L’emergenza sanitaria ha portato la Bosch Vhit di Offanengo a cercare sempre nuove soluzioni per garantire la sicurezza di tutti i collaboratori sui luoghi di lavoro. Nella filiale cremasca dell’importante multinazionale tedesca, un team interfunzionale ha utilizzato alcuni risultati della letteratura scientifica riguardo la correlazione tra livelli elevati di CO2 in ambienti chiusi e la probabilità di diffusione del virus. Paolo Canesi e Tommaso Calvelli, collaboratori della realtà protagonista nel settore dell’automotive, raccontano a seguire quali misure hanno adottato in VHIT per elevare ancora di più gli standard di sicurezza.
Che relazione c’è fra CO2 e Covid?
Diversi studi scientifici hanno trovato correlazione tra la concentrazione di CO2 in un ambiente chiuso e la probabilità di contagio da COVID19. Visto che il livello di CO2 nell’ambiente è stabile e l’emissione di CO2 in ambienti chiusi può solo venire dalla respirazione delle persone, la misura della concentrazione di CO2 con sensori low-cost può essere un buon indicatore per misurare non solo la qualità dell’aria nell’ambiente, ma anche in modo indiretto la probabilità di un eventuale contagio da infezione COVID-19. E’ molto difficile misurare la concentrazione di aerosol o peggio ancora del virus nell’aria, ma è relativamente semplice misurare la CO2.
Avete trovato soluzioni funzionali alla misurazione della CO2 in un ambiente?
Abbiamo cercato una soluzione che fosse idonea allo scopo, e ci siamo orientati, come suggerito dagli stessi studi scientifici di cui sopra, verso un sensore low-cost per la misura della CO2 in ambienti chiusi. Sul mercato ce ne sono molti e facilmente acquistabili; i test eseguiti in alcuni ambienti chiusi hanno dato dei risultati interessanti.
Qual è la soglia di PM per cui occorre stare “in guardia”?
Sempre facendo riferimento agli studi di cui sopra, è stato indicato come 1000ppm il valore di soglia da non superare negli uffici; essendo 400ppm il valore minimo residuo di CO2 in atmosfera, abbiamo tarato gli strumenti per avere un preallarme (semaforo giallo) a 700ppm e allarme (semaforo rosso) a 1000ppm. Le istruzioni indicate sono state di aprire le finestre per circa 10min nel caso di preallarme (giallo) e di aprire le finestre e uscire dalla stanza o ufficio in caso di allarme (rosso) fino a che il segnale non rientri.
Quali sono gli ambienti o le situazioni in cui questa soluzione può essere efficace?
Sicuramente ogni ambiente chiuso e di piccole medie dimensioni (ad esempio ufficio, sala riunioni piccola, sala riunioni media) nelle quali non è possibile riservare lo spazio ad una sola persona ma occorre la condivisione degli spazi per molto tempo.
Questa soluzione sostituisce l’obbligo di distanziamento e mascherine?
Assolutamente no! E’ solo un indicatore della qualità dell’aria, ma nessuno né tantomeno noi può garantire la assenza di contagio solo in base alla misura di CO2. Le classiche misure di prevenzione come distanziamento e uso di mascherine restano sempre valide.
Oltre al sensore che rileva la presenza di Co2 in VHIT avete sviluppato altre soluzioni?
Abbiamo anche sviluppato una applicazione web per la prenotazione dei tavoli e del lunch box in mensa, il tutto sfruttando le competenze sviluppate in VHIT per il percorso di digitalizzazione che stiamo seguendo da qualche anno. L’applicazione permette a tutti i dipendenti VHIT di prenotare un tavolo nel locale mensa, che ad oggi ha una capacità ridotta a seguito di alcune restrizioni, ed evita che si formino code per l’attesa del posto libero e ci permette di fare un contact tracing in caso di persona positiva. La mensa è difatti un luogo in cui il rischio di contagio aumenta, dovendo togliere la mascherina: sapere chi ha pranzato nei pressi di una persona positiva permette di individuare facilmente i possibili contatti.
In trincea da più di un anno contro il Covid, garantendo lavoro e sicurezza ai propri collaboratori, il management della Vhit, stabilimento metalmeccanico affiliato alla vasta Galassia Bosch, le sta veramente studiando tutte per appunto arginare il maledetto virus. Particolare non indifferente: l’ingegner Corrado La Forgia, vicepresidente dell’Associazione Industriali (con delega all’Innovazione) della provincia di Cremona e manager, amministratore delegato e direttore industriale del complesso offanenghese, per la cronaca uno dei maggiori esperti (praticanti) di intelligenza artificiale in Italia, è il primo a credere nella ricerca e nell’utilizzo delle nuove tecnologie sul luogo di lavoro. E non fa mai mancare i propri input preziosi a tutti i suoi colleghi.
Stefano Mauri