Accade a Piacenza ma può accadere ovunque: chiama il medico di famiglia per i sintomi influenzali la risposta è: “Si prenda una tachipirina!”. Sembra un fatto normale, anzi banale, ma oggi, con il contesto, i protocolli, le precauzioni, le mascherine, gli stati di emergenza obbligati, risulta una vera mancanza sociale.
“Sono un nuovo mutuato, mi chiamo Xxxx Yyyy, ho quasi trentotto di febbre, un forte mal di testa e un raffreddore che mi fa sentire come se una mano mi stringesse il viso”.
Il dottore risponde: “ Prenda una tachipirina mille ogni sei ore.”
“Non devo fare altro? Come funziona? Passa da casa a visitarmi? ”
“No. Se vuole passare lei ora l’ambulatorio è vuoto.”.
“Non me la sento di guidare né di uscire di casa.”
“Beh io sono qua veda lei se passa ora l’ambulatorio è vuoto. Buongiorno”.
Piacenza, martedì 28 giugno 2020 ore 10 e 15. Sarà questo il famoso triage telefonico? Da una parte ho provato sollievo perché immaginavo quarantene infinite, poi ho pensato “ Ma non dovrebbero passare a fare il famoso Tampone, e tutto quanto ne consegue per escludere o per curare?”
Pare di no, nella realtà provata per voi, non funziona ancora così nonostante la felice intuizione del Dott. Cavanna oncologo e medico di base a Piacenza, che ha fatto parlare di modello Piacenza: “aggredire la malattia dal principio anche senza la conferma del tampone “ “iniziare precocemente le cure” “ aumentare e potenziare il controllo domiciliare “ “.
La mia domanda è: perché i medici di famiglia non visitano più? Mi ricordo ancora che il medico di famiglia arrivava con la sua tipica borsa di pelle, stetoscopio annesso, e casa casa si occupava dei suoi pazienti. Penso da sempre, e ora a maggior ragione, che sia utile avere più medici di base che possano recarsi a domicilio a visitare le persone. O non siamo più persone? O sono talmente tanti i mutuati che i numeri, si siamo numeri, non persone, non lo consentono? O il sistema non sarebbe abbastanza redditizio? O le pastoie burocratiche impegnano gran parte del tempo dei dottori che devono essere più commercialisti che medici? O … e qui potete mettere il vostro O che volete! Viviamo tutti il medico di famiglia come dispensatore di ricette. Molti sono convinti che senza medicine niente si possa curare, e che le malattie e i problemi si risolvano con una pastiglia, come cantava Carosone negli anni sessanta. In questa logica diventa normale che il medico di base non si muova dallo studio per visitare. Gli stessi studi e le sale d’aspetto ora vuote, furono centri di diffusione virale del COVID , ma anche prima erano luoghi chiusi saturi di Droplet carichi di virus e batteri. Ve ne eravate resi conto che entravate con il mal di pancia e uscivate dalle sale d’attesa con la tosse? Va bè che siamo nel 2020 e le diagnosi si possono fare anche a distanza con la moderna tecnologia, ma non penso basti una telefonata vecchio stile, neanche in video chat.
Del resto è comodo lasciare detto in segreteria e passare a prendere la ricetta pronta, ci crediamo tutti dottori e ci curiamo con il fai da te sul web! Un medico condotto di un ridente paesino della bassa, diceva sempre a mio zio quando ricorreva a lui per un consulto: ”Non bastano le analisi ti devo guardare negli occhi.” E lui l’anamnesi gliela aveva fatta alla nascita e sapeva ogni cosa di lui, come e dove viveva dati interessanti per formulare non solo la diagnosi ma prevedere il decorso della malattia.
Oggi siamo al medico automatico, siamo al livellamento alfanumerico del paziente. Poi quando scoppiano le crisi e le pandemie non abbiamo più bisogno di medici ma di eroi perché lavorano in condizioni estreme. Come quando in campagna non si curano i fossi e al primo temporale tutto si allaga. Il contadino da solo non basta più servono i rinforzi. Siamo tutti allertati se abbiamo frequentato un locale pubblico, vogliamo la app che ci dica se nei dintorni c’è un covid positivo, che magari soffre di altre patologie contagiose ma non si sa, e siamo pronti a richiuder tutti in quarantena come nulla fosse ma non riusciamo ad adottare protocolli di visita più umani e più funzionali. Non si era detto che uno dei problemi della diffusione del virus è stata la mancanza di protocolli efficaci della medicina sul territorio? Non si era detto, e qualcuno a Piacenza lo ha anche fatto, che i malati andavano visitati a casa loro proprio per evitare falsi allarmi e diffusioni improvvide? Non si era detto che è importante al di fuori dei tamponi adottare il prima possibile le misure mediche necessarie per evitare nuovi intasamenti ospedalieri?
Cambiamo dunque i protocolli di prevenzione e cura tutti insieme medici e pazienti! Ritorniamo a parlare, visitare le persone, cerchiamo di lavorare non per la burocrazia ma per la cura dei pazienti. Siamo tutti perdenti, anche chi si crede vincitore, complici di queste distonie sociali di cui fingiamo di non accorgerci, ancorati alle nostre pigrizie, alle ragioni personali, alla paura, invasi dalla burocrazia e dalle carte da compilare. Viviamo ognuno il proprio disagio a discapito dell’altro ed ecco che chiamiamo in nostro aiuto i luoghi comuni, i partiti presi, e le frasi (di appartenenza) fatte e tutti chiusi e tranquilli ci mettiamo a sentenziare su chi non la pensa” come si deve”.
Lo accusiamo di fascismo, qualunquismo, complottismo, negazionismo, qualsiasi “ismo” che smonti una diversa ragione senza ragionare. Noi gli esseri social sempre meno sociali stiamo forse diventando le “pecore elettriche” che gli androidi sognavano in Blade Runner? Sapremo almeno belare?
Post Scriptum scritto Dopo: Mentre prendevo informazioni per scrivere l’articolo, sono incappata in un’app che ti permette di ricevere il medico a domicilio. Succederà come per Uber con i taxi? La rivoluzione viene dalle app, basta pagare 130 euro e il dottore compare… Solo per chi può permetterselo!!!