A Un giorno in Pretura il delitto dell’insegnante di Castellamonte Gloria Rosboch, scomparsa nel nulla nel gennaio 2016 e ritrovata morta un mese dopo. Il giallo e la condanna del suo ex studente Gabriele Defilippi. Ecco la sua vera storia
Domenica 10 maggio, in prima serata, a Un giorno in Pretura, il programma condotto da Roberta Petrelluzzi, rivive il processo a Gabriele Defilippi per l’omicidio della professoressa di Castellamonte, scomparsa nel nel nulla nel gennaio 2016 e uccisa dal suo ex studente Gabriele Defilippi. Un giallo che ha tenuto col fiato sospeso l’Italia.
LA STORIA
Giovane, bello, spregiudicato, ambiguo: il ritratto che emerge dal delitto di Castellamonte, nel canavese, è quello di un ragazzo di appena 22 anni capace di calamitare il peggio della società contemporanea attraverso il suo aspetto fisico e il suo modo di fare. Se ne scrive così quando Gabriele Defilippi finisce dentro con l’accusa di aver ucciso la sua ex professoressa, Gloria Rosboch, 49 anni, donna abitudinaria, affascinata dall’allievo che le si era ripresentato, a distanza di tanto tempo, come una specie di principe azzurro. Uno che sulle chat le scriveva, per spillarle tutti i risparmi, così: “Tesoro, io non ti voglio vedere combattuta per i pensieri che possono farsi i tuoi genitori, sono comunque anziani e noi stiamo parlando della tua vita e della nostra, senza escludere nessuno o senza fare male a nessuno. Non farti affliggere inutilmente, non ti lascio sola. Stasera vengo un po’ prima così stiamo di più insieme. Bacio. G”. L’aveva convinta a consegnargli 187mila euro con la promessa di un investimento ad Antibes, in Costa Azzurra, dove andare a vivere tutti e due. Poi, preso il denaro, era sparito. Lei lo aveva denunciato per truffa. E il 13 gennaio era scomparsa. Appelli, ricerche, misteri: dove poteva essere finita la prof, che aveva detto a casa di dover andare ad un’inesistente riunione scolastica, lasciando sul tavolo documenti e soldi? L’hanno ritrovata morta in una cisterna d’acqua in un bosco. Strangolata. A ucciderla sempre lui, Gabriele, che pur di non aver noie per le accuse di truffa, ha pensato bene di liberarsene così. Ma non da solo. Sull’auto in cui la donna è stata assassinata c’era un altro amante di Gabriele, stavolta un uomo e sempre molto più grande di lui: Roberto Obert, 56 anni, una vita in fuga dal suo paese per nascondere la propria omosessualità. È sua l’auto inquadrata dalle telecamere vicino a casa Rosboch il giorno della scomparsa. Viene indagata anche la mamma di Gabriele, l’infermiera Caterina Abbatista.
I MILLE VOLTI DI GABRIELE
Ma chi è davvero questo ragazzo? Secondo il suo avvocato potrebbe non saperlo nemmeno lui, tanto da aver chiesto la perizia psichiatrica. Di certo si sa che aveva decini di profili social: una volta si presentava come broker, un’altra come artista, un’altra ancora come donna, ossia Gabriella. Alias Gabo Anderson, alias Gabrielto Gabriel, alias Gabriel Alexander Accardi. E ancora Piero Tullio de Mauro, Robert Shura, C.B., Ph.Ml., Gabriele Accardi, Gabriel Anderson, Gabriele Anderson Kennedy. Mille volti e mille definizioni. In uno di questi diari online scriveva, parlando di sé in terza persona: “Gabriele è un essere fuori schema, fuori ruolo, fuori controllo, fuori da tutto… Ero il tipico ragazzino che ha sempre detestato essere “uno dei tanti” e ho sempre cercato di diversificarmi il più possibile da ogni frontiera di conformismo”. Ma sembra che non tutto, prima della truffa e del delitto, fosse solo un gioco. Aveva certamente avuto altre relazioni con donne più grandi, tra cui, nel 2013, un’altra insegnante, una maestra diventata celebre a Sanremo per insegnare nella scuola più piccola del Paese: appena due alunni. La relazione durò sei mesi: pare finì, riportano le cronache, quando Gabriele si accorse che lei non era ricca quanto pensava. Ma non prima di essersi fatto donare un’auto e 3mila euro. Perché sostanzialmente le indagini puntano a cercare di capire quanta gente Gabriele avesse adescato con l’unico scopo di spillare denaro: persone più grandi, persone che sperava fossero ricche. Dall’analisi delle sue chat, emerge anche altro: un numero imprecisato di donne, single e sposate, che Gabriele avrebbe adescato per poi ricattarle minacciando di pubblicare le foto dei loro rapporti sessuali in Rete: “O mi paghi, o pubblico le tue foto hard”.
COME NEL CASO BEBAWI
Gabriele e Roberto Obert si accusano a vicenda. Dice Gabriele: “È stato Roberto ad ucciderla, io non volevo. Sono succube della sua persona. Lo conosco da quando avevo 16 anni”. Roberto dice invece che è stato il ragazzo a ucciderla. Testimoni non ce ne sono: si sa solo che Gloria è morta quando era in macchina con entrambi. Un atteggiamento che ricorda quanto accadde nel 1964, quando fu ritrovato il cadavere di Farouk Chourbagi, ucciso a coltellate e sfregiato col vetriolo. Due giorni dopo vennero arrestati Claire Ghobrial e Yussef Bebawi, che ammisero che la vittima aveva una relazione con Claire. Ognuno accusava però l’altro del delitto: finì con l’assoluzione per insufficienza di prove in primo grado. E quando in appello arrivò la condanna, loro erano già lontani e nessuno li prese più.
I PROCESSI
Ma qui finisce diversamente. Il caso si conclude a metà dicembre 2019, quando la Cassazione commina 30 anni di reclusione a Gabriele e 18 anni e 9 mesi a Roberto. Dice il pg Pina Casella: «Quello di Rosboch è stato un omicidio barbaro, tremendo, un delitto lucido ed efferato compiuto con un’azione studiata nei minimi dettagli». La mamma di Gabriele, Caterina Abbatista, è stata invece assolta dall’accusa di concorso nell’omicidio, sia in primo grado che in appello, lo scorso febbraio.
Con l’emergenza coronavirus, Gabriele è uscito dal carcere di Torino dopo essere risultato positivo al morbo e mandato in detenzione domiciliare a scontare la quarantena.
Manuel Montero
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