha per non mettere a nudo il Re: perché con ogni probabilità la “variante Italia” è la più pericolosa.