All’interrogazione parlamentare sul plasma iperimmune industriale, il ministero della salute non risponde su Kedrion e sul conflitto d’interessi. E afferma che Giuseppe De Donno faccia parte del comitato scientifico della sperimentazione Tsunami. Peccato che il suo nome, nel comunicato ufficiale non ci sia
Da Il Giornale
di Felice Manti e Edoardo Montolli
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L’affaire plasma si fa più interessante. Nei giorni scorsi Il Giornale ha denunciato lo scandalo del plasma iperimmune industriale che sarà prodotto dalla Kedrion, azienda di famiglia del capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci grazie a una sperimentazione partita da Aifa e Istituto superiore di Sanità con l’ok del governo. Un conflitto d’interessi mostruoso per un business che si annuncia miliardario se arrivasse la conferma che il plasma guarisce dal Covid-19.
L’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE
La sperimentazione è stata portata avanti per primo dal San Matteo di Pavia (su 48 pazienti) e dal dottor Giuseppe De Donno a Mantova. Eppure lo pneumologo è stato fatto fuori dal trial, assegnato all’ospedale di Pisa (che di pazienti ne ha curati due), a cui hanno già aderito diverse Regioni. Non il Lazio di Nicola Zingaretti, che si è chiamato fuori. Ieri il deputato della Lega Andrea Dara ha presentato un’interrogazione al ministro della Salute Roberto Speranza. «Quando ho letto la risposta – dice Dara al Giornale – ho dubitato della capacità di comprensione di chi ha ricevuto l’interrogazione». Di Marcucci e della Kedrion non si parla (GUARDA). «Non una parola sugli evidenti conflitti di interessi. È costume del governo – sottolinea il leghista – agire nel buio ma non ci fermeremo». Nella risposta ci sono diverse cose che non tornano. Si dà atto che «originariamente» come capofila era prevista solo Pisa, senza dire che il San Matteo di Pavia è stato aggiunto dopo. Il ministero non spiega perché l’Iss, nella sua scelta, non ha tenuto conto della sperimentazione di Mantova e Pavia e dice che De Donno è nel comitato scientifico. Peccato che nel comunicato pubblicato sul sito dell’Aifa il nome di De Donno non ci sia (GUARDA).
L’EFFICACIA
Inoltre si sostiene che lo studio Tsunami è «l’unico randomizzato in grado di valutare la sicurezza e l’efficacia della terapia». Ma se questa sicurezza ed efficacia non sono ancora certe (tanto che l’Iss non ha tenuto minimamente il conto l’esperienza di Mantova) per quale ragione si è dato il via libera alla produzione di plasma industriale imperimmune alla Kedrion? Per quale ragione le prime consegne sono previste ad ottobre? Anche l’Avis, chiamata in causa da De Donno nell’intervista al Giornale di ieri, ci tiene a precisare di non aver mai parlato di pericolosità del plasma, la cui terapia in Italia ha elevatissimi standard di qualità e sicurezza. Resta un dubbio. Nella sua audizione al Senato, l’ad Kedrion Paolo Marcucci ha detto che il plasma iperimmune industriale, se congelato, può durare fino a 4 anni. Ma se il virus mutasse? Il plasma industriale congelato sarebbe utile? Lo abbiamo chiesto a De Donno: «In realtà una risposta precisa non c’è. È ovvio però che se il virus muta, fra quattro anni il plasma sarà vecchio. Un po’ come il vaccino dell’influenza che deve cambiare ogni anno».
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