L’odio sociale scatenato dai provvedimenti governativi ha avuto l’effetto di sterilizzare le nostre reazioni ai soprusi. È iniziato tutto molto prima dell’avvento di Mario Draghi, quando la gente nel primo lockdown cantava sul balcone, appendeva gli striscioni con la scritta “Andrà tutto bene” e ripeteva slogan ridicoli come “Ne usciremo tutti migliori”. Negli stessi giorni, marzo 2020, l’allora ministro dell’economia Roberto Gualtieri assicurava: «Nessuno perderà il lavoro». Lo persero quasi un milione di persone. Assistemmo allo scontro tra chi aveva un posto garantito e voleva restare a casa e chi voleva riaprire le attività per non morire di fame. La sterilizzazione della rabbia arrivò con le promesse, che rappresentammo subito come miraggi: fortissimi aiuti per le imprese in difficoltà. Come no. Sappiamo com’è finita: elemosine di Stato per i piccoli imprenditori e le partite iva, mentre a Gualtieri è andata meglio, essendo diventato sindaco di Roma.
L’odio sociale scatenato non è però finito, ha semplicemente cambiato interlocutori, spostandosi sul green pass per lavorare, primi al mondo a fare una scelta del genere. Nelle recenti manifestazioni di piazza un poliziotto è stato filmato mentre pestava selvaggiamente un cittadino fermato e poco prima era stato filmato mentre aiutava chi protestava a far sussultare un furgone della polizia.
Un infiltrato? All’accusa il ministro dell’Interno Lamorgese ha risposto che «in realtà quell’operatore stava verificando la forza ondulatoria scaricata sul mezzo». Difficile fare commenti. E infatti, al di là delle ironie in Rete, non ci sono state clamorose prese di posizione di massa né politiche né dei media, così come non ci sono state per i lavoratori di Trieste, padri e madri di famiglia che protestavano contro il green pass colpiti da getti di idranti e lacrimogeni dalla polizia. Questo perché la maggior parte delle persone è stata convinta da un nuovo miraggio: che il green pass per lavorare sia necessario a spingere tutte le persone a vaccinarsi, perché solo così usciremo dalla pandemia.
E allora, anche in questo caso, si è passati sopra a tutto. Purtroppo anche ai dati, di cui in realtà non si fa menzione: la mortalità delle persone in età lavorativa, 18-59 anni, quella che ha reso “indispensabile” il green pass, oscilla infatti tra l’1 e il 9 per mille, come è rilevabile dalle cifre dell’Istituto Superiore di Sanità. Non solo. Anche se i media non lo sottolineano, dall’1 agosto al 15 ottobre del 2020, senza vaccino, c’erano stati in Italia 1226 morti di Covid. Nello stesso periodo del 2021, con i vaccini, i morti sono stati quasi il triplo: 3438. Ma, cosa fondamentale, l’età media in cui si muore di Covid è sempre la fascia over 80, vaccinati o meno che siano. Dunque davvero era “indispensabile” il green pass per chi lavora? Era “indispensabile” stravolgere i diritti costituzionali?
Insigni scienziati, giuristi e filosofi che hanno osato mostrarsi allarmisti per la nostra libertà sono stati attaccati, addirittura derisi su giornali, tv, siti internet e social. Ma comunque la si veda, la limitazione dei diritti non avrà alcun effetto sul virus. Basta guardare all’estero per capirlo. Israele e la Gran Bretagna, che hanno iniziato ben prima di noi a vaccinarsi, documentano come, con o senza restrizioni, i contagi e i morti proseguano, perché i vaccini che stiamo utilizzando non fermano la circolazione del virus, non impediscono il contagio, limitano ma non cancellano la malattia e non impediscono la morte.
Verrebbe da farsi due domande su di essi, visto che in Cina con un vaccino di tipo tradizionale e cure che noi abbiamo ripudiato (idrossiclorochina e plasma iperimmune) sono fuori da tempo immemore dall’emergenza e si contano 3 decessi per milione di abitanti, al posto 207 nel mondo per mortalità. Cifre anni luce lontane da noi, che abbiamo 2179 decessi per milione di abitanti e siamo al posto numero 22 per mortalità. Invece no, in questa sorta di ipnosi collettiva, domande sui vaccini non ce ne poniamo. Continuiamo anzi a pendere dalla labbra di esperti che assicuravano l’immunità di gregge prima al 70%, poi all’80% e ora che abbiamo raggiunto quei numeri si spingono a dire che dovrà essere al 100%. Più che esperti, sembrano indovini.
E così la maggioranza bulgara che regge il governo può continuare a dipingersi come modello per l’estero, mentre inasprisce lo scontro sul green pass e nel frattempo lascia salire le bollette e cancella in silenzio la nostra privacy nei confronti dello Stato grazie al Decreto Capienze: la pubblica amministrazione non dovrà infatti più chiedere autorizzazioni al Garante per trattare i nostri dati personali. Vedremo presto le conseguenze, ma verosimilmente saremo già distratti da altro. Anche stavolta, infatti, la sterilizzazione della rabbia per il caro energia è stata fatta con un miraggio: la promessa che due miliardi saranno stanziati nel 2022 per affrontare i rincari, sui quali abbiamo però il sentore di come finirà. Certo, non siamo più gli unici: c’è chi non crede più a questo continuo gioco di specchi della politica.
Ai ballottaggi è andata infatti a votare ancora meno gente del primo turno, appena 4 persone su 10, un incredibile record negativo. Abbiamo così sindaci eletti in grandi città con meno del 20% dei consensi, ma che brindano al loro successo. Manca solo un’orchestra che suona per sentirsi a bordo del Titanic.
(Dal Momento di Cronaca Vera in edicola)