Il rischio, speriamo di no, per la Lombardia è di ripiombare nel prossimo weekend, in piena zona rossa, con nuove restrizioni pesanti per bar e ristoranti, locali questi già provati da chiusure e semi aperture causa emergenza sanitaria per il maledetto Coronavirus.
Nel frattempo adesso, in piena zona arancione non è che baristi, cuochi e ristoratori se la stiano spassando. Per questo all’orizzonte si annunciano proteste clamorose come aperture nonostante i Dpcm, sciopero fiscale e manifestazioni in tutta Italia. Da Montodine, nella Bassa Cremasca in provincia di Cremona, Manuel Gimari, Oste Dandy d’Italia lancia invece un proposta. Quale? Siamo andati a porre il quesito al titolare dell’Osteria Del Torre montodinese.
Soddisfatto degli aiuti ricevuti sin qui dalle istituzioni?
Lo ripeto dalla scorsa primavera e lo ribadisco: stiamo vivendo un complicato, tragico evento globale, per forza di cose abbiamo sofferto, soffriamo e soffriremo chiusi. I ristori governativi tuttavia, per carità pur non consentendo di salvare una stagione, qualcosina hanno apportato alla causa. E pure la possibilità dell’asporto ha giovato.
Ma posso avanzare a questo punto una proposta?
Prego…
La mia osteria funziona come bar e ristorante, ma i due settori sono diversi tra loro, quindi perché il prossimo Dpcm non tratta diversamente le due tipologie, sulla falsa riga di quanto fatto a novembre per parrucchieri ed estetisti, di esercizi? Con questo non voglio alimentare polemiche, per carità… Semplicemente ho formulato una riflessione partendo dal presupposto che un ristorante o una trattoria, dando per esempio un pasto caldo con questi freddi agli operai a mezzodì, beh in un certo senso svolgono per così dire un’accoglienza, un ristoro sociale che varrebbe la pena consentire, no?
Stefano Mauri