Questa è l’incredibile storia di un uomo che, una volta, era stato un cuoco straordinario. Aveva cucinato per Re, Regine e Imperatori, poi, sfortuna volle, perse tutto e finì a dormire in una vecchia stazione abbandonata.
Ed è lì che lo troviamo, sdraiato su un vecchio cartone, coperto di giornali per non sentire il freddo.
Era una notte di Novembre di tanti anni fa quando una pioggia fitta come una cascata lo colse di sorpresa e lo costrinse a saltare in piedi.
“Devo trovare un riparo”, pensò.
Si guardò attorno e vide un vecchio treno abbandonato. Gli corse incontro coprendosi i lunghi capelli grigi con una mano poi, con un certo sforzo, aprì il portellone di ferro e vi si rifugiò dentro.
Richiuse e, rimanendo al buio, si distese in un angolo e ascoltò per qualche secondo i tuoni rincorrersi nella stazione. Poi tornò ad addormentarsi.
Quella notte, mentre l’uomo dormiva, il treno cominciò a muoversi. Prima sbuffò dalla locomotiva e poi corse sui binari squassando l’oscurità.
Quando il cuoco si svegliò, la mattina dopo, il treno si era fermato.
Si tirò su, si stiracchiò e, sbadigliando, aprì di nuovo il portello del vagone.
Ai suoi occhi apparve un mondo diverso. Tutto era colorato, ma non dei soliti colori che conosciamo tutti, ma dipinto con dei pastelli. Si vedevano dei fiori dalle mille sfumature viola e rosse che chiacchieravano serenamente sul tempo.
“Che ne dici Lulù? Non fa più caldo dell’anno scorso?”
“A me non sembra. Fa caldo proprio come l’anno scorso, secondo me.”
C’era una fontana dalla quale zampillava del cioccolato e dei bambini che si rincorrevano lanciandosi stelle luminose.
Una donna, con un lungo vestito azzurro, regalava libri e cantava una canzone che faceva più o meno così:
“Tutti da me, saltate e correte, se il…”
Se il…
Beh, non ricordo bene la canzone, ma tutti saltavano e correvano da lei. Ricevevano un libro e sparivano dietro l’arcobaleno, nel villaggio dei pastelli.
Ma torniamo al nostro eroe che, appunto, decise di scendere dal treno e dirigersi proprio verso l’arcobaleno.
Provò ad appoggiarci un piede sopra e, incredibile, poteva attraversare quel ponte colorato.
Corse fino in cima, poi si lasciò scivolare giù agitando le braccia felice.
Giunto alla fine dell’arcobaleno sbatté contro qualcosa. Si chinò e guardò cosa fosse.
C’era una pentola rovesciata e, tutto attorno, monete e monete d’oro.
Il cuoco, a bocca aperta per lo stupore, cominciò ad infilarsele tutte nelle tasche.
Poi si diresse verso il villaggio ma, prima, incontrò degli ometti imbronciati che camminavano verso di lui.
“Per caso hai trovato una pentola, da queste parti?” chiesero guardandosi attorno.
Lui fece segno di no con la testa e se la diede a gambe.
Trovò una locanda. Il cartello diceva “Il covo dei pirati.”
Entrò e trovò all’interno un sacco di gente. C’era chi beveva, chi mangiava pollo seduto al tavolo. Da una parte c’era un tipo magrolino che suonava il pianoforte e , accanto a lui, un violinista dai capelli dorati.
Il nostro raggiunse il bancone.
“Vorrei qualcosa da bere e da mangiare” disse.
L’oste, un tale grande e grosso con una faccia arrabbiata, gli grugnì addosso.
“Hai i soldi?” ringhiò
Il cuoco tirò fuori una moneta dalla tasca e gliela mise davanti.
“Per la miseria!” fece l’altro. “Questa è una moneta della pentola!”
Tutti si bloccarono. Il pianoforte ed il violino smisero di suonare.
In un attimo il nostro eroe venne circondato.
“Davvero hai trovato il tesoro della pentola?” gli chiesero.
“Dai una moneta anche a me!”
Presero a strattonarlo e lui, spaventato, scappò.
Uscì di corsa dalla locanda mentre tutti lo seguivano. Raggiunse l’arcobaleno e corse su e scivolò giù mentre le le monete volavano fuori dalle sue tasche.
Quando vide in lontananza la locomotiva che sbuffava capì che doveva accelerare. Doveva raggiungere il treno prima che fosse troppo tardi.
Corse a perdifiato e, quando aprì il portellone, si rifugiò dentro il vagone e lo chiuse con uno schianto.
Si addormentò di nuovo e, la mattina dopo quando si svegliò, si ritrovò di nuovo alla sua solita triste stazione.
Non pioveva più, quindi decise di scendere.
Raggiunse il suo cartone bagnato di pioggia, vi si sedette sopra e sospirò mettendosi le mani in tasca.
E lì, nascoste in un buco della vecchia giacca, trovò tre monete d’oro del tesoro.
Beh, che posso aggiungere?
Potrei dire che con quelle tre monete comprò un un nuovo ristorante, che si mise a preparare i piatti più deliziosi del mondo e che, poco tempo dopo, tornò ad essere il cuoco più importante del mondo.
E il suo ristorante “l’arcobaleno” ancora oggi, dopo tanti anni, ospita Re, Regine, Imperatori e Vagabondi.
Scribatto