C’era una volta un tranviere (uno che guidava i tram, insomma), che ogni mattina si svegliava, beveva il caffè, si lavava i denti, leggeva il giornale e poi via… Den Den...
Tornava a casa, mangiava, si lavava i denti e andava a letto.
E così la mattina dopo: si svegliava, si lavava i denti, il caffè, il giornale e di nuovo sul tram.
Den Den…
Una delle solite notti, mentre dormiva, fece un sogno.
Nel sogno era un pirata, con l’orecchino, il pappagallo sulla spalla, la sciabola, la pistola. Assaltava navi: “All’arrembaggio!”, gridava.
Così, una mattina, decise di prendere tutti i soldi che aveva, dal primo all’ultimo. Arrivò all’aeroporto e partì per i Caraibi, là dove vivevano tutti i pirati.
Giunse al porto e chiese in giro: “Qualcuno sa dove posso trovare i pirati?”. Nessuno gli diede ascolto.
Raggiunse un vecchio marinaio che tirava su le reti e ripeté: “Voglio diventare un pirata. Ne conosce almeno uno?”
Il marinaio rise: “Non esistono più i pirati, ragazzo”, disse.
Intanto alle loro spalle, appoggiata al muro, una donna con un lungo abito viola e i capelli scuri ascoltava in silenzio.
Tornato nel suo albergo (un orribile postaccio dai muri ingialliti), il tranviere si distese ormai rassegnato sul letto duro e si addormentò.
Quella notte stessa, in sogno, gli comparve la signora in abito viola.
“Vuoi diventare un pirata?”, sussurrava facendo dondolare i suoi enormi orecchini d’oro. “Bene, devi andare in piazza e, dove c’è il vecchio pozzo abbandonato, aprire la botola.”
Il tranviere si svegliò di colpo. Era ancora notte fonda. Si vestì velocemente e corse fino in piazza e lì, proprio in mezzo, vide il vecchio pozzo.
Non c’era nessuno. Nessun rumore. Si sentivano solo i pesci che guizzavano nel mare cercando di scappare dalla luce della lanterna rimasta accesa sopra l’osteria ormai chiusa.
Dentro al pozzo, nascosta dalle piante, il tranviere trovò la botola. L’aprì e vide che c’era una scaletta di legno che scendeva verso il basso. Fece un profondo respiro e cominciò a scendere.
Di sotto trovò un cunicolo ( una stradina scavata in mezzo ai sassi), illuminato da delle candele. Percorse la stradina e infine si ritrovò davanti ad una porta di legno.
Da dentro poteva sentire cantare:
Ehi! Ehi! Ehi! Noi dobbiamo salpare, noi dobbiamo assaltare!
I tesori trovare e di notte scappare!
Ehi! Ehi! Ehi!
Aprì lentamente la porta che scricchiolò e si ritrovo in un vecchio bar. All’interno, oltre a cantare, dei pirati bevevano al bancone e ridevano ai tavoli battendo pugni scambiandosi monete d’oro.
Il tranviere raggiunse proprio il bancone e disse al barista:
“Io vorrei diventare un pirata”. Lo disse piano, per paura di essere sentito dagli altri.
“UN PIRATA?”, fece qualcuno alle sue spalle.
Tutti fecero silenzio mentre un uomo piuttosto altro con un orecchino d’oro, un pappagallo sulla spalla ed una gamba di legno, si avvicinò a lui.
Toc! Toc! Toc!
“Quindi vorresti essere un pirata, eh?” gli sorrise. “E sentiamo, che sai fare?”
“Io so guidare il tram”, disse il tranviere.
Tutti i pirati nel bar sgranarono gli occhi.
“Un tram? E cosa sarebbe?”
“Beh”, fece il tranviere, “è come una nave ma con i binari.”
Il capitano pirata ci pensò su e poi gli batté una mano sulla spalla.
“Abbiamo bisogno di un timoniere”, disse. “Ci vediamo tra un’ora giù al porto.”
Così il tranviere ripercorse la stradina a ritroso, uscì dalla botola e si ritrovò ancora nella notte stranamente fresca dei Caraibi.
Attese un’ora e poi, raggiunto il porto, vide una gigantesca nave avvicinarsi.
Toc! Toc! Toc!
“Ecco qui il nostro timoniere!”, disse il capitano mentre la nave attraccava.
Così rimasero fianco a fianco, tranviere e capitano, mentre i pirati s’imbarcavano sulla nave.
Ma avvenne qualcosa di straordinario.
Mentre i pirati salivano sull’imbarcazione, piano piano, perdevano forma. Diventavano quasi trasparenti.
Era una ciurma fantasma!
Il capitano si girò verso il tranviere e lo guardò.
“Devi scegliere”, gli disse. “Vuoi continuare a svegliarti tutte le mattine, a bere il caffè, leggere il giornale e guidare un tram sempre uguale o vuoi diventare un pirata fantasma? Vuoi vivere la solita vita o navigare per i mari dei Caraibi? La scelta è tua.”
Poi si voltò, si diresse verso la nave perdendo anch’esso forma e sostanza e si fermò sulla prua con un cannocchiale in mano, fissando le onde.
Il tranviere ci pensò su.
La sveglia, il caffè, i denti, il giornale e poi Den! Den!, oppure…
Oppure...
Camminò lentamente verso la nave. In cima all’albero maestro sventolava una bandiera con un teschio e due ossa incrociate.
Oppure…
Cominciò a sentire qualcosa di strano. Le sue dita sembrarono farsi più morbide. I suoi vestiti cambiarono forma ed una sciabola gli comparve sul fianco.
“Ci siamo tutti!” urlò il capitano. “Ognuno al proprio posto! Tranviere, qui al timone! Ci aspettano incredibili avventure!”
La nave fantasma, la Mad Monkey, salpò in una qualsiasi notte di Settembre.
Nessuno seppe mai che fine avesse fatto il tranviere ma, ancora oggi, ogni tanto giù a Tortuga si racconta di una nave enorme, con grandi vele nere, che vaga per tutti i mari in cerca di tesori.
E, così dice chi l’ha vista, si sente come un suono strano nascosto dalle onde.
Qualcosa tipo…
Den! Den!
Alex “LeChuck” Rebatto