Non tutti sanno che da ragazzo Giovanni Tenorio era un giovanotto timido, mammone, con la testa sulle spalle, e che fu una delusione d’amore a fare di lui il donnaiolo che sarebbe passato alla storia della letteratura e della musica. A ferirlo fu una capricciosa fanciulla di Siviglia, di cui don Giovanni, all’epoca poco più che fanciullo, fanciullescamente s’incapricciò.
Comincia così “Le nuove avventure di don Giovanni”, l’ultimo romanzo di Pier Francesco Grasselli, che descrive, fra le altre cose, la genesi del leggendario seduttore di Siviglia.
Trasportato nel ventunesimo secolo per errore dalle Moire, il libertino girerà il mondo e sedurrà donne a tutto spiano… almeno finché non arriverà a Reggio Emilia. E le sue imprese erotiche, in forma di sketch, stavolta sono raccontate in uno stile che ricorda quello del romanzo “Le avventure del barone di Munchausen” e che testimonia la versatilità di un autore che non perde occasione per sorprenderci col suo talento di narratore fuori dagli schemi.
Questo secondo libro di Grasselli, dedicato al famoso rubacuori,come il precedente è arricchito dalle splendide illustrazioni di Silvano Scolari, insegnante alla Scuola Comics di Reggio Emilia. E noi col Pier nazionalpopolare, volentieri siamo tornati a scambiare due parole.
Quindi questa è la tua ventesima fatica letteraria… Complimenti.
Grazie, ma ho ancora parecchia carne al fuoco e tante cose da scrivere. E annuncio che è in arrivo una storia che vi farà impazzire, un’autentica bomba editoriale che, vedrete, saprà sconvolgere tutto e tutti.
Intanto è ritornato il tuo Don Giovanni…
Racconto le sue origini, il suo viaggio a Reggio Emilia dove, il nostro protagonista dovrà fare i conti col provincialismo di cere ragazze e con un gruppo di lesbiche. Il libro, genere umoristico – erotico, riporta un pochino alle atmosfere del grande Magnus(fumettista bolognese) e … al solito l’ho scritto ricorrendo al politicamente scorretto, senza alcuna pietà, ma per leggerlo serve tanta autoironia.
Già ma oggi riusciamo a essere ironici e a ridere di noi stessi.
Mah, non saprei: vedo tutto amplificato all’eccesso, coi tabù moltiplicati e la cultura dell’inibizione che pare prendere il sopravvento. Nelle mie storie, per carità tra fantasia, realtà e con la massima ironia, artisticamente parlando parlo e sparlo di maggioranze, minoranze e orientamenti sessuali, ma non mi prendo troppo sul serio.
Dopo i due libri che ne sarà del tuo Don Giovanni?
Andrà un po’ in vacanza, sto lavorando a altri progetti.
Ma non ti fermi mai?
Chi si ferma è perduto e le riaperture, appena iniziate, invitano a muoversi, no?
Stefano Mauri