Ha militato, prima di spiccare il volo con Sampdoria, Juventus e Lazio (solo per citare alcuni club nei quali ha militato) e quindi di intraprendere la carriera di allenatore, nel Pergocrema e nella Cremonese. Il ruolo? Ala destra moderna. E correva in campo Attilio Lombardo, ah … se correva. Da alcuni anni, Lombardo fa parte del qualificato staff tecnico del selezionatore tecnico Roberto Mancini. E col Mancio, suo ex compagno alla Samp e amico, recentissimamente si è laureato campione d’Europa con l’Italia. Recentemente, interpellato dal quotidiano La Repubblica, così ha ricordato la finalissima di Euro 2020, il buon Attilio Lombardo…
“Prima di entrare in campo, nel riscaldamento, sono andato da Mancini e gli ho detto: questo stadio ci ha portato via qualcosa di enorme. Ma lo sai che qui non c’è stato solo quel giorno. Qui abbiamo vinto la Fa Cup e il Community Shield col City. Solo che quella volta avevamo metà stadio per noi e metà dei nostri avversari, stavolta c’erano 60 mila inglesi e sei o settemila italiani. Gli ultimi secondi della finale poi sono stati incredibili.
Qualche istante prima della parata di Donnarumma. Tutti eravamo convinti che Jorginho avrebbe segnato. Quando Pickford ha parato il rigore ho guardato il tabellone ho detto: Se segnano andiamo a oltranza. Ma se Gigio parasse. Vai, che glielo para! E così è stato, anche se lui non se ne era nemmeno accorto. Il segreto della vittoria? Facile: Mancini. La squadra ha un’identità pazzesca e gliel’ha data lui. È stato bravissimo perché ha ricostruito un entusiasmo dopo la mancata qualificazione ai Mondiali: in quel momento ha capito che doveva esserci un cambio totale, gente che non avesse vissuto quel lutto. Ha puntato sui giovani, alcuni all’inizio del ciclo non avevano mai fatto una partita in Europa. E nei momenti chiave ha saputo allentare la tensione: prima della finale, quando nella riunione tecnica ha inserito Spinazzola tra i titolari, si è sciolto il clima teso che si respirava.
Dopo il fischio finale sono stato il primo ad abbracciare Mancini, così gli ho detto semplicemente: Robi, cosa hai fatto, cosa hai fatto Robi!”
Gianluca Vialli invece, qualcosa in più di un capo delegazione, che si è allenato spesso con gli azzurri in campo, prodigo di consigli, esempi e protagonista assoluto, prima dell’atto finale di Italia – Inghilterra con un discorso motivazionale da brividi. Ebbene, dopo il successo, meritato sulla nazionale inglese, Vialli, cremonese Rock di Cremona, con Grumello Cremonese e Pizzighettone nel cuore, è sparito dai radar, non lo si è visto neppure alle celebrazioni ufficiali a Roma coi presidenti Mattarella e Draghi. Dov’era finito l’ex Bomber di Cremo (da anni lotta dignitosamente contro un tumore), Sampdoria, Juventus e Chelsea? Ha scelto di isolarsi a Londra con la sua famiglia per riapparire, nei giorni corsi nella sua Grumello, ove, al Santuario (Madonna della Speranza a Zanengo) locale, si è recato in pellegrinaggio postando tutto su Instagram col seguente commento: “E’ il tempo della gratitudine”.
Ecco non si vince mai per caso: dietro al successo dell’Italia all’Europeo per nazioni ci sono un gruppo unito, campioni, gregari generosi, un allenatore fuoriclasse e persone eccezionali.
Stefano Mauri