Via Facebook, nei giorni scorsi, il medico di Crema Attilio Galmozzi, in prima linea per cercare di cambiare il modello sanitario lombardo, travolto dal Cornavirus, ha raccontato la seguente storia.
Un racconto un po’ lungo.. ma serve per capire la “strategia” della Regione Lombardia…
Dunque, la nostra protagonista è una signora che chiameremo Maria, sulla settantina che vive nel basso Varesotto. La signora ha avuto qualche mese fa un Tia (attacco ischemico transitorio). Poi arriva il Covid, e come buona cittadina osservante delle regole, si chiude in casa col marito.
Finisce il lockdown e la signora Maria torna ad una vita normale. Un giorno riceve una chiamata dall’ospedale pubblico nel quale è seguita dal neurologo e, il marito, dall’urologo: <Informiamo che a causa dell’emergenza sanitaria, tutte le visite e prestazioni strumentali fissate sono annullate>. Maria chiede alla signora del Cupa (centro unico prenotazioni ambulatoriali) quando sarà ricontattata. E la risposta è: <Dovrà arrangiarsi a riprenotare tutto, chiamando il numero unico XXXXXX>.
Maria esce a prendere il pane e, accidentalmente, cade. Trauma mano e ginocchio. Il dolore nei giorni successivi aumenta e quindi, da brava cittadina, si reca dal medico curante. Viene visitata e la collega, per escludere fratture, prescrive radiografia mano e ginocchio, con priorità breve (entro 10 giorni). All’ospedale pubblico sono garantite solo prestazioni urgenti, quindi è costretta (libertà di scelta – Sic!) a rivolgersi ad un privato convenzionato. Tempo di attesa per Rx 4 giorni. Maria tutto sommato pensa: va beh in fin dei conti in 4 giorni ho fatto Rx. Non nel “mio ospedale” ma comunque ho fatto la lastra. Torna dalla curante: la collega ravvede la necessità di eseguire Risonanza magnetica al ginocchio del ginocchio. Prescrive entro 10 giorni e, nell’ospedale pubblico (libertà di scelta – Sic!) manco per idea. Allora si rivolge al privato convenzionato che, in 4 giorni, esegue quanto prescritto.
Bene. La curante, visti i referti, prescrive visita ortopedica con quesito diagnostico “trauma della mano e del ginocchio con sospetto versamento articolare “.
Maria allora, conscia che la sua libertà di scegliere il pubblico è andata a farsi benedire, interpella un privato. Si reca in segreteria e si sente dire: no, signora Maria, il medico Curante deve prescrivere due impegnative distinte: una per ambulatorio ortopedico della mano, l’altra per ambulatorio del ginocchio.. Sconsolata, Maria torna dalla curante: due impegnative distinte e ritorna dal privato accreditato. Dove fissa appuntamento per visita ortopedica della mano e visita ortopedica del ginocchio..
Totale?
Appuntamenti nel pubblico per i controlli legati all’Ischemia e urologo del marito: annullati, solo emergenze nel pubblico, perché il Covid ha sfanculato ogni libertà di scelta (nel pubblico) e ha impestato ogni struttura pubblica.
Quattro ticket pagati al privato accreditato. È si poichè Maria ha eseguito: RX mano e ginocchio, una risonanza e due visite ortopediche: una per la mano e una per il ginocchio. Che fanno 4 ticket distinti.
Sconsolata Maria chiama l’ospedale del Varesotto dove è seguita lei dal neurologo e il marito dall’urologo: prova a fissare appuntamento per i controlli: <Sì signora Maria… dunque, mi faccia vedere agenda. Sa che siamo in piena emergenza Covid quindi garantiamo le urgenze. Ma comunque il primo posto per l’urologo è a novembre> Per il neurologo? Beh, c’è sempre il privato accreditato, che sfanculando la libertà di scelta, ti vede dopodomani.
Morale della storia (vera!!!!)
– se cadi cerca di ripararti solo con un arto. Se no paghi doppio ticket e doppio ortopedico
– se hai avuto un Tia e tuo marito l’ipertrofia prostatica fai prima a pucciare nel Gange il cervello e il perineo sperando che il fiume sacro ti guarisca. Nell’efficiente Lombardia paghi. E preghi. E scegli…. il privato accreditato
Così postò sulla sua pagina Facebook il dottor Attilio Galmozzi, medico in servizio presso il pronto soccorso dell’ospedale Maggiore di Crema.
Stefano Mauri