Marco Villa, ex pistard e ciclista su strada, oggi è il commissario tecnico della nazionale italiana di ciclismo su pista maschile. Quando sfrecciava pedalando ha fatto il pieno di vittorie in Italia e nel Mondo, conquistando la medaglia di Bronzo alle Olimpiadi di Sydney nel 2000. Oggi dietro ai recenti successi delle due ruote a pedali azzurre a Toky0 2020 (Medaglia d’Oro inseguimento a squadre e Bronzo nell’Omnium), beh, nelle vesti di selezionatore e tecnico c’è proprio e ancora (è decisamente il caso di dire) Villa, Eccellenza sportiva cremasca, di Montodine (Cremona), da esportazione. E con lui volentieri abbiamo scambiato due parole.
Cosa si prova ad avere disputato, come nel tuo caso, olimpiadi vincenti e da protagonista nelle vesti rispettivamente di atleta e di tecnico?
Sono esperienze ed emozioni diverse. Nel primo caso il destino era nelle mie mani, sapevo quale era il mio stato di forma e mentale. Stavolta invece ho dovuto pensare ai miei ragazzi, a farli arrivare nelle migliori condizioni. E… non è facile preparare un Olimpiade da commissario tecnico poiché intuire la condizione di ogni singolo convocato, ecco, non è propriamente una questione matematica. Vincere è comunque bello poi in tutte le sue sfumature.
Ti aspettavi l’Oro con annesso tempo da record del Mondo e il Bronzo?
Ho sempre detto che a Tokyo saremmo andati, preparati e determinati per provare a vincere. E per novanta centesimi ce l’abbiamo fatta.
Filippo Ganna, tra i protagonisti del quartetto fantastico che ha trionfato sulla Danimarca è pronto per spiccare definitivamente il volo?
Ma Filippo sta già volando, ora deve stare tranquillo e pensare serenamente a raccogliere tutte le possibilità che incontrerà sul suo percorso. Intendiamoci: considerando le sue caratteristiche fisiche, difficilmente vincerà un Giro d’Italia che basa tanto, se non tutto, sulle scalate in montagna. Ma al Giro ha già raccolto vittorie e affermazioni e farà bene pure in futuro. Discorso analogo vale per le gare a cronometro. E se alle ultimi olimpiadi la crono fosse stata tutta pianeggiante, con Filippo Ganna ne avremmo visto delle belle.
Cosa bolle nella tua pentola sportiva?
Torno a lavorare subito al Velodromo di Montichiari, dove mi aspetta un bel lavoro coi giovani. Per quanto mi riguarda è sempre stato così: dopo una vittoria, guardo oltre.
A proposito di Velodromo: a Crema proseguono i lavori per sistemare la storica struttura ubicata nel leggendario quartiere del Pergoletto.
E’ importantissimo riavere l’impianto cremasco al più presto poichè così si creerebbero i presupposti per attirare giovani e giovanissimi ciclisti ad allenarsi e gareggiare in totale sicurezza, lontano dal traffico delle strade.
Hai vinto ovunque e in varie situazioni, ma conservi sempre un sogno nel cassetto?
Spero che l’eco di questa straordinaria Olimpiade serva a far passare finalmente il concetto che strada e pista possono convivere felicemente e serenamente. Ma affinché tale auspicio vada in porto occorre che tutti insieme, comprese le istituzioni, remiamo, credendoci, nella stessa direzione. Cinque anni fa, dopo la bellissima medaglia d’Oro conquistata in Brasile da Elia Viviani, smaltita la sbornia iniziale sono praticamente rimasto da solo a sfidare i mulini a vento in questa battaglia sportiva e culturale. Spero stavolta di arrivare a ben altri risultati. Sono inoltre soddisfatto di avere già ricevuto la disponibilità, da tutti i miei ragazzi, di preparare già da ora, insieme, i prossimi Giochi Olimpici in cartello a Parigi.
Tokyo 2020, disputata nel 2021 causa la pandemia sanitaria, ecco è stato anche uno straordinario segnale di ripartenza pur convivendo col maledetto virus…
Prima di partire per la capitale giapponese eravamo timorosi per le voci che arrivavano da quelle parti. Arrivati in Giappone ci siamo accorti che, con le dovute attenzioni, la situazione era sotto controllo e chi aveva creato allarmismi inutili probabilmente lo aveva fatto diciamo per confusione. C’è fame di normalità e bisogna tornare a vivere senza abbassare la guardia. Tokyo ci ha insegnato questo, soprattutto.
Così parlò il Ct Marco Villa, colui il quale, di fatto ha salvato dall’oblio il ciclismo su pista italico. Ergo … Chapeau!
Stefano Mauri