In occasione della festa della donna un consiglio di lettura piacevole quanto serio.
Fa male al cuore pensare che le anime delle donne maltrattate e uccise dai loro compagni non trovino pace, ma non desterebbe stupore se fosse proprio così.
E’ il messaggio che ci rivolge il racconto di Adelaide Camillo Le anemoni. I fiori dell’abbandono, una metafora fantastica inquietante e al tempo stesso poetica.
La Camillo immagina che alle vittime del “femminicidio” , terribile piaga di cui soffre il nostro paese, con un numero di omicidi che giustifica il termine strage, come nella poesia di Montale sia “ tolto ogni riposo nelle zolle” e “una forza spietata più del vivere” le porti sulle rive di un lago bellissimo e malinconico, dove vivono una sorta di crudele limbo purgatoriale, in attesa di liberarsi dalle scorie tremende, fisiche ma soprattutto morali, di una colpa non loro.
Perché quando un uomo uccide la donna amata questa oltre a patire una violenza fisica estrema ne subisce un’altra spirituale ancora più cruda: viene calpestata la sua umanità e il suo rettamente inteso senso dell’amore tanto da perdere l’ innocenza.
In quel luogo di transito dopo il trapasso, le donne arrivano stremate dai terribili ricordi della loro vita e marchiate nel profondo da un dolore del cuore che stenta ad andarsene.
Le vittime del femminicidio sono paragonate, con incisivo simbolismo, agli anemoni, la “pianta del vento”, fiori leggiadri e colorati che tuttavia basta un soffio di vento più forte per sradicare e spazzare via.
Alcune delle ospiti dolenti di quell’”Ade” luminoso e a un tempo cupo, in cui basta toccare la superficie dell’acqua per rivivere la propria tragedia, sono vere martiri della prevaricazione maschile, ricordate con dolcezza e pena, ma il personaggio principale è una donna senza nome.
Costei, per ora un semplice concetto, attende di prendere forma e corpo.
E’”l’ultima vittima del femminicidio”, quella che col suo sacrificio porrà fine alla strage.
Quando sarà identificabile, i rapporti tra i sessi saranno finalmente tornati ad essere come devono.
La prova gotico-fiabesca di Adelaide Camillo convince per la passione civile che vi traspare e il gusto pittorico delle immagini.
E’ del tutto coerente che si concluda con un omaggio ad una icona dell’indipendenza femminile come Frida Khalo che, come solo le donne sanno e devono fare, era capace di amare con intensità il proprio uomo ma anche, e soprattutto, sé stessa.
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