Quanti morti in meno ci sarebbero state senza le indicazioni errate dei virologi sull’uso della mascherina? E quanti problemi sono stati causati dalla guida errata dell’Iss su come fare i tamponi (con possibili danni al cervello)?
Dicevano: che parli la scienza. Che siano gli esperti, i virologi, a dirci cosa dobbiamo fare contro il coronavirus. E così hanno riempito e riempiono tuttora gli schermi televisivi con i loro pareri, talvolta pure a pagamento (GUARDA). Ma forse sarebbe stato meglio non invitarli. Perché purtroppo, certamente, milioni di italiani hanno seguito le loro indicazioni.
Su questo piccolo sito vi avevamo messo subito in guardia, a partire dal 22 febbraio, il giorno dopo Codogno, sostenendo quanto fossero indispensabili le mascherine di protezione (GUARDA). In questo ci veniva in aiuto il primo report cinese sulle misure di contenimento a Wuhan, datato 24 febbraio, che le riteneva indispensabili (GUARDA).
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GLI ERRORI E LO STUDIO
Ma per tre mesi i virologi ci ripetevano in tv che servivano solo se si era ammalati. E a loro faceva eco il governo (anche se a Palazzo Chigi avevano fatto subito scorta…): “Servono solo se si è ammalati”. La contraddizione più ovvia che abbiamo sempre evidenziato qui sopra era che uno non poteva sapere se era ammalato, dato che i tamponi, peraltro, li facevano e li fanno solo ai sintomatici, e manco a tutti.
Ora le mascherine sono state rese obbligatorie per tutti nei luoghi pubblici aperti al pubblico e in alcune regioni sempre. Quanti morti ci saremmo risparmiati senza le indicazioni errate date dai virologi in tv e ripetute all’infinito dall’esecutivo?
Uno studio dell’Università di Hong Kong su 52 criceti e condotto dal professor Yuen Kwok-yung ha infatti documentato come l’uso della mascherina riduca di oltre il 50% i contagi. E il sito Dagospia si è divertito a mettere in luce le dichiarazioni di vari virologi italiani che tra febbraio, marzo e buona parte di aprile insistevano nel dire quanto fossero inutili in persone sane. – GUARDA
E adesso sono tantissimi gli scienziati che hanno aderito alla campagna #Masks4All, ovvero mascherine per tutti. Un po’ tardiva come decisione. A pensarci bene torna in mente la vicenda del plasma iperimmune sperimentato con successo a Mantova dallo pneumologo Giuseppe De Donno: prima tutti a dire che era costoso, non sicuro e perfino pericoloso. Cose del tutto false. Poi tutti pronti ad una sperimentazione nazionale lontano da Mantova e con l’ipotesi addirittura di una produzione industriale. – GUARDA
I TAMPONI CHE PROVOCANO DANNI AL CERVELLO
Non basta. A quanto riporta La Stampa, l’Istituto Superiore di Sanità, ha diffuso una guida sbagliata su come eseguire i tamponi, corretto dopo dieci giorni, ma che appare tuttora sul sito epicentro (GUARDA). Tale guida potrebbe costituire la causa di svariati falsi negativi, così come denunciato dal Presidente del Sis 118, Mario Balzanelli. Scrive il quotidiano:
E che i falsi negativi siano più di quanto si immagini lo rivela uno studio della prestigiosa Johns Hopkins School of Public Health, che tra i tamponi eseguiti al quinto giorno dall’infezione ha scoperto ben il 38% di falsi negativi, percentuale che scende al 20% all’ ottavo giorno, che è quello consigliato dagli autori dello studio per eseguire il test. Tutto il contrario di quello che raccomanda uno degli indicatori del monitoraggio epidemiologico a cura di Iss e Ministero della salute,che invece punta a un’ esecuzione entro tre giorni.
Non solo:
Ma il problema non è solo quando ma anche come si fanno. A svelare il giallo dell’ errato rapporto dell’ Iss, numero 11 del 7 aprile è il Professor Gaetano Libra, otorino laringoiatra con una lunga carriera alle spalle presso l’ Ospedale Maggiore di Bologna. «In quel testo -spiega- si indica una posizione verticale obliqua del tampone, anziché orizzontale rivolta in direzione del canale uditivo, come dovrebbe essere. Con il rischio che, eseguito in questo modo, il tampone non raggiunge la zona dove si raccolgono muco e secrezioni nei quali va ricercato il virus. Inoltre in questo modo c’è il serio rischio di lesioni al cervello e al bulbo olftattivo». Gli esperti dell’ Iss in effetti se ne accorgono e il 17 aprile pubblicano con lo stesso numero e la sigla Rev il rapporto con le istruzioni corrette. Ma non cancellano il primo, che quando si vanno a ricercare nel web le istruzioni sul test diagnostico compare puntualmente sullo schermo, dove è invece difficile trovare il documento corretto. «Un problema di non esatta esecuzione dei tamponi esiste, anche perché per molti operatori travolti dall’ emergenza eseguirli è stata una novità e la confusione sulle linee guida non aiuta di certo», ammette Gianpiero D’ Offizi, primario infettivologo dello Spallanzani di Roma. Anche Pregliasco parla di difficoltà nella corretta esecuzione dei tamponi. «A volte vengono eseguiti in modo troppo delicato per paura di far male, ma il problema maggiore sono i falsi negativi che risultano tali perché la carica virale è bassa e non viene rilevata dal test». Un aiuto arriva però da quelli sierologici, che servono a rilevare gli anticorpi, ma che in Lombardia, Toscana, Veneto e Lazio dove è iniziata la campagna di screening hanno permesso di scoprire sul totale della popolazione a rischio sottoposta a controllo un 25-30% di asintomatici, che rappresentano le vere mine biologiche vaganti della fase 2.
Manuel Montero
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