Cremasca Docg, fotografa professionista specializzata, ma non solo, nel campo del ritratto e della moda, Monica Antonelli è anche l’ideatrice del progetto artistico “Donne di Crema”. E con lei, volentieri abbiamo scambiato quattro chiacchiere …
Particolare non indifferente: Monica è fondamentalmente una fotoscrittrice squarciante, nel senso che ai suoi ritratti fotografici riesce, ove richiesto ad abbinare scritti, squarci letterari che, guardano dentro e descrivono densamente i protagonisti dei suoi scatti … parlanti. In un mondo fluido, le foto di Monica sono dense.
Cos’è per te la fotografia?
E’ comunicare, è sognare, è emozionarsi, è … vivere. Fotografo praticamente da sempre, dopo gli studi al Liceo Artistico sono riuscita, attraverso lo studio, la gavetta e le applicazioni Internet, ecco a trasformare la mia passione in una professione. Una volta avevo lo studio a Crema, la mia città, in centro storico, ora lavoro spesso a Milano e non ho più una base fissa, mi affido al noleggio di spazi in base a dove lavoro.
Cosa fotografi prevalentemente?
Mi occupo in particolare di ritratti fotografici femminili.
E com’è per una donna fotografare donne?
Diciamo che gli uomini dinanzi all’obiettivo sono per così dire un pochino leggeri e non hanno particolari problemi. Con una donna è diverso e complicato perché prima di essere fotografata, la donna va indagata, devo insomma vestire i panni della psicologa: mettere il soggetto a suo agio, spogliarla delle sue barriere, rassicurare le sue insicurezze, aiutarla magari ad accettarsi, mettendo seguitamente inrisalto le varie, affascinanti, meravigliose e complicate sfaccettature che compongono ogni universo femminile. Coi miei scatti, una volta sopraggiunta la sintonia, studio la donna che è dinanzi a me e scopro sempre aspetti che mi arricchiscono.
Parliamo di “Donne di Crema”, la tua campagna fotografica che sta impazzando via social?
Parlando e poi fotografando … racconto le cremasche che accettano, dopo aver preso un caffè insieme e, dopo esserci conosciute, appunto di parlare, o meglio di raccontarsi con me e in seguito di farsi fotografare. Il set fotografico vero e proprio dura al massimo un quarto d’ora, mentre la fase colloquiale è quella che mi porta via più tempo, ma è pure la parte che mi cattura e mi affascina. Scrivo personalmente i testi da allegare alle foto e, qualora emergono particolari intimi dei miei soggetti concordo con loro cosa scrivere. Se l’emergenza sanitaria ci concederà un 2021 tranquillo, il prossimo mese di settembre, i miei ritratti alle “Donne di Crema” diventerà una mostra collettiva e interattiva.
Che Crema in rosa esce dai tuoi fotoritratti?
Sto riscoprendo una città bella, viva, propositiva e fatta da donne generose che desiderose di mettersi in gioco, in discussione fanno rete per collaborare e crescere.
Come scegli i soggetti legati al tuo progetto?
Ricevo sulle mie pagine social (Monimix, Monica Antonelli), sul sito internet (www.monimix.com) e sul blog (blog.monimix.com) le candidature e da lì parte tutto. Ah … per adesso è un sogno, una suggestione su cui lavorare, ma sarebbe bello se “Donne di Crema” diventasse alla fine un libro, una raccolta di storie di donne, per donne il cui ricavato potrebbe andare a un’associazione al femminile.
E’ difficile, da autodidatta quale sei, esercitare la professione di fotografa?
Oggi ci sono tante fotografe, quindi è certamente più facile muoversi, per noi donne in un mondo prima prevalentemente animato e caratterizzato da fotografi uomini.
Stefano Mauri