Ritratto di Gigi Simoni, allenatore del secolo della Cremonese, che rimarrà per sempre nella memoria dei tifosi grigiorossi
Allenatore del secolo della Cremonese, nominato nel 2003 in occasione del Centenario di fondazione della Cremo: ecco, il più grande rimpianto calcistico di Gigi Simoni, ex allenatore, ex dirigente ed ex calciatore che, al calcio italiano ha dato tanto, morto lo scorso 22 maggio, è legato proprio al club grigiorosso di Cremona.
Nella sua ultima esperienza calcistica da dirigente proprio sulle rive cremonesi del fiume Po infatti, perentesi iniziata nel 2013 e terminata tre anni fa, Simoni nelle vesti di presidente e direttore tecnico, al patron Arvedi e ai tifosi grigiorossi avrebbe voluto regalare nuovamente la serie A, quella massima serie A conquistata e difesa da allenatore, della Cremonese agli inizi degli anni Novanta, da allenatore, ma purtroppo il sogno non gli è riuscito.
Ma Luigi Simoni detto Gigi, colui il quale, alla faccia del difensivista (i critici lo consideravano tale) nella città dei violini regalò vittorie (compreso il prestigioso Trofeo Anglo Italiano nel 1993), prestazioni coinvolgenti (schierando tre punte talentuose contemporaneamente quali Tentoni, Florjancic e Chiesa) e la permanenza in A del team allora presieduto da Luzzara.
Poi Simoni ha allenato pure l’Inter, l’Internazionale di Ronaldo il Fenomeno e nel 1998, sì … l’anno dell’ormai mitologico Juve – Inter del mancato rigore al Fenomeno, certamente avrebbe meritato lo scudetto, sicuramente non meritava l’esonero arrivano l’anno dopo reduce da un secondo posto e dalla vittoria della Coppa Uefa.
E’ stato tante cose Simoni: dalla vita le ha date e le ha prese, ma soprattutto è stato un grandissimo Calciofilo, un uomo di mondo e una persona perbene. Chapeau!
Particolare non indifferente: Simoni, rimasto nei cuori dei tifosi interisti, se ne è andato in silenzio, in punta di piedi, il giorno del Decennale del Triplete dell’Inter, giorno quindi di ricordo e celebrazioni. E … beh uno scudetto, allorquando allenò il sodalizio all’epoca di Massimo Moratti, il bravo Gigi lo meritava.
Stefano Mauri