E’ discontinua la Juventus, inespressiva a tratti (proprio come il suo condottiero tattico) griffata mister Andrea Pirlo, sì … altalenante e priva dell’istinto da killer tipico delle grandi Juve della vincente e avvincente storia della Vecchia Signora d’Italia.
Ah … nella non continuità bianconera ci mette, inevitabilmente, lo zampino il debuttante, in panchina, tecnico bresciano con le sue formazioni sempre diverse, i suoi spunti improvvisi (perché osare sempre con Frabotta?) , la sua inesperienza e il suo continuo tergiversare da un atteggiamento tattico all’altro.
Il pareggio col Benevento (team allenato da Pippo Inzaghi, un altro grandissimo ex calciatore che ci ha messo anni prima di ingranare in panca) dopo due contese incoraggianti? Emblematico, la fotografia di una Juventus, col portiere Szczesny migliore in campo, che andando avanti così potrebbe faticare ad arrivare tra le prime quattro.
E non nascondiamoci dietro soltanto all’inesperto Pirlo (ha i numeri, si farà, ma oggi non è pronto), poiché qualcuno l’ha scelto quale erede di Sarri (altro errore tesserare l’ex trainer del Napule) e soprattutto perché a Pirlo è stata affidata una rosa priva di un regista, con un Chiesa (altro talento da forgiare) di troppo, senza un laterale sinistro (ah come servirebbe uno tra Spinazzola ed Emerson Palmieri) propositivo, con Ramsey, Rabiot e McKennie (dei tre se ne dovevano confermare e prendere due) sul groppone e, fondamentalmente, con Cristiano Ronaldo Totem da far giocare in ogni sfida (ma a Benevento non poteva andare almeno in panchina?) e un Dybala da vendere.
Già, detto che per fortuna è arrivato Morata (terza scelta per la cronaca di Paratici), che fine ha fatto il fantasista argentino un tempo soprannominato Paul il caldo? Mai sbocciato del tutto, Dybala a Torino pare aver aver fatto il suo tempo, no?
Stefano Mauri