Già, sembra ieri: un anno e dieci giorni fa, Andrea Pirlo faceva il salto dalla panchina della Under 23 alla prima squadra della Juve, senza aver vissuto una sola partita da allenatore, nemmeno nelle giovanili. “Un predestinato”… lo definì l’ex direttore sportivo juventino Fabio Paratici (chissà, fosse rimasto lui al posto dell’ex allievo Cherubini, mah, magari non sarebbe tornato mister Allegri e Donnarumma difenderebbe la porta juventina ora), che aveva appena scaricato Maurizio Sarri, sua seconda scelta tecnica nell’esatte 2019, dopo che il presidente Andrea Agnelli (il Pirlo per così dire subito, fu sua intuizione) aveva bocciato il clamoroso ritorno in bianconero di coach Antonio Conte, primissima scelta del Pratici piacentino.
Ebbene, storia nota: le cose non sono andate come pensava la Juve e tanto meno come sperava Pirlo, che ha pur sempre vinto due trofei e si aspettava la riconferma da parte del presidente Agnelli dopo un’annata complicata. Pirlo per adesso non ha trovata panchina, ma ha conquistato esperienza e pathos e così ha parlato ai media statunitensi recentissimamente:
“Potevo fare di più, ma non cambio la mia idea di calcio – ha detto Pirlo al sito americano The Athletic – preferisco perdere che passare tutta la partita a difendermi nella mia area cercando di segnare in contropiede. Ci sono tanti allenatori giovani che cercano di fare qualcosa di nuovo, di diverso, il calcio va in questa direzione”. Questa, anche se la Juve di Pirlo ha giocato alcune delle sue migliori partite proprio con difesa e contropiede, sembra una frecciata (o una rosicata) contro la restaurazione rappresentata dal ritorno di Allegri, no?
Di certo il passo da predestinato a incompreso è stato breve, anche se Pirlo ci ha messo del suo, con un approccio che a volte è sembrato troppo teorico, per non dire (ripensando a Juventus – Benevento) ehm approssimativo: “Guardiola – prosegue Pirlo – l’ha dimostrato chiaramente: se non controlli la partita, è difficile riuscire a vincerla. La mia concezione di calcio, quindi, rimane, questa: costruzione del gioco dal basso, cercare di mantenere il possesso della palla e riconquistarla il più velocemente possibile. Molto dipende dai giocatori a disposizione”.
Già e quando non si ha la fortuna di allenare i calciatori migliori che si fa signor Andrea Pirlo?
Stefano Mauri