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Secondo Maurizio Borghetti le differenze tra Roma e Milano nella diffusione del coronavirus dovrebbero far riflettere sulla pandemia: “Onde evitare cose già vissute, secondo il mio modesto parere è meglio non avventurarsi in previsioni catastrofiche né in giudizi affrettati di colpe prima di aver chiaro bene cosa sia successo.”
Ma prima di prevedere eventuali nuove ondate epidemiche violente da Covid-19 non sarebbe meglio capire tante cose ancora non chiare del modus operandi del coronavirus? Questo in estrema sintesi il succo, tutto da leggere, del medico radiologo Maurizio Borghetti, dottore fuori dal coro e … squarciante
C’è chi prevede nuove ondate epidemiche in autunno. Questo presuppone una buona conoscenza delle dinamiche della epidemia attuale e del virus in questione. Non dovrebbe pertanto essere difficile dare risposte e spiegazioni che invece oggi latitano.
E’ assodato che il virus abbia iniziato a infettare in Italia nelle settimane addietro il fatidico 21 febbraio, operando quindi indisturbato in una popolazione ignara e priva di protezione
Facciamo finta di credere che la Lombardia sia stata colpita perché meno “brava” delle altre regioni. Se così fosse è stravagante che sia stato relativamente risparmiato il centro nevralgico regionale per densità abitativa e interscambio relazionale (di tutti i generi) con i territori limitrofi e più colpiti, cioè Milano.
La nota coppia cinese fu trovata positiva a Roma il 30 gennaio. A memoria, se non altro per i noti aperitivi zingarettiani, la Capitale non fu cosi prontissima alla risposta precauzionale; eppure risulta una delle zone con minore incidenza di contagi, malattia e morti. Nella prima quindicina di aprile, quando ancora temperature e clima tardavano a essere primaverili, c’è stato un generale crollo dei nuovi casi di polmonite e un progressivo rapido azzeramento dei casi medio-gravi; eppure il calo dei tamponi positivi, conseguente al lockdown, risultava di gran lunga più moderato.
A tutt’oggi i dati dicono che il virus è ancora presente; come mai non riesce da almeno un mese a causare malattia medio-grave e i nuovi ‘casi’ riguardano praticamente solo asintomatici rilevati da un aumento del n° di tamponi eseguiti?
Il virus riesce a entrare nelle cellule legandosi a un enzima (Ace2) presente sulla loro superficie ma presente anche libero nel sangue. Le donne e bambini hanno maggior quantità di questa seconda forma e pertanto pare per questo che siano meno soggetti agli attacchi cellulari e alla malattia. Una tale differenza (magari per meccanismi diversi) non potrebbe riguardare anche comunità di persone? Nel mondo la Coronapandemia non ha colpito dappertutto in modo uguale, anzi. Si tratta solo di ceppi di virus diversi e di regioni più o meno brave? Un dato che potrebbe essere interessante, anche a questo riguardo, è la bassissima incidenza di polmoniti rilevata nella popolazione di origine non italiana presente e in buon numero nei nostri territori, esposta nel periodo pre-lockdown tanto quanto tutti gli altri.
Onde evitare cose già vissute, secondo il mio modesto parere è meglio non avventurarsi in previsioni catastrofiche né in giudizi affrettati di colpe prima di aver chiaro bene cosa sia successo.
Un passo alla volta. Pensiamo ora che stiamo ritornando alla vita normale e che le epidemie gravi/pandemie si sono sempre verificate a distanza di anni se non decenni. E speriamo che il tempo sia sufficiente per trovare nel frattempo una terapia antivirale specifica e efficace a tutt’oggi assente. O, provvisoriamente, un vaccino.
Dai Burdèl che ghe la fèm!
Così postò sulla sua pagina Facebook Maurizio Borghetti, DocRock d’Italia.
Stefano Mauri
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