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Quelli de Il PIlandro: cantina … tra Lombardia, Marche e Brasile che seduce col Lugana e stupisce col Barbera

Tra Vigne e Cantine fa tappa in un'azienda vitivinicola del Garda Bresciano sospesa tra Marche e Brasile

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Partiamo da lontano, che un po’ dI storia, non guasta mai e forma, no?

Ebbene, l’antica Domus Pilandro fu eretta a San Martino della Battaglia (Brescia) tra il XV e il XVI secolo. Nel 1980 la storica cascina nel cuore della Lugana venne acquistata dalla famiglia Lavelli congiuntamente a sette ettari di vigneti, proseguendo una tradizione secolare di vinificazione in quel di Desenzano (www.pilandro.com – via del Pilandro) e dintorni.
Ebbene i vini della familiare, costruttiva, omonima, vivace realtà vitivinicola in oggetto sono profondamente legati al proprio territorio e da esso ricavano quella fresca sapidità che li contraddistingue. Per mantenere intatta questa connessione inviolabile, l’uva viene trattata con tutto il rispetto meritato e lavorata in completa assenza di ossigeno attraverso macchinari moderni e l’esperienza dei viticoltori autoctoni.

La fermentazione del mosto avviene in temperatura controllata, esternando così tutte le caratteristiche più intense e ben definite di ogni tipico vino.

Senza dubbio il nome Pilandrooggi identifica un’azienda vitivinicola dal respiro internazionale, ma ancorata alle origini, riconosciuta nel mondo del vino per la sua eccellente qualità e per la volontà di osare e innovare sempre più.

Particolare non indifferente: il Lugana profuma assai di cantina Pilandro, con le sue antiche origini, risalenti al 1400, e il cuore nobile immersi proprio nella zona particolarmente vocata alla produzione del Lugana Doc, sulle rive del Lago di Garda, ai piedi delle colline moreniche che rendono unico e speciale il territorio circostante. Così i Lavelli: i titolari della cantina, grazie all’opera prima del nonno, poi dei figli e ora dei nipoti, rappresentano, anche a detta di vicini e colleghi, l’anima densa di un’azienda da sempre dedita alla coltivazione dei vitigni e alla produzione di vini, appunto tra i quali svetta un rappresentativo e, unico nel suo genere, Lugana con livelli di eccellenza e qualità indiscussi.
Sedici ettari di piantagione fanno da contorno alla cantina, ma c’è pure dell’altro da raccontare che, la famiglia Lavelli, storie della vita: capitata nelle Marche quasi per caso tempo fa, si è emozionata con l’incantevole fascino delle colline, dei vigneti e della qualità dei vini del territorio marchigiano innamorandosi, letteralmente, di quei posti. E in quel di Castelplanio, riva sinistra dell’Esino, zona di Verdicchio floreali, completi e di medio corpo, da specialisti del Lugana (e non solo), quelli de Il Pilandro (senza dimenticare l’enoteca con cucina in Brasile)da qualche anno si stanno mettendo, meritatamente in mostra, con bottiglie di Verdicchio premianti, di carattere e personalità

Tornando sulle rive gardesane del Benaco, non fanno (benissimo) solo Lugana al Pilandro, tutt’altro: la linea dei vini, rossi e spumanti  compresi è ampia, varia, ancorata ai disciplinari e alle tipologie della zona d’origine, spaziando, attraverso uve acquistate nella vicinissima, annessa provincia di Verona, al Bardolino.

In occasione della degustazione dello scorso martedì 17 agosto, andando tra vigne e cantine, letteralmente ci siamo lasciati guidare degustando, tra emozioni, annotazioni, illuminazioni, stupore, passione e curiosità il Lugana Doc Tera Crèa (intenso, minerale, superlativo), le bolle d’autore dell’Oro Lugana (Metodo Classico  con affinamento di 30 mesi sui lieviti) e per la serie … clamoroso sul Garda, un eccezionale, clamoroso, fantastico, sorprendente, imperdibile (che aspettate a degustarlo) … degustare per credere unico, Benaco Bresciano Barbera (che non t’aspetti) Igt.

Per carità, tradizione, vocazione, disciplinare e geografia, naturalmente (ci mancherebbe) consentono e permettono tale coltivazione in provincia di Brescia, ma l’interpretazione che ne fanno al Pilando, veramente è un qualcosa che squarcia e apre scenari (la Riserva è una favola), con la vendemmia tardiva ad esaltare un quadro già esaltante di suo, con l’affinamento (19 mesi) in botte tonneaux a coccolare la classe di un vino di corpo, carattere e magia eterea. Chapeau!

 

Stefano Mauri

Stefano Mauri

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Stefano Mauri

Stefano Mauri nato a Crema nel gennaio 1975, mese freddo e nebbioso per eccellenza. E forse anche per questo, per provare a guardare oltre la nebbia e per andare oltre le apparenze, con i suoi scritti prova a provocare, provocare per ... illuminare. Giornalista Free Lance, Sommelier, Food and Wine Lover, lettore accanito, poeta e Pierre appassionato, Stefano Mauri vive, lavora, scrive, degusta, beve e mangia un po' dappertutto. E ovunque si prefigge lo scopo di accendere se non una luce, beh almeno un lumino, che niente è come sembra, niente. Oltre a collaborazioni col mondo (il virtuale resta una buona strada, ma non è La Strada) web, Stefano Mauri, juventino postromantico e calciofilo disincantato, collabora con televisioni, radio e giornali più o meno locali. Il suo motto? Guardiamo oltre, che dietro le apparenze si cela il vero mondo.

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