Il delitto di Yara Gambirasio, conclusosi con la condanna all’ergastolo di Massimo Bossetti, è davvero un caso chiuso? In una lunga videointervista a Fronte del Blog, l’avvocato Claudio Salvagni, legale storico del muratore di Mapello, spiega le ultime mosse della difesa per arrivare alla revisione del processo
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Nell’Italia divisa tra colpevolisti e innocentisti, ho espresso più volte il mio punto di vista (vedi da ultimo qui) ovvero che la prova regina del processo, in verità l’unica, ossia la traccia genetica di Ignoto 1, costituisce un indizio più che una prova.
Ciò perché una traccia di DNA, scientificamente e logicamente, attesta solo che cellule appartenenti al corpo di un individuo sono entrate in contatto col corpo della vittima o alti oggetti presenti su una scena criminis, senza che si possa stabilire né come né quando questo sia avvenuto.
L’intervista video (VEDI SOPRA), concessaci da Claudio Salvagni, legale di Massimo Bossetti fin dall’inizio della sua vicenda giudiziaria, è stata illuminante per comprendere i termini della questione.
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Questi alcuni stralci dell’intervista:
In merito alla cronistoria processuale della richiesta da parte della difesa di effettuare una controanalisi in contraddittorio del dna di ignoto 1: ” Si è creata molta confusione, come in tutti gli aspetti di questo processo. Noi abbiamo chiesto l’esame del DNA fin dall’udienza preliminare (…) Bossetti è stato arrestato nel giugno del 2014. Nel febbraio 2015 si sono concluse le indagini preliminari, ed ad aprile 2015 c’è stata l’udienza preliminare…Attenzione che in quei due mesi la difesa finalmente è venuta in possesso del famoso fascicolo del pubblico ministero, composto da sessantamila pagine(…) in quei due mesi la difesa ha dovuto studiarsi tutte le sessantamila pagine(…)ad aprile noi abbiamo richiesto l’esame del DNA. Questa richiesta è stata poi avanzata successivamente nel dibattimento di primo grado, nel dibattimento dell’appello, e poi ancora in Cassazione(… )noi abbiamo sempre, in ogni luogo, richiesto l’esame del DNA, ritenendo che questo esame fosse sbagliato.”
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In merito a quali e quanti laboratori specialistici abbiano estrapolato la traccia genetica di “ignoto 1” dagli indumenti di Yara Gambirasio: “In realtà l’unico laboratorio che ha effettuato l’esame del DNA relativo a ignoto 1, l’individuazione del profilo genetico denominato poi “ignoto 1” è stato realizzato solo dal RIS di Parma. E’ un laboratorio che ha lavorato sul DNA di “ignoto 1”
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In merito all’impossibilità di rifare l’analisi genetica in contraddittorio poiché gli specialisti incaricati dal pubblico ministero avrebbero, nell’eseguire i loro test, esaurito interamente la traccia di “ignoto 1” : “(…)siccome la difesa è abbastanza cocciuta e testarda, e non ha mai voluto mollare, ricordandosi che durante il processo di primo grado il professor Casari, a domanda specifica nostra, aveva detto di custodire presso i propri laboratori del San Raffaele dei campioni di DNA che erano buoni, utilizzabili per fare ulteriori indagini (…) quelli di ignoto 1(…) noi alla luce di questa testimonianza, resa in dibattimento dal professore che è, lo ricordo, un consulente dell’accusa(…) allora abbiamo detto chiediamo di poter esaminare questi campioni di DNA, e incredibilmente, per la prima volta, siamo stati autorizzati a fare questi esami. Questo è accaduto nel novembre del 2019. Dopo di che è iniziato tutto un balletto di, come dire?, no, inammissibilità, tutta una situazione per cui (…) si è giocato un po’ al rimpallo per non farci fare quell’esame. Tanto è vero che siamo oramai a fine 2021 e noi quegli esami non li abbiamo ancora fatti. ”
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In merito alla possibile attribuzione a soggetti abitanti nel territorio bergamasco degli altri nove profili genetici estrapolati da 11 capelli trovati sul corpo della vittima. “Noi abbiamo anche semplicemente chiesto di conoscere, in forma anonima, tutti gli esami del DNA che sono stati effettuati(…) svariate migliaia di test del DNA. Noi abbiamo detto: metteteci a disposizione il data base di questi esami, anche in forma anonima, soltanto sapendo la “stringa” (…) noi poi inseriamo nel nostro computer questi dati e vediamo di elaborare questo più possibile e vediamo cosa può restituirci questa indagine”
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