Come lo vogliamo fare questo Green Pass? Per i vaccinati è di un anno, ma non basta più. Una volta scoperto che i vaccini perdono efficacia dopo alcuni mesi, vogliono portarlo a 9 o forse 6 mesi, dopodichè, evidentemente, servirà la terza dose per riottenerlo.
Sarà finalmente finita? Il tempo che Sergio Abrignani, immunologo del Comitato Tecnico Scientifico, si azzardasse a dire al Corriere della Sera che la terza dose avrebbe innescato «una memoria di lungo termine che consenta di fare altri richiami non prima di 5-10 anni» e prontamente è arrivata la smentita in cronaca: il ministro dell’Interno del Saarland tedesco Klaus Bouillon, è risultato positivo al Covid. E aveva già fatto tre dosi. Poi è stato diramato l’ultimo rapporto Iss: i contagi italiani alla terza dose sono 286. – SCARICA IL BOLLETTINO ISS
Rimedi? Nessuno. Perchè per l’Europa i problemi non sono mica i vaccini, ma i novax. L’Austria, ad esempio, ha inaugurato il lockdown per i soli non vaccinati, proposta che sta trovando terreno fertile anche qui. In Italia, infatti, si profila per costoro l’ipotesi del tampone addirittura ogni 24 ore, perché, lo ripetono allo sfinimento gli scienziati da salotto tv, quest’ondata rappresenta la “pandemia dei non vaccinati”. Come no. Basta guardare un attimo fuori dai confini per sbugiardarli: la città di Waterford, in Irlanda, conta il 99,7% di inoculati. E, indovinate un po’, è anche la città con più contagi del Paese, forse d’Europa, se si pensa che contano 1481 contagi ogni 100mila abitanti, mentre Milano, per fare un esempio, ne ha 38 su 100mila.
Possiamo anche andare un po’ più giù nel Continente e guardare a Gibilterra, 33mila abitanti, per ottenere una conferma. Lì è vaccinata il 139,5% della popolazione adulta: ovvero l’intera cittadinanza, 15mila persone inoculati con terza dose, più la gran mole di spagnoli che fanno da pendolari nella colonia britannica. Risultato? Con una sessantina di contagi al giorno e quasi 600 persone in quarantena, hanno cancellato le celebrazioni per il Natale. Quindi nemmeno superando quota 100% di inoculazioni riusciremmo più a liberarci delle restrizioni.
Naturalmente sui media si fa finta di nulla e si elogia il governo dalla maggioranza bulgara per le misure contenitive che avrebbero, a loro dire, funzionato. Ma se non funzionano da nessuna parte, è stupido pensare che possano risolvere il problema da noi, come se il nostro fosse un mondo a parte. La verità è dunque che i contagi continuano a salire non come in altre aree semplicemente perché quest’anno da noi non è ancora arrivato il gelo invernale.
Una fotografia emblematica ce la dà in proposito l’agghiacciante confronto con un altro continente: in Europa si registrano più di 2 milioni di casi a settimana e 28mila morti, con il 65% della popolazione vaccinata. In tutta l’Africa, che conta quasi il doppio degli abitanti e solo il 6% dei vaccinati, i nuovi contagi settimanali sono appena 10mila, con 500 morti. I dati non provengono da associazioni complottiste, ma dall’Organizzazione mondiale della sanità e dagli Africa Centres for disease control and prevention. E dunque, più che di fronte ad una differenza, ci troviamo davanti ad un abisso.
Perché allora continuare con la politica del lasciapassare? Certamente, lo si è appena visto, non per documentabili ragioni sanitarie. Tra chi rifiuta la certificazione verde striscia così l’ipotesi di una suggestiva protesta, che sfrutta proprio la normativa sul green pass: se milioni di italiani si lasceranno sospendere dal lavoro rifiutando il tampone o di mostrare il famigerato QR code, evitando cinema, teatri e tutte le attività commerciali in cui è richiesta la tessera, in pochi mesi le casse dello Stato saranno vuote per l’assenza di imposte e contributi versati.
Ma ci pare, a dire il vero, un’utopia, che peraltro farebbe solo proseguire una guerra tra poveri: perchè a breve, a soffrire la fame saranno gli italiani, non certo le casse pubbliche.
Come ci conferma l’avvocato Claudio Defilippi, massimo esperto sul sovraindebitamento in Italia, l’Agenzia della Riscossione sta infatti inviando intimazioni a gogò per saldare i debiti con l’erario entro 5 giorni, in pieno stato d’emergenza e con i ridicoli rimborsi per il forzato lockdown. Le cartelle esattoriali hanno ripreso a viaggiare nel silenzio assordante della stampa e nel contempo l’inflazione, stando all’Istat, è salita oltre le previsioni, con punte del +42% su luce e gas e +15% su carburanti e combustibili. Con il decreto legge 157 dell’11 novembre, reso retroattivo, trema chi ha chiesto il superbonus del 110% sulla casa e ha già avviato i lavori: se i conti non tornano, addio bonifico. E le ristrutturazioni se le pagheranno da soli, sempre che abbiano i soldi per farlo. Lo Stato, che ha già chiesto indietro bonus Inps, annullato decine di incentivi lasciandoli senza decreti attuativi, elemosinato indennizzi, non ci perde insomma un solo euro. Ma vi è di peggio. Ed è sempre nelle singole storie che si vede il totale sfascio del Paese, in cui il fisco si è trasformato in un vampiro. È la storia di Arianna Manzo, la “bambina di legno” finita in carrozzina per un “danno irreversibile al sistema nervoso centrale”, causato, secondo una sentenza del 2019, da un errore medico dell’ospedale Cardarelli di Napoli, condannato per questo a pagare 3 milioni di danni. L’ospedale ha fatto ricorso in appello e ha ottenuto la sospensione del pagamento in attesa del giudizio di secondo grado. Sono passati due anni, il nuovo processo non c’è ancora. Ma Eugenio Manzo, padre di Arianna, ha intanto ricevuto una cartella dell’Agenzia delle Entrate per “imposta principale di registro e accessori” sulla causa già vinta. Totale: 81.544 euro. Cioè loro non hanno preso un euro, lo Stato ne pretende oltre 80mila sul nulla. E se domani non li dovesse incassare, quella cifra sarà inserita nelle cartelle a ruolo, alla voce lotta all’evasione fiscale. Alla vergogna non c’è più alcun limite.
(Dal MOMENTO di Cronaca Vera in edicola martedì 23 novembre 2021)