Online gratuitamente su tutte le piattaforme il podcast sulla strage di Erba “Il grande abbaglio”, che prende il nome dall’omonimo libro di Felice Manti ed Edoardo Montolli sulla strage di Erba. Con audio choc, come quando Olindo difendeva Azouz: “Guarda che quando accusi qualcuno devi essere sicuro!” È una delle intercettazioni inedite riportate nell’inchiesta a puntate nella quale viene anche smentita l’ipotesi secondo cui la coppia sospettava di essere intercettata e non parlava mai della mattanza. Cronaca Vera ha ospitato fin dall’inizio (e quasi in solitudine) la versione in difesa della coppia…
ERBA- Sono passati quindici anni dalla strage di Erba, da quell’11 dicembre 2006 in cui morirono nella corte di via Diaz Raffaella Castagna, il suo bimbo Youssef Marzouk, la mamma Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Oggi non sono pochi quelli che credono all’innocenza di Olindo Romano e Rosa Bazzi, i vicini di casa condannati all’ergastolo per la mattanza. Ma all’epoca del primo processo di Como, a parte il collegio difensivo della coppia formato da Fabio Schembri, Luisa Bordeaux ed Enzo Pacia (oggi scomparso) a sostenerne l’innocenza erano solo due cronisti: Felice Manti ed Edoardo Montolli, che scrissero un libro intitolato Il grande abbaglio. Le scoperte di allora e quelle successive, raccontate dieci anni dopo a Le Iene, sono finite nella versione aggiornata del volume e in un ebook. E ora, ulteriori nuovi dettagli, finiscono in una serie podcast, ascoltabile sia sul sito frontedelblog, che gratuitamente su tutte le piattaforme di file audio (itunes, spotify o Google podcast, solo per citarne alcuni). Perché sì, pare ci siano molte altre cose mai emerse nei processi.
GLI AUDIO INEDITI
Tra queste, gli audio inediti della coppia quando ancora era libera, mai fatti sentire nelle aule giudiziarie. E costituiscono il tema della prima puntata. Il motivo? Semplice: i giudici scrissero che Olindo e Rosa erano gli unici a non parlare della strage perché sapevano di essere intercettati dopo che Olindo aveva smontato un citofono. Invece, incredibile a dirsi, dagli audio ascoltati dai giornalisti e considerati “non utili” dagli investigatori, si scopre che la strage era quasi l’unico argomento di discussione dei coniugi, e cioè l’esatto opposto di quanto scritto in sentenza. Rosa e Olindo ne parlavano con i vicini, con i conoscenti e gli amici, con i giornalisti, con i carabinieri sempre appostati fuori casa. E soprattutto quando erano da soli. E cosa dicevano in quest’ultima situazione? Si interrogavano, come tutti, su chi potesse essere l’assassino, da dove fossero fuggiti, come avessero fatto a farla franca. C’erano parole di pietà per le vittime.
E non solo. Ci sono le frasi di Olindo che si augurava come Mario Frigerio, il marito di Valeria Cherubini sopravvissuto alla strage, si riprendesse e potesse riconoscere l’aggressore. Non avrebbe mai potuto immaginare che Frigerio, ripresosi in ospedale, dopo aver dato la colpa ad un assassino gigante ed olivastro, andasse ad indicare proprio lui, Olindo, come suo aggressore. Ma c’è un altro dettaglio che mette in risalto la personalità dello spazzino di Erba. Dopo che alcuni vicini avevano puntato il dito contro Azouz nonostante questi fosse in Tunisia, giurando di averlo visto giorni prima ad Erba, Olindo, parlando con Rosa, si arrabbiava: «Guarda che quando accusi qualcuno devi essere sicuro!» Diceva proprio così lui che con Azouz non era mai andato d’accordo.
IL CITOFONO ROTTO
Ma le scoperte non finiscono qui. In sentenza, infatti, la Corte d’Assise sosteneva che la coppia non parlasse mai in casa della strage perché Olindo aveva smontato un citofono cercando le microspie. Invece non è vero nemmeno questo. I cronisti hanno scoperto che, se nei primi giorni la coppia non veniva sentita parlare è semplicemente perché i carabinieri non avevano allegato né audio, né brogliacci dalle 20,51 del 12 dicembre 2006 (il giorno successivo alla strage) fino alle 12,10 del 16 dicembre 2006. Perchè, non si sa, dato che le microspie si attivano anche solo con il rumore di un rubinetto. E invece agli atti non c’è nulla, nemmeno un verbale per giustificare tali “buchi”. Di certo non poteva essere usato come elemento a carico dei coniugi. Ma c’è altro: da un audio mai sentito del 17 dicembre e riportato nel podcast, Olindo spiegava ad una vicina di casa come il citofono si fosse rotto. E, prima dell’arrivo dei tecnici, chi l’aveva riparato? «Un carabiniere esperto di queste cose qui» raccontava lo spazzino. Particolare che, tuttavia, non fu mai riportato in alcun verbale, dove per contro si evidenziavano inesistenti sospetti di Olindo.
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Lo speciale sulla strage di Erba di Fronte del Blog – GUARDA
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